Home Maurizio Compagnoni a Blogo: “Vorrei commentare l’Italia, è un mio obiettivo”

Maurizio Compagnoni a Blogo: “Vorrei commentare l’Italia, è un mio obiettivo”

Il telecronista di Sky Sport Maurizio Compagnoni a Blogo: “Commentare l’Italia è un mio obiettivo. Il mio ‘rete’ tornerà con la Champions, in campionato faceva arrabbiare i tifosi che prendevano gol. Gli episodi da Var mi esaltano”

pubblicato 30 Luglio 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 23:00

Mi piacerebbe molto commentare l’Italia, lo considero un mio obiettivo professionale”. Maurizio Compagnoni non si nasconde e racconta a TvBlog sua estate passata a guardare i Mondiali – senza gli azzurri – in poltrona.

Classe 1963 e da oltre un quarto di secolo voce di punta della pay tv (prima a Telepiù e dal 2003 a Sky Sport), il telecronista di San Benedetto del Tronto si prepara ad una nuova stagione, che lo rivedrà protagonista anche in Champions League, con i diritti tornati dalle parti di Rogoredo.

Sarà l’occasione per tornare ad ascoltare il suo marchio di fabbrica, quel ‘rete’ urlato e ripetuto dopo ogni gol, finito da un po’ di tempo in soffitta. “Lo dico, lo dico – sorride – ho solamente deciso di non urlarlo più in campionato perché era una cosa che esaltava il tifoso della squadra che aveva segnato, ma faceva molto arrabbiare il tifoso che aveva subito il gol. La maggior parte delle persone capiva, ma mi sono messo nei panni del tifoso che prendeva il gol, poteva essere fastidioso. Allora mi sono detto che nelle gare di campionato forse era il caso di cambiare qualcosina”.

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Non ne hai risentito?

“No. Credo che, per quanto mi riguarda, il modo di fare la telecronaca è in costante evoluzione sul fronte del linguaggio. Ho deciso dunque di fare qualche modifica. Ho compensato quella mancanza aumentando il ritmo e la carica emotiva. Forse sotto certi aspetti il commento è più partecipato, seppur meno dirompente nella fase finale. Però secondo me c’è una compensazione. Col ritorno della Champions lo riproporrò, in Europa ci si può permettere qualche tono in più”.

Delle quattro italiane in Champions, c’è una squadra che ti piacerebbe seguire in maniera particolare?

“Ovviamente c’è grande curiosità di vedere come se la caverà la Juventus con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, ma mi intrigano molto anche Napoli, Roma e Inter. Ci presentiamo con quattro squadre attrezzate che possono andare lontano. Non dico che arriveremo in semifinale con tre italiane su quattro, come successe nel 2003, ma sono ottimista. Certo, dipenderà dai sorteggi e dai gironi, sappiamo bene che basta un episodio a cambiare l’esito di una partita o di una qualificazione”.

Tornando ai recenti Mondiali, c’è una partita che avresti commentato con piacere?

“Giappone-Belgio sarebbe stata molto divertente da raccontare, o anche Brasile-Belgio per come si è sviluppata. Per non parlare di tutti quegli episodi complicati da Var che personalmente mi esaltano. Penso di avere un’ottima conoscenza grazie pure alla mia amicizia con i migliori arbitri a cui ho chiesto informazioni. Anche gli episodi più controversi non mi mettono in difficoltà, mi intriga gestirli dal punto di vista lavorativo”.

Quindi il tuo rapporto con la Var è positivo.

“Ci ha aiutato molto, ha ridimensionato il livello delle polemiche”.

Il telecronista non teme di essere smentito, un po’ come accade agli arbitri?

“I replay li abbiamo sempre avuti e prima di rivedere le immagini non mi sono mai sbilanciato. L’esperienza mi ha insegnato che puoi avere una sensazione in diretta e che il replay la smentisca subito dopo. E’ consigliabile non sbilanciarsi, a prescindere dalla Var”.

I social hanno cambiato il tuo approccio al racconto delle partite?

“Durante le cronache non li guardo mai, assolutamente. A gara terminata do uno sguardo, vado ad annusare gli umori. Le critiche fuori luogo le individui subito, ma magari può esserci un’osservazione che può portarti a riflettere e a correggere qualcosa la volta successiva”.

Come ti prepari agli appuntamenti?

“Faccio ricerche sui giocatori, al giorno d’oggi è facilissimo, mentre ai tempi di Telepiù mi facevo un mazzo enorme. Andavo a consultare gli archivi cartacei, un faldone con tutti i ritagli di giornale. Ti sporcavi le mani di inchiostro, passavi mezz’ora in bagno a lavarti e nove volte su dieci il materiale raccolto non lo utilizzavi. Adesso è semplice, vai in rete, clicchi il nome o la situazione che ti interessa ed è fatta. Se prima il lavoro richiedeva dodici ore, ora in un’ora e mezza te la cavi”.

Come gestisci il rapporto con una collega (la giornalista Vanessa Leonardi, ndr) che è anche compagna di vita?

“E’ spontaneo, non ci siamo dati regole. Addirittura c’è gente che non sa nemmeno che siamo sposati. Sì, quando le prime volte andavo ospite al tg di Sky Sport 24 avevo un po’ di imbarazzo, mi pareva surreale. Ma è durato due, tre ospitate. Poi siamo andati in automatico”.

Sky Sport 24