Home Notizie Paolo Bargiggia contro il comunicato di Sportmediaset.it: “Sono incazzato. Tutelerò la mia immagine nelle sedi competenti”

Paolo Bargiggia contro il comunicato di Sportmediaset.it: “Sono incazzato. Tutelerò la mia immagine nelle sedi competenti”

“Ne approfitto invece per ringraziare il mio direttore, Alberto Brandi, che pur sollecitato non ha voluto aderire a questa follia”, aggiunge il giornalista a La Verità.

pubblicato 19 Luglio 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 23:12

Paolo Bargiggia, il giornalista sportivo in forza a Mediaset dal 1994, non ci sta a passare per razzista. Dopo aver scritto un tweet sulla Francia durante i Mondiali di calcio (“Una nazionale completamente autoctona, un popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista: la #Croazia, contro un melting pop di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria é piuttosto relativo: la #Francia. #iostoconlacroazia”, lo scritto), è scoppiato il finimondo. E addirittura due testate di Mediaset si sono dissociate con una nota congiunta:

“Tgcom24.it e Sportmediaset.it si dissociano fermamente dalle affermazioni dal tenore e dal contenuto razzista pubblicate da Paolo Bargiggia sul suo account personale di Twitter, in particolare quelle legate alla finale mondiale tra Francia e Croazia”.

Ora, tramite il quotidiano La Verità, il giornalista dice tutta la sua, di verità. E annuncia querele:

“Purtroppo per i signori del comunicato, segnalo che in Italia non esiste il reato di opinione, che la parola razza è contemplata dalla Costituzione e che il mio tweet non aveva contenuti razzisti. Mi riservo di tutelare la mia immagine nelle competenti sedi […] Sto raccogliendo del materiale, col mio legale vedremo se ci sono gli estremi […] Sono incazzato per quel comunicato. Tengo a precisare che ai più risulta come se tutta l’azienda avesse fatto una nota per dissociarsi. Invece si tratta del sito Sportmediaset.it e di Tgcom24.it. Due aree informative che vanno sotto la direzione di tale Pucci (Andrea, direttore di NewsMediaset, ndr) ma la cui delega è stata data a Paolo Liguori. Mi fermo qui. Ne approfitto invece per ringraziare il mio direttore, Alberto Brandi, che pur sollecitato non ha voluto aderire a questa follia. Accusare una persona, un collega, di razzismo, oggi è peggio che dargli del pedofilo e del terrorista”.

Quindi spiega il suo tweet, probabilmente mal interpretato:

“Ho scritto che la francia è un Paese multietnico, multireligioso e multirazziale. Era una contrapposizione tra una nazione piccola, identitaria, uscita da una guerra, e una che è quasi un impero. Oggi c’è una dittatura del pensiero unico, a livello informativo, televisivo, di talk. C’è un unico modo di pensare: se non ti omologhi al pensiero dominante, quello del globalismo e del mondialismo, finisci sulla graticola”.