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Gazebo, il ministro Alfano denuncia Zoro e autori per diffamazione

Alfano parla di “scempio” e di “la tenace volontà di creare un danno alla persona e all’area politica che rappresenta”

pubblicato 20 Maggio 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 09:41

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha annunciato querela contro Gazebo, il programma satirico di Rai3 che venerdì 19 maggio 2017 ha chiuso la stagione con una puntata speciale in prima serata (con black-out). L’annuncio in una nota dell’ufficio stampa di Alternativa Popolare, il partito del ministro che in più occasioni è stato preso di mira dal programma condotto da Zoro:

Ieri (si riferisce, appunto, allo speciale di venerdì 19 maggio, Ndr), con i soldi degli italiani, due milioni e mezzo di euro per il 2017!!!, si è consumata la consueta diffamazione. Quel che è più grave è che essa è stata perpetrata da parte del servizio pubblico. Il presidente di Alternativa Popolare, Angelino Alfano, annuncia, dunque, di avere dato mandato ai propri legali per denunciare autori e conduttori di Gazebo in sede civile e in sede penale. Alla denuncia, Alfano allegherà i riferimenti diffamatori a lui rivolti durante gli ultimi tre anni di puntate televisive di Gazebo, per dimostrare ciò che sarà facile dimostrare: non si è trattato di un singolo atto diffamatorio, che sarebbe stato comunque grave, ma di una intera campagna diffamatoria durata anni a spese del contribuente e con una pervicacia diffamatoria che rende plateale il dolo, l’intenzionalità, la tenace volontà di creare un danno alla persona e all’area politica che rappresenta.
Il punto è reso ancor più grave dall’enorme sproporzione che vi è, all’interno del servizio pubblico, tra lo spazio dedicato alla diffamazione da questa trasmissione e lo spazio dedicato alla informazione, in altre trasmissioni Rai, sulla medesima area politica e sulla stessa persona che la rappresenta.
Infine, è stata la stessa Rai 3, pochi giorni fa, a sottolineare che tale trasmissione è un mix tra informazione e satira, con questa frase contenuta nella nota che era stata diffusa e che riportiamo qui fedelmente: “… programma caratterizzato dal mix di satira e informazione che ne definiscono l’identità…”. Quindi, se è già stato ampiamente superato il confine della satira traducendosi in diffamazione, a maggior ragione tutto ciò nulla ha avuto a che fare con l’informazione. Ultima considerazione amara: questa diffamazione non può che essersi svolta con la azione o la dolosa e persistente omissione di una intera catena di comando che, dalla rete sino ai vertici massimi, ha consentito questi abusi. Anche costoro, nei limiti del legalmente consentito, saranno, da Alfano, chiamati a rispondere sia nel giudizio civile che nel giudizio penale. Alfano fa infine presente di essere giunto a questa amara determinazione dopo tre anni di paziente sopportazione di questo scempio che ha fatto il servizio pubblico, nella speranza che vi fosse un operoso ravvedimento nella diffamazione.

Soltanto pochi giorni fa Alternativa Popolare aveva negato l’accredito a Gazebo per partecipare alla conferenza stampa sulla legge elettorale convocata nella sede del partito di Alfano.