Home Carmen Lasorella vince la causa contro la Rai: “Condannati a resistiurmi un ruolo e risarcirmi per l’emarginazione subita”

Carmen Lasorella vince la causa contro la Rai: “Condannati a resistiurmi un ruolo e risarcirmi per l’emarginazione subita”

L’ex giornalista del Tg 2 dovrà essere reintegrata e risarcita dalla Rai.

pubblicato 5 Marzo 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 12:35

La conduttrice ed ex volto storico del Tg 2, Carmen Lasorella, è fra i “pagati senza lavorare” da mamma Rai: 205 mila euro annui percepiti per non fare nulla (o quasi). La giornalista aveva portato l’azienda di servizio pubblico in tribunale ed il 2 marzo il giudice le ha dato ragione. “Un giudice mi ha restituito fiducia e finalmente serenità. C’è una sentenza che addebita alla Rai la mia dequalificazione professionale e la condanna a restituirmi un ruolo consono al mio profilo professionale, nonché a risarcirmi dei danni per l’emarginazione subita”, ha dichiarato alla giornalista Chiara Maffioletti sulle pagine del Corriere della Sera.

“Sono stata costretta a difendermi. Ho tentato in ogni modo di trovare una soluzione condivisa, ma passava il tempo e continuavo a rimanere senza alcun incarico. Si può andare ogni giorno al lavoro per non lavorare? Di questi tempi è difficile ottenerlo, un lavoro, è difficile conservarlo, ma se ce l’hai diventa perfino difficile esercitarlo. Ho dedicato 30 anni alla mia azienda. Forse troppi? Dovevo essere rottamata? Mi sembra che non abbia portato bene questa filosofia al Paese. Si butta via quello che non serve più, non l’esperienza, il sapere, la passione, la giovinezza delle nuove sfide”.

Nel 2013 è stata nominata presidente presidente di RaiNet, poi quel settore web è stato chiuso, Lasorella è stata spostata in un’area tecnica (“Ero l’unica giornalista tra gli ingegneri”) e quindi demansionata: “Ho sempre cercato di svolgere il mio lavoro vivendolo come un impegno e non per occupare una poltrona: sono sempre stata una giornalista che prende una valigia e parte, dicendo quello che pensa. Sicuramente, poco adatta a dirigere un Tg in Rai: ci sono logiche in cui non sono mai rientrata… ma avrei potuto continuare a fare il mio lavoro, per esempio, con un programma, impegnandomi in un progetto, tornando di nuovo all’estero in una sede che fosse un prezioso osservatorio di politica internazionale, no? Nella mia carriera ho realizzato corrispondenze da almeno una sessantina di paesi, condotto talk in prima e seconda serata, diretto redazioni, c’è stata sempre tanta passione e creatività… Sei costretta allora a porti delle domande. Mi chiedevo: ma che ho fatto? Ho rubato? Ho commesso degli errori? Rubato no, ma errori probabilmente si, almeno considerando che sono scarsa nelle ‘feconde interlocuzioni’ come mi è stato scritto in una mail da un direttore del personale. La qualità del lavoro in Italia non basta”.

Adesso la giornalista si auspica “solo di poter essere impiegata utilmente. Non avrei mai pensato che avrei dovuto seguire la strada giudiziaria, per ottenere un titolo che mi ridesse un impiego. Ne sono contenta, ma anche amareggiata […] Ho ricevuto una convocazione da parte dell’ufficio del personale per la settimana prossima. Vedremo cosa mi proporranno: confido che si vada oltre le parole. Altrimenti… ‘il tempo è l’unica è l’unica cosa di valore, che l’uomo può spendere’, diceva Teofrasto. Oggi più che mai, per me è prezioso. Non ne voglio perdere altro”.

Rai 1