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Il talent show è (anche) pericoloso ma vale la pena

La notizia la conoscete tutti, grazie anche a Tv Blog. Nel talent show inglese, Susan Boyle, la “ragana” -come dicono a Roma- dalla voce d’angelo, ha avuto un crollo emotivo ed è stata ricoverata in clinica. Con i suoi annetti, che non sono poi tanti, 48 mi pare, ricorda al pubblico e alla critica un

2 Giugno 2009 10:38

La notizia la conoscete tutti, grazie anche a Tv Blog. Nel talent show inglese, Susan Boyle, la “ragana” -come dicono a Roma- dalla voce d’angelo, ha avuto un crollo emotivo ed è stata ricoverata in clinica. Con i suoi annetti, che non sono poi tanti, 48 mi pare, ricorda al pubblico e alla critica un fatto importante. Questo: che gli artisti in marcia col talent verso il successo sono uomini e donne che hanno cuore e pure un bel fascio di nervi.

Ancora sotto l’effetto del canto della deb tardona Susan- in “I Dreamed a Dream”, avvincente- vorrei schierarmi dalla sua parte e dire che il suo secondo posto nello show non solo è meritato (peraltro frutta bene sul mercato non solo della stima) ma apre gli occhi. La vincitrice morale della gara è e sarà comunque lei. Mi schiero perchè il suo infortunio, che passerà presto, riporta al rimbalzare di polemiche e ripicche sui vecchi in tv.

In Italia, la questione si fa sempre più penosa. Mike e Pippo vanno ripetendo per ogni dove che non vogliono andare in archivio (e chi ce li manda?) e lacrimano o si incazzano per restare nel cono di luce. Mike fa l’americano, nel senso che resta fedele al suo personaggio di importatore di format, a cominciare dai telequiz, benchè Fiorello lo abbia convertito al clownismo pubblicitario. Resta e resterà per sempre il campione della materia prima made in Usa. Pippo fa l’italiano, ovvero, viste le sue dichiarazioni d’amore per la Rai (un adulterio con Mediaset si perdona) e per il servizio pubblico. Se Mike importa, Pippo si abbarbica al nazionalpopolare, ossia alla figura del bravo e ben orientato conduttore che ama sciacquare tutti i panni tv nel fiume dei luoghi comuni, delle convenzioni e del buonismo (dalla solidarietà al perdonismo e alla retorica emotiva, un mercato fortissimo qui da noi).

Susan Boyle
Susan Boyle
Susan Boyle
Susan Boyle
Susan Boyle


Mike e Pippo sono la sponda nostrana per sollevare la questione dei giovani in teleitaliatradizionalnosferatu (personaggi e schemi mai morti). Da noi, sul modelo straniero, i talent show si stanno moltiplicando dopo il successo di “Amici” e di “X Factor”. Sono i titoli più famosi ma nel genere possono rientrare, che so, “I raccomandati” di RaiUno insieme con altri show o trasmissioni del mattino o del pomeriggio di tutte le reti dove la carne fresca del talento, o supposto tale, serve per riempire vuoti senza pagare o pagando poco gli speranzosi talentuosi. In questo senso persino “La corrida” di Canale 5 si può iscrivere nell’elenco come prototipo scalcagnato, come discarica-olimpo di ex giovani o di giovani perenni.
Per uno, due, tre giovani veri che escono dagli show specifici con la corona del talent, e subito scompaiono o vivono qualche stentata stagione, migliaia e migliaia di altri giovani veri sperano e piangono di delusione. E’ la legge dello spettacolo, bellezza! No, è la legge non scritta, tutta italiana, che arraffa giovani e li infila nell’imbuto del debutto in società, nel cosiddetto mercato del lavoro. L’abitudine è antica. Nel cinema, ad esempio,sono stati contati circa duemila debutti negli ultimi vent’anni: debuttanti che sono stati finanziati per l’opera prima e sono rimasti lì, fermi ai blocchi di partenza per ulteriori prove. Film male finanziati, mal prodotti, mal distribuiti., mal scritti, male interpretati. L’orgia del pressapochismo. Il centro sperimentale, poi, seleziona e centellina posti per i suoi corsi, ma da anni non salta fuori un talento. L’accademia di arte drammatica si trova nella stessa situazione. E così via.
L’orrore circostante, ammantato di rigore e preparazione, mi fa dire che i talent show della tv esistono qui e altrove perchè le vecchie strutture sono decrepite e spesso inutili. Io sono dalla parte della legione degli ingenui, dei sognatori, degli spostati che battono alla porta dei talent show perchè il resto non esiste.
Questi ragazzi sono forti, fortissimi, soffrono e non si lasciano piegare, si danno il cambio, fanno staffetta, in realtà interrogano il sistema del merito e della qualità: ci siamo. Il guaio è che vengono abbadonati, come si è detto. Il caso di Susan vale anche per i meno giovanissimi. Una bella voce vince anche su una parrucca sbilenca e una gonna troppo gonfia. Se arriva lo stress o la crisi di nervi, ci si può domandare: perchè no? è meglio tentare e patire (conoscendo le difficoltà) piuttosto che infilarsi in percorsi che si rivelano tunnel, e li chiamano invece fabbriche della disillusione più grave, quella di avere sprecato tempo e passione. Specie se ha vent’anni.

Italo Moscati