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Il Peggio della Diretta: gli aneddoti di Giancarlo Magalli (su Baudo, Montesano e Volpe)

Il peggio della diretta, libro edito Mondadori e scritto da Franco Bagnasco. Un estratto.

pubblicato 29 Novembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 16:50

In libreria dal 18 ottobre 2016, il libro Il Peggio della Diretta (scritto dallo storico giornalista di Tv Sorrisi & Canzoni, ora a Tu Style, Franco Bagnasco ed edito da Mondadori Electa) racchiude succosi, divertenti e inediti aneddoti dei personaggi dello spettacolo. L’autore ha convinto cinquanta artisti italiani a raccontare storie fra palco e realtà: momenti esilaranti, tristi, imbarazzanti, vissuti in scena o dietro le quinte.

Centoventotto pagine, più di cento storie e personaggi di tutti i tipi: da Pupo (il suo racconto ha spopolato) a Al Bano, passando per Paola Perego, Pippo Baudo, Renzo Arbore, Antonio Ricci, Maurizio Costanzo, Luca Giurato, Virginia Raffaele, Carlo Conti, Enrico Mentana, Piero Chiambretti, Mara Maionchi, Selvaggia Lucarelli e quant’altri. Fra loro, anche Giancarlo Magalli che racconta diversi aneddoti che riguardano Adriana Volpe (“E’ convinta che chi parla di più sia più importante. Fa fatica a capire che non è tanto la quantità ma la qualità che conta”), Pippo Baudo, Enrico Montesano e la tv di oggi: “Se arrivano al 25%, assumono stupefacenti”.

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Il peggio della diretta: Giancarlo Magalli

“Quando passi la vita in video, è inevitabile che succeda qualcosa di spiacevole che finisce con l’intrecciarsi alla diretta. Tre anni fa è morta mia madre. Non stava bene da qualche giorno, mi hanno chiamato alle 7.00 di mattina, e alle 10.00 ero in onda a I Fatti Vostri. È accaduto anche con mio padre, trent’anni fa, e al momento della separazione da mia moglie; evento non luttuoso, ma che non ho vissuto certo con animo leggero. Vai in tv a far ridere o a intrattenere, ma il contraccolpo lo senti eccome.

Una cosa buffa, invece, mi successe sempre a I Fatti Vostri. Ero in piedi e avevo accanto a me due ospiti in studio: un tipo a destra e un altro a sinistra. Dovevo introdurli brevemente prima di dare la linea al Tg Flash, per poi continuare la trasmissione. Mi feci serio e dissi: “Sono qui con due persone che fra poco ci racconteranno la loro storia. Questo signore alla mia sinistra è reduce da un singolare avvistamento di un Ufo. Un caso che tra non molto approfondiremo insieme a voi. Quest’altro alla mia destra, invece, è rientrato improvvisamente a casa e purtroppo ha trovato la sgradevole sorpresa di vedere sua moglie a letto con un altro uomo. Dopo il Tg, ne parleremo qui a I Fatti Vostri”. La luce rossa si spegne, andiamo a nero e il tipo a destra, con voce debole, mi fa: “Veramente quello dell’Ufo sarei io…”. A quel punto, un po’ imbarazzato, mi scuso e poi istintivamente gli domando: “Mi perdoni, perché allora si è preso del cornuto in diretta, a telecamere ancora accese, senza dire niente?”. “Eh, sa com’è… Mi spiaceva contraddirla…”.

Di grossi litigi credo di non averne mai fatti, e comunque mai in diretta. Anche con Michele Guardì ci sono state più volte divergenze di vedute, ma sempre risolte fuori. Ogni tanto bacchetto Adriana Volpe, cerco di farle capire alcune cose, ma ormai ho perso ogni speranza. Quando vedi che hai di fronte un muro di gomma, è inutile insistere. Lei crede che in tv si vada a peso: è convinta che chi parla di più sia più importante, che chi viene inquadrato per ultimo sia più importante, che chi ha più primi piani sia più importante eccetera. Fa fatica a capire che non è tanto la quantità ma la qualità che conta.

Non ho mai litigato neppure con quel caratterino di Baudo, del quale si raccontano tante cose, compreso il famoso sputo in redazione all’autore di Vespa. Con Pippo ho fatto Mille lire al mese e Papaveri e papere, e lui ha sempre apprezzato quei miei piccoli sfottò, che gli rivolgevo sia in diretta sia a telecamere spente. “Stai buono! Tieni giù quelle mani…”, gli dicevo, e lui sorrideva, si rabboniva. Pippo s’intestardì nel voler prendere Alessandra Martinez per Fantastico, contrapponendola a Lorella Cuccarini. Glielo sconsigliai: con Gianni Boncompagni avevamo già avuto una brutta esperienza con la Martinez, che avevamo ingaggiato noi poco prima a Pronto, chi gioca?. Lei è piuttosto fredda, non particolarmente simpatica, il contrario dell’empatia. Forse va bene per il cinema, ma è inadatta alla tv. Glielo ripetevo, ma Pippo sembrava fermo nelle sue intenzioni: “Lo so, lo so…”, diceva col suo vocione: “È perfetta proprio per questo: metto la Martinez, fredda, contro la Cuccarini, che invece è calda, così Lorella viene fuori per bene!”. Oh, aveva ragione lui… Fra l’altro attorno alla Martinez c’era sempre la madre, piuttosto invasiva, presente a ogni suo movimento. Durante le prove dava suggerimenti sulle inquadrature da farle e altri preziosi accorgimenti registici e scenici. Baudo un giorno, esasperato, fece un numero memorabile. La guardò fisso e a voce alta le disse perentorio: “Signora, la invito a lasciare lo studio!”. Lei, spiazzata, rispose: “Ma scusi, che fastidio sto dando? Fra l’altro il teatro è vuoto…”. “Signora, per lei questo teatro sarà sempre pieno!”, ribattè Pippo mentre la donna veniva accompagnata alla porta. Quando fa cose come queste, come fai a non volergli bene? Con gli anni fra l’altro ho notato che il fatto di avere sempre incollata alle sottane una madre un po’ impicciona è un classico di tante ragazze, spesso poco talentuose, che si avvicinano alla televisione e allo spettacolo in genere. Gente che non fa altro che mettere zizzania.

Si diceva ne avesse una molto presente anche Sophia Loren, che pure il talento l’aveva. Le stava dietro per evitarle le attenzioni e le avances dei ragazzi. Però non di tutti: solo di quelli che non contavano niente… Mi trovai un po’ in difficoltà (ma relativamente) giusto nel 1997, quando Enrico Montesano scappò dal Fantastico di Raiuno e dovetti prendere improvvisamente il suo posto. Come rivale diretto, su Canale 5, aveva La corrida, che spesso prevaleva negli ascolti. Si disse che Enrico aveva paura. In realtà non era così. Lui dava letteralmente di matto a un solo pensiero, che lo tormentava: quello dei dilettanti allo sbaraglio. E ripeteva: “Non posso sopportare l’idea di andare a perdere contro uno che fa le pernacchie mettendosi le mani sotto le ascelle”. Un po’ c’era da capirlo, ma del resto La corrida è sempre stata un format forte, che ancora oggi ritroviamo in onda sotto svariate forme.

L’audience che si faceva allora, con la frammentazione di canali che abbiamo oggi, è impensabile. Un programma di successo di prima serata su una rete generalista poteva arrivare anche al 32-35%. Oggi se fanno il 18% brindano e, se per sbaglio, un paio di volte l’anno, arrivano al 25%, assumono stupefacenti”.

(“Il Peggio della Direta”, di Franco Bagnasco, Mondadori Electa)

Giancarlo Magalli