Home Festival di Sanremo Francesco Sarcina a Blogo: “Vado in tv per divertirmi, la situazione musicale in Italia è triste”

Francesco Sarcina a Blogo: “Vado in tv per divertirmi, la situazione musicale in Italia è triste”

Intervista a Francesco Sarcina – Dalla serie School of Rock su Nickelodeon a Sanremo 2017, passando per le sue comparsate televisive.

pubblicato 21 Novembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 17:02

Lunedì 21 novembre debutta su Nickelodeon (canali 605 e 606 della piattaforma Sky) la nuova serie School of Rock, ispirata al mitico film omonimo: gli episodi saranno trasmessi dal lunedì al venerdì alle 19.30 e, dal 29 novembre, ogni martedì alle ore 20 verrà trasmessa una maratona speciale con la partecipazione di Francesco Sarcina e della youtuber Ehi Leus (“Sicuramente sono molto contenta di essere stata chiamata da Nickelodeon per School of Rock perché unisce due realtà a me molto vicine cioè la musica e la scuola. La musica per me è stata sempre una cosa molto personale”, ci racconta quest’ultima).

La serie ha come protagonista un gruppo di studenti americani impacciati che incontrano sulla loro strada uno stravagante supplente di musica, Dewey, un prof fuori dall’ordinario che infonderà nei ragazzi il vero spirito rock’n’roll. Insieme, formeranno la band scolastica School of Rock e, grazie alla forza del lavoro di squadra, impareranno a mettersi in gioco ed esprimere il proprio talento nascosto.

Sarcina, perché hai accettato?

“Intanto perché sono un papà, ho un figlio di dieci anni ed un’altra piccola di un anno e mezzo. Vivo con la televisione costantemente accesa su Nickelodeon e mi rapporto spesso con i miei figli, parlando di musica. Quando mi hanno proposto di realizzare delle pillole per questo canale non sono stato neanche a ragionarci, ho accettato subito. C’è la musica, ergo mi appartiene. E poi non va a togliere nulla a quello che ho fatto finora”.

Il tuo ruolo, tecnicamente, qual è?

“Qua, fondamentalmente, interpreto me stesso: parlo di musica, mi rapporto con i bambini ma non con l’atteggiamento dei papà standard. Basta con le cose noiose, io prediligo la voglia di creare e fantasticare”.

Interpreti, insomma, un professore rock. Lo hai fatto anche ad Amici. Ti piace insegnare la musica?

“Preferisco farla. Però sono un grande oratore, amo parlare ore con i giovani. Faccio musica anche grazie alle discussioni con loro. Intanto perché li trovo curiosi. E poi perché loro vivono problematiche e sogni attuali, mi fanno stare dentro al tempo. Spesso noi musicisti tendiamo a distaccarci dalla realtà, ci crediamo una bolla e ci estraniamo dal presente. Non c’è cosa migliore, invece, che stare in mezzo ai giovani. Trovo molto più interessante fare un discorso con un bambino di 10 anni piuttosto che con un mio coetaneo. Le loro domande o risposte non sono mai banali ma sempre fonte di ispirazione e riflessione profonda per un uomo adulto”.

Qual è il futuro nella musica per i giovani?

“Non posso consigliare a nessuno di intraprendere la strada di musicista. Nessuno può farlo. Ci sono stati errori madornali nella storia della musica. Non si può consigliare qualcosa. Si può consigliare di seguire il proprio istinto, questo sì. Ci sono una serie di allineamenti, anche astrali, e conseguenze che ti mettono nella condizione di fare il musicista, niente si può prevedere”.

Sbaglio o sei piuttosto critico nei confronti della discografia italiana?

“Son sempre stato critico nei confronti della discografia anche se c’ho sempre lavorato. La discografia, oggi, non ammette qual è diventato il suo ruolo: dovrebbe essere semplicemente un’azienda di servizi che fa video, registrazioni, stampa… Invece i discografici tendono a fare quelli che si intendono di musica, quando non se ne intendono sul serio. Non fanno ricerche artistiche e quando le fanno, invece di fare del bene, fanno del male. Fanno i conti, fondamentalmente, e basta. Quanto durano i giovani che emergono ora? Un anno? Due? La discografica sta ad aspettare quelli che escono dai talent, non va nei locali a vedere quelli che spaccano davvero”.

La sensazione è che tu ti stia buttando sulla televisione: Amici, Pechino Express, ora Nickelodeon. Perché?

“Oggi, in una situazione musicale così triste, quali sono le alternative? Io sono un musicista, faccio musica e questo nessuno me lo potrà togliere. Il resto è divertimento. Pechino Express l’ho fatto per divertirmi. Mia moglie ci teneva e l’ho fatto”.

Amici?

Amici l’ho fatto perché volevo capire come funzionasse da dentro un talent. Ho sempre criticato il talent in sé: ma è facile criticare, più difficile è entrarci e capire da dentro com’è. Di gente che critica senza conoscere ne è pieno il mondo ed io mi annoio. Lì dentro ho trovato sicuramente un sistema televisivo violento, non ho amato tutto quello che ho vissuto. Ho trovato violento non riuscire ad intraprendere un vero percorso di crescita, ma piuttosto vedere chi fosse più televisivo o meno. Infatti non sono più tornato. Però ho trovato belle situazioni, belle persone, giovani interessanti, sogni stimolanti”.

Capitolo Sanremo 2017, ti danno fra i papabili per la gara.

“Lasciamolo dire. Non si sa mai nulla fino alla fine”.

Si parla molto di una reunion in quel dell’Ariston. Potrebbero essere Le Vibrazioni?

“Il batterista de Le Vibrazioni sta suonando con me già da un po’ ma per ora sto lavorando al mio nuovo disco da solista. Me lo sto producendo da solo e faccio quel che voglio. Tanto in radio non passo e vendo poco comunque, tanto vale fare quel che piace a me. Oggi si vende solo se vai a fare le presentazioni nei centri commerciali e passi in radio solo se vai a fare la marketta da loro. E’ tutto, sempre, un doversi vendere. Ma ci sta, è anche un piacere farlo…”.

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