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Mr. Robot, parlano le donne del cast: “Siamo personaggi forti, non secondari”

Al Television Critics Association press tour le attrice del cast di Mr. Robot parlano dei loro ruoli e dell’importanza che hanno nella serie tv

pubblicato 4 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:44

Mr. Robot fa parlare di sè soprattutto per la storyline del protagonista, l’hacker Elliott (Rami Malek), costretto a subire le visioni del padre (Christian Slater), parte del suo disturbo di personalità multipla. Ma la serie tv di Usa Network può puntare anche su altri personaggi, soprattutto quelli femminili, che regalano allo show maggior profondità. Al Television Critics Association press tour il cast del telefilm e la Vice presidente esecutiva della Universal Cable Productions e Wilshire Studios, Dawn Olmstead, hanno discusso proprio della forte presenza dei ruoli femminili nella serie tv.

“Sam (Esmail, creatore dello show, ndr) si è innamorato di tutti i suoi personaggi”, ha spiegato la Olmstead. “Le donne che ha dato al telefilm sono incredibili. Vorrei vedere ognuna di loro in un show tutto loro, potrebbero averlo, sono personaggi molto forti ed ambiziosi”.

Questi personaggi, ha precisato, spiccano perchè non seguono lo stereotipo della donna legata per forza ad un uomo:

“Hanno molto chiaro il loro obiettivo e questo non è basato sul fatto di essere una donna o la moglie di qualcuno. Ma è qualcosa in cui credono. Sam ha dei forti personaggi di cui Elliott ha bisogno quando deve tornare in sè”.

“Non credo che seguiamo degli obiettivi femminili”, ha aggiunto Grace Gummer, interprete dell’agente dell’Fbi Dom Di Pierro. “Abbiamo i nostri obiettivi. Non siamo personaggi secondari. Guidiamo la serie così come Rami e Christian”. “Non abbiamo dei poteri irrealistici”, le ha fatto eco Stephanie Corneliussen (Joanna). “Siamo donne, siamo uguali agli uomimi e questo è qualcosa di innovativo in televisione”.

Le attrici di Mr. Robot si sono rivelate essere anche delle esperte in tecnologia fuori da set: Carly Chaikin (Darlene) ha ammesso di “saper hackerare. Sam mi ha chiesto dei consigli”. Il padre della Corneliussen, invece, è stato uno dei primi programmatori in Danimarca negli anni Sessanta. La Chaikin, inoltre, ha sottolineato che è stata proprio Darlene a dare il via all’attacco informatico che ha fatto crollare il sistema economico in America alla fine della prima stagione.

“Quando ho iniziato a lavorare alla serie non pensavo che il mio ruolo avesse a che fare con l’informatica”, ha ammesso l’attrice. “Ci sono così tante donne in informatica e tante brave hacker. Lo show riflette il mondo di oggi. Ci sono ragazze hacker che sono più brave dei ragazzi. E’ entusiasmante per me interpretare questo personaggio, che può avere degli effetti nel mondo esterno”.

Il personaggio di Darlene è legato a quello di Angela (Portia Doubleday) che, nella seconda stagione, ha intrapreso un percorso che ha stupito in molti.

[accordion content=”Angela, infatti, dopo essersi schierata contro la E-Corp, ora lavora per loro, come consulente per le comunicazioni.” title=”-Attenzione: spoiler-“]

“C’è qualcosa di realistico su di lei”, ha detto la Doubleday, spiegando che “c’è un collegamento” tra la sua storyline e quella di Elliott, “ma non posso parlarne”.

La seconda stagione, però, sta facendo anche discutere per la durata extralarge dei suoi episodi, sempre superiori ad un’ora (eccetto la quarta puntata). Nei giorni scorsi, Esmail si è voluto scusare su Twitter se questa decisione ha infastidito qualcuno:

“Prima che vada in onda l’episodio di stasera di #MrRobot voglio scusarmi per (un altro) lungo episodio. Quello della prossima settimana sarà più breve. Scusate ancora”.

L’autore, però, ad Entertainment Weekly ha chiarito la sua presa di posizione:

“Credo che la gente lo abbia inteso male, non ho chiesto scusa per questi episodi, perchè mi piacciono davvero, e credo che tutti abbiano fatto un ottimo lavoro. il problema è che, da spettatore, so che se devo vedere un episodio da 65 minuti -parlo di qualsiasi grande show che mi piace, come Fargo o Game of Thrones– so che probabilmente ne guarderò oggi metà e domani l’altra metà. A volta è giusto avere un episodio da 42 minuti, in modo da potersi sedere, vederlo, e finirlo in una sera. Volevo dire questo”.

Ma alcuni telespettatori, più che la durata delle puntate, ha contestato un ritmo più lento. “E’ una cosa soggettva”, ha spiegato Esmail. “Quello che voglio dire del ritmo è che un episodio può essere lento ma essere comunque avvincente. Ci sono un sacco di show che hanno un ritmo lento. Sappiamo che la seconda stagione è più lenta, ma ci sembra che siano elementi abbastanza avvincenti e divertenti. La lunga durata degli episodi era necessaria per stabilire alcune cose della stagione. Non potevamo fare altro, credo che li abbiamo davvero ridotti e messi a posto il meglio possibile per dargli questo ritmo e raccontare queste storie. Purtroppo per alcune persone non sono accattivanti, per altre sì. E’ la natura della bestia”.