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Fuori i produttori – Cristiana Mastropietro a TvBlog: La mia Tv cercando stelle e buchi neri

Oggi esce su TvBlog Cristiana Mastropietro

di Hit
pubblicato 23 Luglio 2016 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:15

Sono gli dei ex machina alle spalle delle produzioni che vediamo sui nostri teleschermi. Le grandi reti televisive si rivolgono a loro per arrivare ai format e poi per realizzarli. Qualcuno forse non li ama, ma il loro potere è indubbio e va a braccetto con l’energica professionalità con cui poi confezionano le trasmissioni. Parte oggi una nuova rubrica che è poi la costola di Fuori gli Autori, ma con protagonisti i produttori. Abbiamo chiesto a loro un contributo per spiegarci il loro lavoro. Ci siamo rivolti in questa prima serie principalmente a quei produttori che nascono creativi. La prima protagonista è Cristiana Mastropietro Founder & CCO (Chief Content Officer) di Pesci Combattenti.

Autore televisivo, creative producer e produttore esecutivo, nel corso della sua carriera ha creato e sviluppato format di informazione, approfondimento, intrattenimento e divulgazione scientifica, oltre a factual e docufilm.

Laureata in Scienze Politiche, ex musicista, tre lingue straniere, ha iniziato a lavorare in televisione a 24 anni come redattore semplice, diventando presto collaboratore ai testi e poi autore junior.

Tra i programmi più importanti che ha firmato come autore e capoprogetto ci sono Le Invasioni Barbariche, La Macchina del Tempo, Omnibus, Cronache Marziane, Mi Manda Raitre.

Ha fondato con Riccardo Mastropietro e Giulio Testa la società di produzione indipendente Pesci Combattenti S.r.l., con la quale crea e sviluppa format originali con il ruolo di CCO (Chief Content Officer).
Tra i programmi più noti targati Pesci: Unti e Bisunti, Io&George, Il Pranzo di Mosè, Lady Ferro, Le Ragazze del ’46.

La mia Tv cercando stelle e buchi neri

Io volevo diventare un’astronoma e occuparmi solo di stelle e buchi neri, poi non so cosa sia successo. Però, se mi volto indietro, forse tutto ha una logica.

Ah, gli anni ’90. Un altro mondo televisivo rispetto a quello che conosciamo oggi: un mondo nel quale c’erano sei reti, la concorrenza era infinitamente meno agguerrita e i produttori esecutivi avevano a disposizione budget stellari per poter gestire i programmi.

Io, giovane a un passo dalla Laurea in Scienze Politiche e desiderosa di diventare economicamente indipendente, iniziavo come redattorino semplice e facevo la mia gavetta per poi diventare autorino junior. Era la scuola dell’obbligo della televisione: io l’ho fatta con Michele Guardì a Rai2. Dopo otto anni capii che se fossi rimasta lì nessuno mi avrebbe mai mandato via ma anche che non sarei cresciuta. Così me ne andai: «Guarda che non sono un taxi, se scendi non risali» mi disse al telefono Guardì gelandomi. Non risalii e per un anno non ci parlammo. Oggi lo considero un padre professionale e se devo prendere una decisione importante chiedo sempre il suo consiglio.
Il Liceo l’ho fatto a Mediaset e fu naturalmente lo Scientifico, con La Macchina del Tempo. Quando entrai per la prima volta a Cologno Monzese pensai di essere su un altro pianeta: tutto era bello, nuovo, pulito, tutti erano entusiasti di tutto. Furono anni straordinari accanto ad Alessandro Cecchi Paone.

Poi iniziò il terzo millennio. L’Università dell’autore -quando si diventa capo-progetto- per me è stata La7 con Omnibus sotto la direzione di Tamara Gregoretti e poi gli anni de Le Invasioni Barbariche con Daria Bignardi. Le Invasioni è stato un programma a cui ho dato molto e che mi ha dato moltissimo.

Perché un autore diventa produttore? Per quanto mi riguarda, perché fare l’autore a un certo punto non mi è bastato più. Facendo il capo-progetto la sensazione che avevo era sempre legata a un po’ di impotenza, come se mancasse un pezzo per completare il puzzle: ideare, realizzare e produrre un programma è infinitamente più bello che scriverlo e basta. Ho sempre pensato che ogni creativo dovrebbe sempre ragionare come un produttore e ogni produttore dovrebbe essere in grado di contribuire al processo creativo: come realizzare un’idea mi ha sempre interessato almeno quanto l’idea stessa.

Ho imparato molto, sempre, ma soprattutto lavorando a stretto contatto con i produttori esecutivi di Endemol, società con cui ho collaborato per lunghi e importanti anni. Pierangelo Marano (Cronache Marziane), Stefania Raya e Salvatore Stolfi (Le Invasioni Barbariche) sono persone a cui devo molto. La leggenda secondo cui autori e produttori esecutivi sono nemici è -appunto- una leggenda: senza un bravo produttore il programma non esiste, le idee sono belle ma se non le realizzi bene non valgono nulla. Quando per una stagione ebbi l’onore di sostituire temporaneamente Stefania Raya alle Invasioni Barbariche, sommando così i ruoli di capo-progetto e produttore esecutivo, qualcuno mi chiese se non fossi in costante conflitto con me stessa. Non capii la domanda, qual era il conflitto?

Penso sia stata l’evoluzione naturale di un percorso quella che ha portato alla fondazione di Pesci Combattenti con mio fratello Riccardo Mastropietro e Giulio Testa. Riccardo si occupava di regia ed editing, Giulio di postproduzione. Non mi sarei mai messa in società con altri autori perché non ho mai creduto che una casa di produzione potesse basarsi genericamente su “idee”.

Quello che abbiamo sempre cercato è dare insieme una forma peculiare alle idee, ognuno per la sua area di competenza. Il risultato è quella che nel tempo credo sia diventata l’”impronta Pesci”: che sia Unti e Bisunti, Io&George o Le Ragazze del ’46 contenuti, immagine e confezione in questo modo diventano una somma vettoriale efficace. Produrre, poi, significa molta più fatica e responsabilità, ma anche molta più libertà. E per me significa raggiungere una visione gestaltica del prodotto.

Questo sembra essere il momento d’oro del produttore creativo (espressione che va di moda quasi come storytelling), figura per noi recente ma sempre più funzionale nella televisione contemporanea. Probabilmente favorita dalla crisi economica che ha colpito anche la televisione e dalla frammentazione del pubblico su innumerevoli piattaforme. Se ogni grande crisi rappresenta anche un’opportunità, questa per noi produttori piccoli e medi è una grandissima opportunità: ogni estinzione di massa è anche il momento in cui qualche specie nuova ha la possibilità di farsi avanti e giocare la propria carta evolutiva. Lo so, non posso farci niente, a me piace la scienza.

E siccome credo anche negli universi paralleli sono certa che da qualche parte, lontano da qui, io stia effettivamente cercando i buchi neri.

Cristiana Mastropietro

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