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Gomorra 3, Cristina Donadio: “Scianèl si vendicherà”

“Per interpretare una boss come Scianèl ho preso le distanze”: una Medea in tuta leopardata per l’attrice partenopea.

pubblicato 25 Giugno 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 23:17

Cristina Donadio, Scianèl in Gomorra 2, ha conquistato il pubblico e ha raccontato ai microfoni di RunRadio.it, la radio dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, il suo rapporto col personaggio che l’ha portata alla ribalta internazionale. Indubbiamente trent’anni sui palcoscenici, vestendo i ruoli di donne complesse e coraggiose, son serviti per dare spessore e credibilità alla spietata ‘iena’ di Scampia.

«Il bello del nostro mestiere è proprio quello di entrare nella vita degli altri, anche quelle più allucinanti e orrende. Per affrontare Scianèl ho pensato a lei come una Medea, una Clitennestra, come un archetipo del male, come ‘un’eroina’ della tragedia greca: era l’unico modo per entrare nel personaggio con la giusta distanza di sicurezza e per non farla diventare un cliché. Mi sembra di aver avuto un buon risultato».

Talmente perfetta la rappresentazione fornita da aver suscitato reazioni fin troppo esagerate in certo pubblico. Le minacce di morte a Fabio de Caro, interprete di quel Malammore macchatosi del delitto della figlia di Ciro, sono state l’epifania del mai risolto rapporto tra finzione e realtà che, a quanto pare, ancora sfugge ad alcuni, nonostante i 62 anni di tv, gli oltre 100 di cinema e quel paio di millenni e più di teatro.

«La sovrapposizione col personaggio è stata tale da aver generato il paradosso dell’identificazione. Son andati a citofonargli a casa dicendogli cose irripetibili e solo per aver interpretato una scena da attore. Succede la stessa cosa quando per strada ti chiamano Scianèl e ti chiedono una foto: io puntualizzo sempre ‘Facciamo una foto con Cristina’. Non mi sta bene se vogliono farsi una foto con Scianèl perché lo ritengono un simbolo: Scianèl è l’immagine dell’orrore e della ferocia e non può essere simbolo di nulla».

Nonostante quanto accaduto al collega de Caro, la Donadio non si dice preoccupata:

«Dopo quasi 40 anni di mestiere ho la distanza di sicurezza: capisco che Gomorra è qualcosa in più di una serie tv, è entrata nell’immaginario collettivo e non tanto di Napoli, quanto del mondo (almeno quella parte che lo ha visto o la vedrà, visto che la serie è stata venduta in 130 paesi, ndr). Le persone intelligenti, che sono la maggioranza e hanno gli strumenti per capire, sanno bene che si tratta di una serie tv dal sapore di grande cinema, diretto da quattro grandi registi, scritto benissimo, tratto da un cult come il libro di Saviano, ma è soprattutto un racconto che ha tolto un velo sulla nostra realtà, purtroppo; fotografa una realtà che a volte è anche peggio».

Nessun rischio emulazione, quindi, perché

«non può esserci emulazione, perché laddove attecchisse vorrebbe dire che c’è già un terreno minato. Se qualcuno vuole diventare come Ciro o Genny vuol dire che ha già fatto una scelta prima, non è certo Gomorra che ha creato il male: Gomorra esiste perché c’è la Camorra e non il contrario».

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Ma che ne sarà di Scianèl nella terza stagione?

«E’ stata arrestata ed è meglio per lei. Probabilmente così è riuscita a salvarsi la vita in un momento di resa di conti, con gli ultimi fuochi di Pietro Savastano. Lei stava facendo una strategia per vendicarsi della morte del figlio e per conquistare il potere, ma non aveva fatto i conti con la strategia di Pietro Savastano, che la vende. Così evita la morte. Penso che Scianèl meriti di tornare. Se dovesse uscire dal carcere avrebbe di che vendicarsi. E se dovesse tornare le riprese partiranno nel tardo autunno…»

come a dire che rivedremo Scianèl ancora più agguerrita, senza Lelluccio, senza protezioni e con la voglia di imporsi.
Nel frattempo l’estate di Cristina Donadio sarà piena di lavoro:

«Tornerò al teatro con Kiki de Montparnasse, che debutta il 16 luglio a Ischia e nel quale interpreto la modella musa e amante di Man Ray, resa immortale dalla foto di schiena a mo’ di contrabbasso. Una donna che resta vittima della sua icona e che finisce la sua vita imbruttita, cocainomane e cartomante nei peggiori bistrot di Parigi e che porto in scena con la musica di Marco Zurzolo, con me sul palco. Girerò poi un film ad agosto, La Parrucchiera, diretto da Stefano Incerti, che racconta Napoli ma attraverso due saloni di parrucchieri, uno nei quartieri alti, uno in zona popolare. Una commedia sofisticata, leggera e profonda allo stesso tempo, che racconta due Napoli e che mi vedrà moglie di Carlo Buccirosso. E poi il debutto al Teatro Bellini nel ruolo della protagonista, la prostituta Madamina, in Bordello di Mare con Città, testo di Enzo Moscato, che è anche tra gli interpreti, e la regia di Carlo Cerciello».

Un’estate intensa, in attesa di ritrovare Scianèl sul set di Gomorra 3 in autunno inoltrato. Noi ce lo auguriamo.

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