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Cucine da Incubo, locali falliti dopo Cannavacciuolo? Lo chef: “Tutte str0nzate!”

“Se poi non fanno quello che uno consiglia è normale…” precisa lo chef Antonino al Salone del Libro di Torino.

pubblicato 15 Maggio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 00:53

Anche la Tv invade il Salone del Libro di Torino, che in questi giorni ospita molti volti noti del piccolo schermo. Se Marco D’Amore – il Ciro di Marzio della versione fictional del romanzo di Saviano – ha affiancato lo scrittore nel panel per il decennale di Gomorra, Antonino Cannavacciuolo, protagonista di Cucine da Incubo Italia, si è concesso un ben più leggero talk con Bruno Gambarotta sul suo ultimo libro, “Il piatto forte è l’emozione. 50 ricette dal Sud al Nord“, nel quale lo chef di Vico Equense ha illustrato non solo i concetti cardine della sua cucina, ma ha stuzzicato anche la fantasia culinaria dei lettori.

Nell’incontro c’è stato chi gli ha chiesto conto dei locali chiusi dopo il programma. L’anonimo ha preso il microfono e ha chiesto (testuale):
“Come mai tutti i ristoranti in cui sei andato a mettere le mani dopo due o tre mesi hanno chiuso?”

Il volto dello chef si è chiuso in una delle sue espressioni a bulldog, prima di riaprirsi in un lapidario:

“Stai dicendo solo stronzate”.

Risposta del resto incontrovertibile, visto che non si può certo sostenere che tutti i ristoranti protagonisti di Cucine da Incubo abbiano chiuso dopo Cannavacciuolo, tanto che lo chef ha rilanciato con una scommessa (“Sono chiusi? Mi gioco quello che vuoi che non è così“).

L’anonimo ha quindi corretto il tiro, chiamando in causa uno degli ultimi episodi:

“Io mi riferisco alle recensioni… ultimamente hai fatto una puntata su un ristorante a Milano gestito da un egiziano. Io ho amici che sono andati a provarlo e mi hanno detto: ‘C’è stato Antonino, ma è peggio ancora…'”.

Il riferimento è a Lo Stuzzichino, protagonista della puntata andata in onda lo scorso 24 aprile.

“Ah, allora non è vero che non ho fatto niente… Se era rimasto uguale non avevo fatto niente”

scherza lo chef, evidentemente deciso a non infierire contro l’anonimo critico (conto terzi) prima di ricordare a tutti che la gestione dei locali resta ai rispettivi proprietari e non passa nelle sue mani:

“Raga’, Cucine da Incubo è un racconto. Sto facendo televisione, ma spiego anche. Ti dico che se prendi un prosciutto da 6 Euro e non entra nessuno nel tuo locale è anche perché il prosciutto a 6 euro puzza, non è prosciutto ma spalla. Con 4 euro in più, che al chilo sono quasi 15 piatti, hai un risultato migliore. Poi se tu continui a comprare il prosciutto a 6 euro…. Cannavacciuolo non sta là. Se ti dico che devi entrare in cucina alle 7 del mattino e tu invece continui a presentarti a mezzogiorno, Cannavacciuolo non può farci niente”

spiega lo chef, come testimonia un video pubblicato su Repubblica Tv.

Incontrovertibile. Del resto non è detto che alcuni locali non abbiano chiuso anche dopo l’intervento di Cannavacciuolo. Sarebbe, però, interessante fare una ricognizione sul ‘come è andata a finire’, ovvero delle puntate speciali come quelle realizzate da Ramsay nelle edizioni USA e UK. Magari ci arriveremo. Vero è che se i locali sono arrivati al fallimento per comportamenti e caratteri dei proprietari/chef – come molti dei casi raccontati in Cucine da Incubo – è facile che si sia ricaduti nelle dinamiche pre-salvataggio. Ma questa è un’altra storia.

Confidando negli speciali sul ‘dopo salvataggio’, ne approfittiamo per darvi appuntamento all’ultima puntata di Cucine da Incubo 2016, con Chef Cannavacciuolo alle prese col Bio.

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