Home La7 Tivùsat e Sky: il Decoder “Unico” che non lo è più

Tivùsat e Sky: il Decoder “Unico” che non lo è più

C’è un punto che rende particolarmente controverso il lancio di Tivùsat, la piattaforma satellitare partecipata da Rai, Mediaset e La 7 e che si occuperò di diffondere gratuitamente l’intera offerta del digitale terrestre su tutto il territorio nazionale: la questione Decoder. Come noto Tivùsat ha ottenuto da Eutelsat il posizionamento sul 13° Est, lo stesso

12 Febbraio 2009 18:08

C’è un punto che rende particolarmente controverso il lancio di Tivùsat, la piattaforma satellitare partecipata da Rai, Mediaset e La 7 e che si occuperò di diffondere gratuitamente l’intera offerta del digitale terrestre su tutto il territorio nazionale: la questione Decoder. Come noto Tivùsat ha ottenuto da Eutelsat il posizionamento sul 13° Est, lo stesso satellite che diffonde le trasmissioni di Sky Italia, il problema è che le trasmissioni di Tivùsat non potranno essere ricevute utilizzando il Decoder di Sky.

Lo SkyBox, il set-top box che i 4.6 mln di abbonati a Sky, e i tanti altri che sono stati abbonati ma ai quali dopo la disdetta Sky non ha richiesto la restituzione del decoder (generalmente è questa la prassi della pay tv), hanno in casa utilizza il sistema di codifica proprietario NDS, l’unico con il quale Sky è riuscita a contrastare la diffusione delle schede “pirata” che proliferavano liberamente ai tempi del duopolio Tele+/Stream.

Sky sarebbe stata obbligata a permettere l’inserimento dei canali del nascituro Tivùsat fra quelli sintonizzabili con il proprio decoder, ma Rai, Mediaset e Telecom hanno giustamente stabilito che la ricezione dei propri canali non poteva essere subordinata al possesso di un decoder di Sky. Da qui la scelta di utilizzare la tecnologia di codifica Irdeto per Tivùsat, una scelta motivata anche dal fatto che non vi è l’effettiva necessità di criptare canali che verranno diffusi gratuitamente e saranno dei semplici “doppioni” di quelli già trasmessi con il Digitale Terrestre.

Questa situazione di fatto smaschera definitivamente la debolezza della normativa che consentì a Sky di fondere le due realtà Tele+ e Stream. L’anomalia presente nel sistema delle pay tv del nostro paese è evidente, il pregiudizio ai danni dei consumatori anche.

Quanti vorranno o saranno nella necessità (per via dei buchi nella copertura terrestre del DTT) di affidarsi al satellite per ricevere i canali gratuiti di Rai e Mediaset dovranno dotarsi di un ulteriore decoder, il che potrebbe rendere la paradossale situazione di tre apparecchi per ogni famiglia media: il decoder del Digitale terrestre, quello di Sky e quello per Tivùsat.

Tutto ciò potrebbe essere evitato se Sky rinunciasse alla sostanziale “chiusura” del proprio set-top box, una prospettiva alla quale l’azienda si è già in passato opposta con tutte le sue forze motivando il suo atteggiamento con la necessità di “proteggere” in maniera efficace i propri contenuti dalla pirateria, giustificazione piuttosto debole a mio parere anche considerando la scelta di consentire alla pay tv di Murdoch di operare in regime di monopolio sul satellite.

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