Home Notizie Homeland, la quinta stagione sempre più legata all’attualità. Lo showrunner: “Poniamo domande, non diamo risposte”

Homeland, la quinta stagione sempre più legata all’attualità. Lo showrunner: “Poniamo domande, non diamo risposte”

Alcuni dialoghi della serie tv si sono rivelati molti simili a quelli pronunciati negli ultimi giorni da Barack Obama

pubblicato 16 Dicembre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 07:07

Lo showrunner di Homeland spiega che la quinta stagione è molto legata all’attualità delle ultime settimane ed ai temi più discussi in America

Non c’è dubbio che la quinta stagione di Homeland sia estremamente attuale, e non solo per la scelta ormai consueta degli autori della serie tv di seguire i fatti di cronaca per scrivere gli episodi, ma anche per le terribili coincidenze che hanno visto lo show seguire una linea narrativa che ha rispecchiato il recente attacco a Parigi.

La quinta stagione del telefilm di Showtime, infatti, ha lasciato il Medio Oriente, per andare in Europa, in Germania, dove la protagonista Carrie (Claire Danes) si ritrova coinvolta in una minaccia che, dopo aver riguardato solamente lei, sembra diventare di carattere nazionale.

[accordion content=”Un gruppo di estremisti islamici, infatti, progetta un attacco su Berlino, colpendo gli abitanti nella stazione ferroviaria della città attraverso armi giunte direttamente dalla Siria tramite un confine non sicuro.” title=”Attenzione: spoiler”]

Nei giorni scorsi, inoltre, la minaccia di un attacco alle scuole di New York e Los Angeles ha spinto le autorità della seconda a chiudere gli istituti: come spiegato dal Capo della Polizia di New York Bill Bratton, che ha definito la minaccia giunta via mail non attendibile, “l’istigatore potrebbe essere un fan di Homeland”, dal momento che molti elementi legati al fatto si riconducono alla serie tv. Non solo la mail, originata in America, sarebbe stata inviata da un server di Francoforte, ma anche le modalità attraverso cui si sarebbe dovuto verificare l’attacco, ovvero tramite degli agenti sparsi lungo le scuole nel mirino, sembrerebbe ispirato all’undicesimo episodio di Homeland.

Ma a colpire della quinta stagione della serie tv è la vicinanza con i temi legati all’Europa ed all’Isis, sia nella storyline che nei dialoghi. In un’intervista ad Entertainment Weekly, lo showrunner Alex Gansa ha spiegato di aver voluto trattare, nella quinta stagione, temi che fossero attuali senza però salire in cattedra:

“Sono tutte questioni spinose a cui proviamo a rivolgerci -non in modo dogmatico o polemico, ma solo facendo delle domande. Si tratta di mantenere le società libere e democratiche al sicuro, e sul come farlo. E’ un problema molto spinoso che tutte le agenzie di intelligence affrontano. Inoltre, ci sono delle questioni morali ed etiche, ed alcune pragmatiche. Stiamo affrontando un genere di minaccia differente e tutti stanno cercando di capire come risolvere la situazione”.

L’attualità della stagione è stata già evidenziata nei mesi scorsi, quando un gruppo di writer arabi, chiamati dalla produzione dello show per dare maggiore credibilità al set, hanno scritto delle accuse rivolte al telefilm stesso ed all’America. Più di recente, il discorso tenuto da Barack Obama indirizzato all’Isis conteneva un messaggio simile ad un dialogo tra Saul (Mandy Patinkin) e Dar Adal (F. Murray Abraham), in cui il primo dice che “l’unico nostro vantaggio sono i soldati sul campo e non c’è maggiore sostenitore di un invasione americana [in Medio Oriente] dello Stato islamico”, mentre il secondo risponde che “si potrebbe dire che è ciò che vogliono, trascinarci in un’altra guerra in Medio Oriente”. Per Gansa, la serie può prendere la libertà di avere una sua opinione:

“Tutto quello che abbiamo sentito nelle ricerche con i nostri consulenti è esattamente ciò che è stato detto e nulla renderebbe lo Stati Islamico più contento di noi che mandiamo 100 mila truppe. Guardi, sono un ignorante in materia. Non ho voce sugli affari esteri. Sono restìo a parlare di questi temi. Homeland prova a non esserlo. Proviamo a porre delle domande, non a dare delle risposte. Ma da quello che ho sentito, sì, le truppe americane potrebbero prendere Raqqa in qualche mese, ma il problema è: e dopo? Affronteremmo una varietà caotica di nemici ed avremmo un’altra situazione come quella in Iraq. Delle menti più forti, migliori e più intelligenti della mia stanno cercando di capire come agire. Ma non credo che correre sconsideratamente sia la migliore soluzione”.

Anche il discorso tenuto da Quinn (Rupert Friend) ad inizio stagione (trovate il video in alto), in cui accusa l’America di non avere una strategia anti-Isis, è stato considerato vicino alla realtà, ma lo showrunner e produttore della serie tv specifica che in quel caso conta la storyline del personaggio:

“Si deve considerare il discorso di Quinn a quel gruppo di persone a Langley come una funzione reale della sua esperienza fittizia sul campo per due anni. Ha guidato un gruppo speciale contro lo Stato Islamico in Siria ed in Iraq. Sono stati probabilmente due anni incredibilmente difficili, super violenti ed assurdamente frustranti. Quanto progresso ha fatto? Detto questo, il suo discorso sull’America che non ha una strategia, potrebbe essere considerato come detto da un uomo sul campo. Ma non è come se non avessimo provato ad avere una strategia, è solo che è difficile costruirne una contro queste persone. E gran parte delle persone sane di mente direbbero che portare 100 mila truppe in Siria non sarebbe giusto”.

Lo show ha cercato di essere vicino anche ai più recenti fatti e, dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre, alcune scene sono state doppiate in modo da inserire alcuni dialoghi che citassero quanto accaduto in Francia. “Lo show esiste in una sorta di vicino futuro”, ha spiegato Gansa. “Non vuole dire che all’interno della serie è appena accaduto, ma è accaduto nel passato”.

Altro tema trattato in questa stagione è stata la violazione della privacy attraverso sistemi elettronici:

“Parlando da cittadino americano posso dire che è ciò che sta accadendo dall’11 settembre. Come sentirci al sicuro senza negare le nostre libertà? E’ una questione difficile ed abbiamo provato ad affrontarla in modo drammatico in Homeland. Non conosco la risposta. Il mio parere personale è che dare al governo l’enorme potere di esaminare le nostre telefonate, i messaggi e le e-mail non è un potere che si vuole dare. Possiamo pensare ad Edward Snowden come ad un eroe o un traditore, ma se c’è una cosa che ha fatto è stata portare questa conversazione allo scoperto ed è una conversazione che deve essere fatta”.

Il finale di stagione è stato girato pochi giorni dopo gli attacchi di Parigi. “E’ stato qualcosa che ci ha colpito sul set”, ha detto Gansa. “Stavo andando a Berlino a girare la grande sequenza d’azione che chiude il dodicesimo episodio dopo gli attacchi; è stato un periodo bizzarro per volare in Europa e girare il finale di questa stagione”. A questo proposito, l’autore anticipa cosa dovremo aspettarci dall’ultima puntata:

“Direi che sarà entusiasmante… Inoltre, guardando l’undicesimo episodio questa settimana, una delle cose di cui sono particolarmente orgoglioso è il fatto che drammatizza che tutti i Musulmani in Europa non la pensano allo stesso modo. Ci sono un sacco di sentimenti differenti, sull’Islam radicale, sulla crisi dei profughi, e su ciò che sta accadendo in Europa. La gente pensa ognuno a modo proprio e facciamo uno sforzo per drammatizzare questo negli ultimi due episodi”.