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La 7 in vendita, il Cda di Telecom non decide nulla

           

pubblicato 6 Dicembre 2012 aggiornato 3 Settembre 2020 23:35

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La vendita di La7 è arenata. A poche settimane dalla fine del 2012 il Cda di Telecom Italia riunito per valutare, fra le altre cose, le offerte pervenute per Telecom Italia Media ha di fatto rinviato tutto. Sono due i pretendenti “superstiti”: Urbano Cairo (interessato soltanto alla rete tv di cui è già concessionario pubblicitario) e il fondo d’investimento Clessidra. Le grandi offerte di cui si favoleggiava nelle scorse settimane si sono volatilizzate, lo stesso fondo d’investimento che partecipa in cordata con Equinox che si era esposto a mezzo stampa per cifre rilevantissime ora offrirebbe a Telecom soltanto 300 milioni di euro in totale al lordo dei debiti e delle perdite del 2012.

L’assenza di competitor rende più facile il lavoro dei compratori che possono puntare ad avvicinarsi a quella valutazione della società, preparata in tempi non sospetti, che collocava il valore netto di Telecom Italia Media al di sotto dei 100 milioni di euro. Certo è che se si fossero davvero fatti avanti i cinesi di H3G e gli altri soggetti accreditati di un interesse almeno sulla parte delle infrastrutture trasmissive sarebbe stato più semplice per l’ex monopolista della telefonia incassare di più smembrando TI Media.

Sono più i personaggi e i gruppi che si sono affannati per smentire l’interesse filtrato dalle speculazioni giornalistiche che quelli che hanno deciso di farsi avanti. Fra quelli che hanno dovuto specificare di non voler partecipare “all’asta” c’è anche l’imprenditore Tarak Ben Ammar che ieri aveva mandato tutti in agitazione convocando una conferenza stampa nella quale avrebbe annunciato una nuova partecipazione con fondi d’investimento che fanno capo ai ricchi sceicchi di Dubai.

Ai giornalisti che erano pronti a registrare la sua “discesa in campo” per l’acquisto di La7 Ammar ha spiegato:

Vi deludo ma non compro La7. Ho molto rispetto per il cda di Telecom, di cui faccio parte e sono anche l’unico amministratore indipendente di Mediobanca. Non hanno bisogno di me, mi risulta che ci siano delle offerte.

L’intervento dell’amico di antica data di Silvio Berlusconi ha comunque contribuito a chiarire un punto fondamentale: La7 si venderà e non ci saranno rinvii dovuti alla difficile situazione economica europea (e mondiale) anche perché TI Media “perde 120 milioni di euro ogni anno” e non c’è spazio per un piano di risanamento nella situazione attuale. Un’altra dimostrazione? Le voci sulle dimissioni di Giovanni Stella, amministratore delegato di La7 srl, la società che sta curando il passaggio di mano. L’uomo che aveva portato sul “terzo polo televisivo” tante star della generalista, le stesse che hanno pesato con i loro ingaggi sui bilanci della rete senza ottenere i successi sperati (unica eccezione Enrico Mentana), il 31 dicembre chiuderà in ogni caso questa sua avventura professionale, ma secondo Il Messaggero aveva deciso di troncare in anticipo. Nel pomeriggio è arrivato un comunicato che smentisce le dimissioni di Stella, ma la sostanza non cambia.

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