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Francia – Da lunedì niente pubblicità sulle reti pubbliche

Da lunedì 5 gennaio 2009 le reti pubbliche francesi saranno prive di pubblicità. France 2 e France 3, France 4, France 5 e France O trasmetteranno dunque senza spot.Un anno fa tutti – noi compresi – ne diedero l’annuncio, riprendendo quella che sembrava un’idea un po’ campata in aria e destinata a non aver seguito.

3 Gennaio 2009 19:18

Nicolas Sarkozy Da lunedì 5 gennaio 2009 le reti pubbliche francesi saranno prive di pubblicità. France 2 e France 3, France 4, France 5 e France O trasmetteranno dunque senza spot.

Un anno fa tutti – noi compresi – ne diedero l’annuncio, riprendendo quella che sembrava un’idea un po’ campata in aria e destinata a non aver seguito. Un po’ come il Qualitel. Ma la Francia non è l’Italia, i politici stranieri non sono i nostri, gli altri popoli non si dimenticano in fretta quanto noi le promesse fatte dai loro governanti.

E così, a distanza di un anno da quell’annuncio, che definimmo La rivoluzione di Sarkozy, ecco attuato il piano, che prevede, per essere precisi, la rinuncia alle interruzioni pubblicitarie per tute le reti di France Télévisions nella fascia oraria dalle 20 in poi e, entro il 2012, in tutto il palinsesto.

Ma come si compenserà, il minor introito derivante dalla mancata vendita di spazi pubblicitari? E cosa accadrà dal punto di vista degli ascolti?

Citiamo da l’Unità:

Il mancato introito in termini di pubblicità per il servizio pubblico – stimato in 450 milioni di euro – sarà compensato almeno per quest’anno da una tassa, fra l’1,5% e il 3%, applicata sulle reti televisive private che raggiungono gli 11 milioni di fatturato pubblicitario. Un’altra tassa dello 0,9% sarà creata sui servizi forniti dagli operatori di telecomunicazioni, che hanno un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Il canone televisivo a favore del servizio pubblico sarà invece mantenuto e indicizzato sul tasso d’inflazione. Tuttavia, nessuno in Francia è in grado, oggi, di assicurare il futuro mantenimento dell’efficienza del servizio pubblico dopo la soppressione degli spot, soltanto attraverso il canone e le nuove tasse provenienti dal settore privato. Per questo motivo, e per le altre misure della riforma del settore radiotelevisivo pubblico, che prevedono anche di affidare al governo la nomina del presidente di France Televisions – prima di competenza dell’authority televisiva, il Csa (Conseil Superieur de l’Audiovisuel) – i sindacati sono già sul piede di guerra da tempo, e per il futuro promettono scioperi e atti di protesta.


E’ naturale che l’innovazione crei mugugni e grandi incertezze. Per sapere se il sistema funzionerà occorre solo aspettare e osservare. Certo è che una riduzione degli spot sarebbe auspicabile anche in Italia, sulla tv pubblica.

Dal lato degli ascolti, invece, la situazione si fa interessante: il prime time delle reti pubbliche si anticiperà, giocoforza, per la precisione alle 20:35. Le reti private stanno seguendo strategie opposte: TF1 manterrà il prime time alle 20:50, così come Canal Plus (principale rete a pagamento), riservandosi entrambe di operare modifiche in corso d’opera. M6 invece anticiperà la prima serata di almeno dieci minuti.

Sarà interessante – ma anche qui, solo il tempo e l’osservazione ci verranno in soccorso – scoprire se gli ascolti delle reti pubbliche e private subiranno scossoni in seguito a questo cambiamento quasi epocale, o se rimarrà tutto come prima.