L’Isola di Raiuno sta a galla, ma gli effetti speciali datati rischiano di affondarla
L’Isola di Raiuno non affonda ma sta a galla a fatica: gli effetti speciali ci riportano indietro di anni
“L’isola” di Raiuno non è come quella di “Lost” o di “Last Resort”, nè tantomeno punta a diventarlo. Piuttosto, è un’isola italiana: vorrebbe affascinare, ma non si sforza abbastanza per non passare inosservata o, anzi, se si fa notare è più per i difetti che per i pregi.
La fiction di Alberto Negrin, che negli intenti si offre come un prodotto che vuole far offrire al pubblico un inedito punto di vista sull’ecologia e l’energia alternativa (bello il dialogo tra padre e figlia sulle conseguenze dei troppi cambiamenti sulla natura), è certamente diversa dalle altre produzioni viste nell’ultimo periodo, e non solo per il ruolo dato all’Elba fin dal titolo.
La storia si perde tra thriller e mistero, tanto da poter ricordare, sopratutto nelle prime scene, il libro “Oro Blu” di Clive Clusser: un aereo precipita, e le indagini portano a delle ricerche top secret di una multinazionale alla ricerca di una formula per ottenere acqua potabile e, quindi, conquistare un ruolo fondamentale nell’economia mondiale.
Blanca Romero ed i problemi col costume sull’Isola
Entra così in gioco la Guardia Costiera, che finisce nel mezzo di una vicenda che valica i confini nazionali e ci porta sulle acque tormentate di un dramma ambientale capace, se ben sfruttate, di salvare il pubblico dal naufragio d’urgenza.
Un naufragio che, però, potrebbe essere necessario se in corso d’opera non dovessero cambiare alcune cose: innanzitutto, una storia, per poter essere definita un “film in dodici episodi”, deve avere una struttura narrativa forte e durevole. E già qualche scena della prima puntata risente della necessità di dover allungare il brodo della narrazione.
Se per i personaggi è ancora presto per esprimersi (per una storia di questo genere, la forza dei protagonisti nel riuscire a portare avanti il racconto deve essere maggiore rispetto ad altre fiction), a deludere sono soprattutto due aspetti. Il primo è l’assenza dell’Elba, protagonista fin dal titolo, isola che però al momento non viene valorizzata così come ci si sarebbe aspettati: anche il colpo di scena relativo alle ricerche della multinazionale avviene in Tunisia, lontano dall’Italia.
Infine, bisogna sottolineare l’uso degli effetti speciali, arma a doppio taglio che la fiction italiana non ha ancora imparato ad usare. Se da un lato fa piacere vedere una produzione nostrana che si ricorda di poter sfruttare la computer grafica per ampliare il ventaglio del racconto ed inserire artifici utili allo sviluppo della storia, dall’altro dispiace vedere certi risultati.
Certo non ci saremmo aspettati effetti speciali alla “Avatar”, ma assistere a riproduzioni di aerei in volo, piccoli sommergibili e balene in acque digitali a livelli che sarebbero stati ritenuti accettabili dieci anni fa, ci porta seriamente a pensare che alla nostra fiction manchi sempre uno sguardo al presente che la renda davvero contemporanea, così come, su Twitter, prontamente hanno fatto notare:
Sto guardando “l’isola”, vogliamo parlare degli effetti speciali…? parliamone. #comodore64
— Flavio Parenti (@Flavioparenti) Dicembre 2, 2012
Blanca Romero ed i problemi col costume sull\\’Isola
