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TG1 e la gaffe del “fratello negro”

Non siamo certo a favore del politically correct a ogni costo, ci mancherebbe altro. Anzi, la scorrettezza ci piace, quando serve. Ma sentir dire in un servizio giornalistico del Tg1 delle 13:30 che racconta di un fatto di cronaca (questo per la precisione) la frase Habib racconta le fasi drammatiche del suo ferimento e dell’altro

13 Dicembre 2008 14:44

Tg1 Non siamo certo a favore del politically correct a ogni costo, ci mancherebbe altro. Anzi, la scorrettezza ci piace, quando serve. Ma sentir dire in un servizio giornalistico del Tg1 delle 13:30 che racconta di un fatto di cronaca (questo per la precisione) la frase

Habib racconta le fasi drammatiche del suo ferimento e dell’altro fratello negro ricoverato anche lui…


Ce lo segnala Raffaele Napoli che, ci dice, ha scritto anche a Repubblica.it.

La frase (potete rendervi conto voi stessi della cosa, visionando lo streaming dell’edizione del Tg1 ore 13:30, o fra poco, dopo il salto), ci riporta indietro di cinquant’anni, più o meno, ci fa sentire come in un libro di Joe Landsdale o in un paese dove si pratichi l’apartheid, qualcosa del genere. Probabilmente, l’autore del servizio, Pietro Melia, aveva altri intenti – ci prova, con la voce, lo speaker, a far sentire le virgolette che dovrebbero contenere le parole fratello negro – ma obiettivamente, questo modo di esprimersi è del tutto fuori luogo per un serio servizio giornalistico e più adatto a chiacchiere da bar.