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Flavio Tranquillo, la telecronaca, la cultura (sportiva)

Flavio Tranquillo e l’Italbasket agli Europei. Considerazioni sulla telecronaca sportiva e sulla cultura (sportiva e non).

pubblicato 17 Settembre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 10:39

Flavio Tranquillo ha accompagnato, con la sua telecronaca a giudizio di chi scrive semplicemente perfetta, l’Italbasket agli Europei 2015.

L’ha accompagnata fino al risultato che nessuno avrebbe voluto – e oltre –, quella sconfitta subita dalla Lituania che, dopo ben altre imprese contro Spagna e Germania, forse si poteva evitare. Almeno, così ci piace pensare da tifosi. Ci piace sempre pensare che le sconfitte si potrebbero evitare: se non fosse così non sarebbe tifo.

Ma non è questo il punto di cui volevo scrivere brevemente. Il punto è che pare che “sui social network” – ormai va di moda dirlo. Del resto, suona meglio che dire “al bar” – Tranquillo sia stato criticato perché, durante il quarto di finale che ha visto l’Italia soccombere, ha elogiato troppo la Lituania.

Cosa dovrebbe fare, un telecronista di un incontro sportivo? Tifare spudoratamente? È davvero questo che pensa il pubblico televisivo? Dovrebbe negare l’evidenza? Cancellare l’eccellenza o anche solo la superiorità dell’avversario?

Forse siamo abituati a questo da tonnellate di telecronache calcistiche?

Da questa abitudine a fomentare l’odio per l’altro, anziché l’esaltazione per il gesto tecnico a prescindere da chi lo compie? Da quel recriminare sempre («è colpa dell’arbitro», o «dell’allenatore», o, magari, «è colpa pure del telecronista»)? Da tonnellate di moviole e polemiche? O forse da una totale mancanza di cultura (sportiva e non)?

Temo che possa essere un misto di tutto questo.

Così, ecco che il post che Tranquillo ha pubblicato sul suo blog è assolutamente perfetto, per quello che mi riguarda, per rispondere a quelle critiche. Il post inizia così:

Non le ho lette e non vado a cercarle. Ma le social critiche cui mi dicono perché avrei lodato “troppo” (???) la Lituania sono un primo, modesto ma importante risultato di un faticoso cammino. Senza cultura non c’è speranza, e la cultura è fatta di valori. Rispetto dell’avversario, indipendenza di giudizio, indagine critica sulle cose sono valori. Appartenenza, tifo (in senso di antagonismo verso l’avversario e subordinazione del proprio pensiero a esso) e cultura del risultato vs. cultura della prestazione sono disvalori. Io credo in questo, probabilmente sbagliando. E non ci sarà maniera di farmi ricredere. Se non piace, temo bisognerà fare a meno di ascoltare oppure sostituirmi. Sorry.

Lapidario. Definitivo. Come una tripla allo scadere.

Questo è giornalismo sportivo. Questa è correttezza nei confronti del telespettatore. E per chi si lamenta della mancanza di tifo, ci sono intere partite da rivedere, con la voce di Tranquillo ad accompagnare il buono e il meno buono dell’Italbasket. Si può ricominciare dai due minuti finali di Italia-Germania, per dire.