Home Le Iene Le Iene, Filippo Roma contro la norma sui video rubati: “Fino a quattro anni di carcere? Una mannaia”

Le Iene, Filippo Roma contro la norma sui video rubati: “Fino a quattro anni di carcere? Una mannaia”

Filippo Roma de Le Iene, intervistato dal Tempo, spara a zero sullo stop ai video registrati in segreto

pubblicato 26 Luglio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 12:26

Con le registrazioni abusive d’ora in poi si rischia grosso. Dopo la telefonata “fantasma” che ha travolto il governatore della Sicilia Crocetta, è passato un emendamento Ncd contro coloro che diffondono video rubati, con l’intento di provocare danno alla reputazione altrui. Pena prevista? Dai 6 mesi ai 4 anni di carcere.

Nel mirino potrebbero finire intere redazioni di programmi di inchiesta, come Le Iene, Striscia la notizia, Piazza Pulita e Report. C’è chi parla di operazione bavaglio contro la libertà di informazione.

L’inviato Mediaset Filippo Roma, intervistato da Il Tempo, attacca così la norma voluta dal centrosinistra:

“Siamo di fronte a una vera e propria mannaia. Sono davvero senza parole. Mi pare un fallo da dietro al nostro lavoro allo scopo di scaraventarci a terra. Se noi riusciamo a documentare ciò che poi raccontiamo, è proprio grazie alle riprese nascoste. Non è che la gente ci spiffera le notizie davanti a una telecamere palese. Per noi farlo di nascosto è assolutamente essenziale. E’ vero che a volte succede che documentiamo dei reati e il materiale finisce in mano ai magistrati, ma quasi sempre le nostre inchieste non vanno a finire agli atti dei processi. La telecamera nascosta è la nostra penna”.

Poi Roma dice di non sentirsi confortato all’idea che l’emendamento sia modificato per consentire ai giornalisti di fare il proprio lavoro:

“Alle Iene quasi nessuno è professionista. Io non sono neanche pubblicista, sono un freelance. Chi fa le riprese spesso è un cameraman, un operatore esperto in candid”.

Quanto all’abuso nel nostro Paese di intercettazioni, la Iena ritiene che sia giusto “impedire, nell’ambito di un’inchiesta, la diffusione di notizie irrilevanti che riguardano la vita delle persone. Noi non registriamo mai per raccontare i cavoli personali della gente, bensì notizie di rilievo pubblico”. Poi sentenzia:

“L’unico scopo di questa norma è di intralciare la libertà giornalistica di trasmissioni come Le Iene. Non potremo così più realizzare i servizi sui furbetti del Comune di Roma. La norma è un attacco alla libertà di stampa, perché mi impedisce di documentare una notizia che ho in mano. L’azienda così mi dirà che per mandare in onda il mi servizio me ne dovrò assumere tutta la responsabilità economica. E ovviamente nessuno sarà disposto a rischiare così tanto”.

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