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Il concorso Rai visto dai giornalisti che ci hanno provato

Patrizio Cacciari racconta per Blogo il famigerato concorsone Rai. Un diario da Bastia Umbra dal punto di vista di chi ha partecipato.

pubblicato 2 Luglio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 13:09

È la mattina del 9 giugno quando improvvisamente i telefoni delle strutture ricettive di Bastia Umbra iniziano a squillare all’impazzata. La proprietaria del grazioso B&B Laura, abituata al tranquillo turismo religioso della vicina Assisi, non riesce a capire perché la sua mail sembri sotto un attacco hacker.

Non si tratta di spam, né di un virus, sono i giornalisti, quelli che hanno fatto domanda per partecipare al Concorso Rai e che il 9 giugno, dopo quasi un anno e mezzo dall’uscita del bando e con la più totale assenza di comunicazioni, hanno ricevuto la più terrificante delle notizie: la chiamata alle armi di mamma Rai, con soli 21 giorni di preavviso e una sede, quella di Umbriafiere, non facilissima da raggiungere per tutti. Nessun testo particolare indicato per prepararsi alle 100 domande a risposta multipla, ma le solite indiscrezioni che tutti sanno e che nessuno conferma: deontologia professionale, diritto penale, storia della Rai, e tanti bla bla bla.

Su Facebook nascono i primi gruppi: scambio di informazioni, richiesta di passaggi in macchina, prenotazioni e info utili. E’ il giornalismo 2.0 dice qualcuno, che sarà presente anche nei quiz (aiuto). Sui social intanto è panico: “Tsipras? Ti pare che non c’è?”. “Chi condusse Fantastico 8?”. Le tre settimane passano in fretta, la gente si organizza, in tanto rinunciano, “troppo complicato”, “È inutile”, “Il gioco non vale la candela”. In effetti a guardarlo bene si tratta di 100 posti a tempo determinato, per i quali hanno presentato domanda quasi 5 mila giornalisti professionisti. E’ fame da lavoro, un lavoro che forse non esiste più. Ma che oggi un contratto da precario “seppur di lusso” venga ancora rincorso come un sogno qualcosa vorrà dire. Che riflettesse chi continua a licenziare e chi continua ad accettare iscrizioni per svolgere una professione che viene presentata in questa maniera ai più giovani: “Scordati di trovare qualcuno che ti faccia un contratto vero”.

La notte passa in fretta, i secchioni e i nerd ripassano fino all’alba, i più scanzonati ne approfittano per stappare un Sagrantino con gli amici e colleghi, dopo la telefonata della buonanotte alle mogli lasciate a casa per una sera a badare ai figli. La convocazione è per le 10.30, orario comodo, almeno quello. Tutto fila liscio: c’è parcheggio, i bar, nessuna fila, tutto in ordine. “Possibile che si tratti di un concorso per la Rai?”. Il posto è facilmente individuabile, organizzazione eccellente. Viene consegnato il foglio con le dettagliate spiegazioni, la busta avana dove inserire la scheda biografica, il pennarello nero della Carioca, “Accidenti, 5 mila pennarelli, che colpo!” avrà pensato più di qualcuno. In realtà sono di meno, perché in tanti hanno rinunciato, forse troppi.

Dice la Rai che hanno partecipato al concorso 2828 giornalisti. “Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato Valerio Fiorespino Direttore delle Risorse Umane della Rai – perché quasi 3000 giornalisti son arrivati a Bastia Umbra per sostenere la prima prova della selezione pubblica. Un passaggio importante che ci permetterà di scegliere i migliori cento”. Dove sarebbe il successo se circa il 40% degli iscritti non si è presentato? Evidentemente in questo Paese va di moda l’astensionismo.

In sala si vede di tutto: giornalisti delle tv locali, addetti stampa, collaboratori, portavoci di politici scomparsi dalla scena, precari di tutte le testate, anche quelle nazionali, tante “teste bianche”. L’età media sembra piuttosto alta. In molti si riconosco e si salutano in maniera cortese, ma tra l’imbarazzo generale, “Hai visto c’è anche Tizio? Ma non aveva il contratto?”, “Hai salutato Caio? Quelli stanno messi male, c’è tutta la redazione”. La consapevolezza di vivere un momento difficile si respira nell’aria. Insieme alla speranza di non fare una figuraccia. Perché gente laureata, che parla correttamente lingue straniere, con anni di professione alle spalle, sta per essere scartata a causa di un quizzone in stile Chi vuol esser Milionario.

Lo speaker spiega dettagliatamente le operazioni per non invalidare la prova, Ferruccio De Bortoli, presidente di commissione, augura un esame equanime a tutti. Che bellezza. C’è anche una buona notizia: la risposta sbagliata vale meno 0,33 e non meno 0,50 come invece nei giorni scorsi aveva indicato (non ufficialmente) il presidente dell’Odg Enzo Iacopino, uno dei più infuriati per le modalità di convocazione del concorso. Meglio così, in molti cercano di rifare mentalmente i conti, “Meglio non rispondere o nel dubbio meglio tentare?”. Il countdown sta per partire: 75 minuti di tempo. Via!

Non tutti si rendono immediatamente conto che copiare è impossibile, le domande e le risposte infatti sono distribuite in ordini differenti, e così le imprecazioni vengono trattenute a stento. Qualcuno prova ad alzarsi, ma durante la prova niente toilette. E ovviamente niente smartphone e niente di niente. Al massimo una bottiglietta d’acqua. Iniziano i primi sorrisi nel leggere le domande, la Carta di Milano, le elezioni turche, la storia dell’arte (tantissima), le serie tv (?!?!), un po’ di logica e l’immortale Secolo Breve di Hobsbawn. Nessuna domanda sullo sport, sulla cronaca, sulla storia della Rai, sulla storia del giornalismo. Incredibile. Forse la ragazza che ha sorteggiato la busta con la Prova numero 2 avrebbe fatto meglio a pescare la numero 1. In tanti si erano andati a rivedere chi aveva condotto Fantastico 8, ma non è servito.

Concorso RAI

Si finisce in 75 minuti, qualcuno ha consegnato prima, si esce in maniera educata e sorridente. Tutti sembrano essersi tolti un peso “Ci ho provato, ma tanto poi lo sanno tutti che questi concorsi sono truccati”. Il sorriso delle persone è amaro, c’era tanta cultura generale nei test, ma tutti sono consapevoli che studiando un po’ di più le materie giuste, superare la prova non era impossibile. Resta un fatto: nel Paese dove c’è chi chiede la liberazione dei tre Marò, esiste una professione in cui bisogna sapere tutto, dall’arco acuto a cosa fece Quintino Sella, che scritte così sembrano facili, ma con quattro risposte simili non lo erano affatto.

Sui social parte la corsa alla ricerca dell’errore, del vizio di forma. Forse qualcuno lo trova: “C’era una domanda su un quadro dipinto sia da Manet che da Monet. E ora che si fa?”. Probabilmente nulla.

In 400 passeranno la prima selezione e già dalla prossima settimana saranno impegnati nella seconda prova, questa volta a Saxa Rubra, sede della Rai a Roma. Si comincerà dalla lettera V, e come al solito ci saranno quelli che dal 9 giugno avranno avuto circa un mese e quelli che invece avranno il tempo di prepararsi fino a ottobre. Anche se i secchioni e i nerd a questo giro sono spacciati: per chi non è già un bravo giornalista, ci sarà poco da studiare. Peccato che non tutti abbiano avuto la possibilità di dimostrarlo. Tra loro e mamma Rai ci si è messo Quintino Sella.

Ah, Fantastico 8 lo condusse Celentano.

Patrizio Cacciari