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L’aria, l’acqua, la luna e la tele

Ho capito di essere invecchiato, ieri sera, quando, guidando lungo una strada buia, ho visto la luna coperta. Per una frazione di secondo ho pensato a una nube, ma poi era evidente: trattavasi di eclissi (la foto, per la cronaca, è stata scattata a Roma, subito dopo l’eclissi, da Ste di Noantri). Quasi totale, dal

17 Agosto 2008 12:43


Ho capito di essere invecchiato, ieri sera, quando, guidando lungo una strada buia, ho visto la luna coperta. Per una frazione di secondo ho pensato a una nube, ma poi era evidente: trattavasi di eclissi (la foto, per la cronaca, è stata scattata a Roma, subito dopo l’eclissi, da Ste di Noantri). Quasi totale, dal posto in cui mi trovavo. E non era Roma.

E ho capito di essere invecchiato perché la televisione non ne aveva parlato, o se l’aveva fatto, be’, l’aveva fatto in spazi ristretti. E’ vero, l’eclissi di luna non è un evento così raro, ma è pur sempre un evento, un fenomeno naturale che meriterebbe di essere in qualche modo celebrato, comunicato, osservato.

Ma l’eclissi di luna è un evento lento. Andrebbe osservata con calma, perché a due sguardi successivi, magari dopo due curve, giunti a un nuovo rettilineo, be’, sembra sempre allo stesso punto. L’eclissi di luna non è televisiva, oggi. Questo ho pensato, mentre guidavo. Non vale nemmeno un titolo di tiggì.

E poi ho pensato che invece celebriamo – televisivamente, e giustamente – l’uomo che sfreccia nell’aria e l’uomo che domina le acque.

Ed è ovvio, perché il ventitreenne Michael Phelps che si porta a casa otto medaglie d’oro, frantumando record su record, incluso quello del maggior numero di vittorie in una sola olimpiade (che risaliva a Monaco 1972), è quasi un supereroe, oltre ad aver fatto la fortuna della NBC grazie alle sue otto vittorie otto in prime time, grazie alla sua dieta mostruosa da 12mila calorie che fa il giro del mondo. Phelps è televisivo. E va celebrato. Phelps è televisivo perché serializzabile. E la serie incredibile ha vari titoli: 200 stile libero, 100 e 200 farfalla, 200 e 400 misti, staffette 4×100 e 4×200 stile libero, staffetta 4×100 mista, e vuoi vederli tutti per sapere come va a finire.

Ed è ovvio, perché il potentissimo Usain Bolt che sprigiona in settanta metri qualcosa di inimmaginabile, e arriva sulla linea del traguardo dei 100 metri esultando e rallentando persino, e con una scarpa slacciata, va visto e rivisto al ralenty, va commentato in ognuno dei suoi 41 passi 41 con cui giunge dai blocchi alla fine del breve percorso in un tempo inimmaginabile, 9’69”, un numero bello persino a vedersi. Un numero che poteva essere addirittura più basso. Eppure, ecco, Bolt, la freccia, il lampo. E’ televisivo, Bolt, e va celebrato. E’ televisivo perché è velocissimo, dura meno di dieci secondi, non puoi nemmeno interromperlo con uno spot, non cambieresti mai canale quando gareggia Bolt, e per apprezzarlo lo devi rallentare.

E poi, Bolt e Phelps, i veri volti di questa Olimpiade, generano un indotto in denaro. L’eclissi, no. E’ un fenomeno, al pari degli altri due, un po’ meno antropocentrico. Ma non è sponsorizzabile, per ora, è lento ed è scarsamente serializzabile in maniera puntuale (sebbene prevedibile). Quindi, non è più televisiva.

E io sono invecchiato.