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Claudio Brachino a TvBlog /1 – I pregiudizi nei confronti di Lucignolo e il giornalismo in tv

Claudio Brachino è il direttore di Videonews, nonché conduttore di Mattino 5, del Pomeriggio 5 prossimo venturo – insieme all’instancabile Barbara D’Urso -, responsabile di Lucignolo e, ovviamente, di tutti gli altri programmi che fanno capo a Videonews.Lo contattiamo telefonicamente e ci prepariamo a una lunga chiacchierata – che vi proporremo in due parti -.

5 Agosto 2008 12:21

Claudio Brachino Claudio Brachino è il direttore di Videonews, nonché conduttore di Mattino 5, del Pomeriggio 5 prossimo venturo – insieme all’instancabile Barbara D’Urso -, responsabile di Lucignolo e, ovviamente, di tutti gli altri programmi che fanno capo a Videonews.

Lo contattiamo telefonicamente e ci prepariamo a una lunga chiacchierata – che vi proporremo in due parti -. Ovviamente, si comincia a parlare di Lucignolo, discusso programma dell’estate di Italia1, promosso al prime time e oggetto di critiche piuttosto feroci.

Parliamo proprio di questo, dell’atteggiamento dei critici nei confronti di Lucignolo. Anche su TvBlog non siamo stati teneri, va detto per onestà. Né noi ne i nostri lettori. Cosa ne pensi?

Devo dire la verità, trovo che l’atteggiamento della critica sia stato deludente, e mi permetto di fare la critica della critica: è una cosa che non si fa mai, ma trovo che possa essere una dialettica interessante. Il punto è che si guarda a Lucignolo con una serie di luoghi comuni che non tengono conto né della sua realtà né della sua evoluzione.

Lucignolo nasce nel 2003, ha avuto un suo percorso, è finito in prima serata: una volta uscito dal Tg e entrato in Videonews, e ho lavorato con una squadra nuova, più ristretta e più giovane.

Ma nessuno si ricorda mai di queste particolarità di Lucignolo, e nessuno si ricorda mai delle inchieste che abbiamo fatto: Raffaella Regoli ha parlato dei giovani a Tel Aviv, ed era un servizio di apertura, l’ho messo in apertura in prima serata, non in un orario sicuro e protetto; Sandra Magliani ha fatto un reportage sulla prostituzione giovanile a Santo Domingo, e ancora, sempre citando l’ultima puntata di questa stagione, abbiamo parlato delle estati in carcere.

E poi, la musica classica, con Nazareno Carusi, per esempio (dopo il salto, un video-estratto). Insomma, ci sono stati, in generale, 30-40 minuti di prime time in cui si è parlato di tematiche di cui di solito non si parla. Eppure, di queste cose, non si ricorda nessun critico.

Però c’erano anche tette e culi, per dirla pane al pane…

Un po’ di tette e un po’ di glamour c’è, è chiaro, ma mai nudi integrali: Lucignolo non è trash tv, la trash tv è un’altra cosa. Lucignolo ha parlato dei rave party e li ha raccontati con le telecamere nascoste, ha parlato della difficoltà di essere gay al sud. Questa non è trash tv.

I giornali cattolici ci hanno criticato quando abbiamo fatto Vita da Escort. Poi, vedi che esce un’inchiesta analoga sui giornali. E allora, perché se lo fa Lucignolo con criteri deontologici è una maialata e se lo fa la stampa è figo?

E’ solo prevenzione, allora?

Alcune critiche sono anche giuste. Se lo rifaremo, Lucignolo, e uso il se, bisognerà veramente prendere il coraggio a quattro mani e fare più reportage e ridurre al minimo figure come quelle di chi proviene, per esempio, dal Grande Fratello, che ci hanno dato un grande apporto in questi anni ma che ora non servono più.

Il cumenda, per esempio – e lo dico con grande simpatia – si è impegnato, ma le lezioni d’amore non sono state quello che pensavo: si doveva stimolare l’analisi sociologica. E’ vero che lavoriamo con poco tempo e poche risorse. Però, io pensavo comunque a una vanzinata che raccontasse come sono i ragazzi sul posto rispetto alla seduzione.

E Melita?

Melita è maturata molto ma non sempre abbiamo trovato argomenti adeguati a lei.

E poi, comunque, non bisogna moralizzare troppo Lucignolo. Giordano ha dato una concezione del tentatore, al programma. Io sono cristiano, ma nel lavoro sono più pragmatico. Lucignolo è una metafora del racconto che si fa sull’universo giovanile.


Va bene il racconto, però non si rischia di sdoganare certi personaggi, certi atteggiamenti, con una certa televisione?

Be’, è Italia1, tv commerciale. Non dobbiamo fare la tv pedagogica.

E’ un’idea vecchia, quella della tv pedagogica?

Sì, e comunque non credo che Lucignolo sia diseducativo: oggi la tv non può essere divisa fra educativa e diseducativa. Ci sono programmi onesti e programmi disonesti. Lucignolo può essere un programma che non piace ma non è disonesto, perché si racconta ma non si fa ideologia. Si racconta la realtà. Mostrare non vuol dire essere diseducativo.

E Lucignolo non è disonesto, neanche quando parla della gnocca mostrata per quello che è. Argomento che non disdegno.

Posso scriverla, questa?

Certo.

Passiamo oltre. Cos’è il giornalismo televisivo?

Il giornlismo televisivo oggi è la prima frontiera del racconto della realtà. Un giornalista televisivo ha una possibilità unica: quella di raccontare quel che succede in un mondo sempre più complicato. Mi piace citare uno dei maestri dello strutturalismo, Roland Barthes, che ha scritto fra l’altro L’Impero dei Segni. Come fa il povero edicolante, sommerso dalle riviste, come fa, per esempio, a trovare la storia della cucina?

Ecco, il giornalista televisivo si trova sommerso allo stesso modo da una bagarre di segni che è la realtà, e la deve raccontare a un pubblico famelico. Come fa? Il giornalista televisivo ha un ruolo molto più importante dello show, dell’intrattenimento, oggi la gente vuole le news, le consuma.

Nei quindici anni di Studio Aperto, ogni edizione straordinaria sui grandi fatti erano boom d’ascolto.
Ho condotto 8 edizioni straordinarie sull’11 settembre, tutte con grandi ascolti (e questo spesso i critici di cui sopra se lo dimenticano). Questo vuol dire che il pubblico vuole notizie e approfondimenti. E che quello del giornalista televisivo è il più accattivante, il più complesso dei lavori in circolazione.

E quali sono i maestri, i modelli, di questo lavoro?

Be’, io devo molto a Emilio Fede che mi ha insegnato come si va in onda. Giordano mi ha trasmesso la creatività. Liguori la passione politica. Però mi piace anche Santoro, che considero un grandissimo anchorman, e mi piace come fa televisione la Gabanelli, anche se mi spaventa un po’ l’integralismo di un certo giornalismo di sinistra.

Allora la prossima, eventuale, edizione di Lucignolo sarà come Report?

Come Report no. Ma ci sarà più racconto della realtà, meno gossip.

(fine della prima parte. Nella seconda parte, che pubblicheremo domani, si parla di Mattino 5, Pomeriggio 5 e di… Youtube.)