La ripresa del settore audiovisivo passa dall’Università
L’emergenza sanitaria ha colpito duramente la produzione audiovisiva, che sta subendo per questo ricadute drammatiche. La ripresa, però, passa dall’Università.
La pandemia da COVID-19 ha messo in ginocchio interi ambiti produttivi, in Italia e nel Mondo, con il comparto cinematografico e, più in generale, le produzioni audiovisive, che risultano ad oggi tra i più colpiti. Se per altri settori ci sono state delle riaperture, anche soltanto ad intermittenza, teatri e sale cinematografiche sono stati tra i primi a chiudere al pubblico e, salvo qualche settimana lo scorso anno, ancora oggi sono costretti a tenere le saracinesche abbassate.
I set cinematografici e televisivi si sono dovuti fermare per mesi e le decine e decine di film pronti ad uscire in sala sono finiti in un limbo da cui si sono liberati soltanto grazie alle piattaforme di streaming come Netflix, NOW o Amazon Prime Video in un tentativo dei produttori e dei distributori di far arrivare comunque al grande pubblico mesi e mesi di dura fatica.
Lo streaming, già molto popolare da tempo anche in Italia, si è rivelato essere un prezioso alleato per la sopravvivenza del comparto, non più un nemico da trattare come concorrenza. Questo passaggio quasi obbligato allo streaming di una grande porzione del settore che per decenni ha camminato a braccetto con le sale cinematografiche ha consolidato ulteriormente questa modalità di fruizione dei contenuti già sposata da tempo anche dai grandi nomi del cinema internazionale. Pensiamo a registi come David Fincher o Alfonso Cuarón, che hanno collaborato con enorme successo con Netflix, o ad attori ed attrici come Nicole Kidman, Meryl Streep o Ryan Reynolds che si sono lanciati a capofitto in progetti pensati proprio per lo streaming.
Nonostante la battuta d’arresto legata alla pandemia e all’emergenza sanitaria che ne è scaturita, il settore dell’audiovisivo resta tra i fattori di crescita economica e culturale del Paese e tra gli strumenti di promozione e rilancio sulla scena internazionale. Pensiamo soltanto alle recenti nomination agli Oscar 2021 che vedono diversi nomi italiani o a Laura Pausini che si è portata a casa un Golden Globe soltanto poche settimane fa.
L’Università Link Campus University sta precorrendo i tempi già da diversi anni col suo corso di laurea triennale in DAMS, caratterizzato come un percorso professionalizzante in grado di offrire competenze di alta qualità nell’ambito dei media audiovisivi e delle arti performative.
Sono due i percorsi di studio, Film Maker e Theatre Maker, che portano gli studenti direttamente dietro e di fronte alla macchina da presa e che forniscono competenze di alto livello per la regia e la scrittura di prodotti cinematografici e teatrali, oltre a conoscenze di fotografia, montaggio e post-produzione.
Non solo lezioni e teoria, ma anche laboratori didattici vengono tenuti da professionisti del settore e il racconto della realtà che passa anche attraverso lo studio dei nuovi strumenti della comunicazione digitale, le tecniche di Graphic Design e del Motion Graphics.
Nel 2018, lo riferisce la “Guida all’Università 2019/2020” – per i laureati di primo livello in DAMS il tasso di occupazione è stato del 40,2%, con il primo lavoro a 4 mesi dalla laurea. Il DAMS prepara i suoi studenti a possibili impieghi nell’organizzazione di importanti festival di cinema, nelle redazioni di programmi tv o come sceneggiatori di prodotti per la televisione, il cinema e il teatro, redattori o videomaker per il web.
Se è vero che la pandemia ha rallentato il mondo dello spettacolo, è altrettanto vero che ci sono almeno due attività che hanno continuato a lavorare: lo sviluppo di nuovi progetti e la scrittura, attività che hanno una dimensione collettiva e che possono essere organizzate e gestite anche a distanza, riducendo a zero il rischio di contagio. La parte dello sviluppo, infatti, è l’unica che può andare avanti anche in pieno lockdown ed è quella su cui le produzioni possono concentrarsi in attesa di tempi migliori.
Grazie all’assunzione di misure estremamente severe, inoltre, e nel massimo rispetto delle norme anti-COVID, oggi i set sono tornati operativi e soltanto a Roma ce ne sono attivi 230, tra film, serie tv e documentari. Il Lazio ancora oggi rappresenta il territorio che ospita la maggior parte delle imprese nazionali del settore audiovisivo e la filiera è la seconda industria della regione. Questo deve infondere fiducia all’intero comparto e spronare ad essere positivi, mettere in cantiere idee e storie e farsi trovare pronti non appena l’emergenza sanitaria sarà passata.