Home Notizie Domenica live, quando la credibilità muore sui titoli di coda (dopo l’agonia Minetti)

Domenica live, quando la credibilità muore sui titoli di coda (dopo l’agonia Minetti)

Alessio Vinci fa una figura imbarazzante col personaggio più discusso del momento.

pubblicato 7 Ottobre 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 01:13

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Mi ero ripromesso sino a un’ora fa (e lo dimostreranno i toni per nulla ostili del mio live) di parlar bene del debutto di Domenica live, che ho visto per cinque ore consecutive senza battere ciglio (in Arancia meccanica avrebbero protestato per ben di peggio).

Nel complesso, mi era sembrata un’operazione piuttosto riuscita di miglioria sul piano del taglio, della linea editoriale, del messaggio da lasciare al telespettatore.

Il solo percepire dei servizi e collegamenti meno plastificati, il veder intervenire in una domenica pomeriggio Emma Bonino e Oliviero Toscani, anziché gli amici della Panicucci Pucci e Predolin, mi sembrava una grandissima conquista.

Persino le tonalità lugubri, neanche da seconda serata, proprio da camera ardente, le ritenevo giustificabili. Ho pensato che a Mediaset l’urgenza di alzare il tiro fosse tale da eliminare qualsiasi “frivolezza”, da imporre un’austerità nella forma prima che nella sostanza.

Poi è arrivata Sabrina Scampini, di rosso vestita, e il suo ribaltare il proprio ruolo di spalla, mostrando all’occorrenza tutta la propria arguzia e sapiente ironia, ha costituito la vera rivelazione di questa prima puntata. Ora sono costretto ad arrivare a lui, Alessio Vinci.


A inizio puntata ci ha quasi provato ad incalzare De Romanis. Della serie, ora mi sono fatto crescere la barbetta che fa più autorevolezza. Il cambiamento del clima politico sembrava averlo rassicurato, nel “poter” tirar fuori la parte più interlocutoria di lui.

Poi ha scelto di intervistare la Minetti e la sua credibilità da intervistatore della domenica, come da giornalista, come da padrino del nuovo domenicale di Canale5, è morta.

Il triste annuncio lo si è visto, in particolare, sui titoli di coda. Come se non fosse bastato ignorare la carriera della Minetti, dimenticarsi e poi ricordarsi superficialmente delle sue presunte dimissioni, elevarla più volte a personaggio da far conoscere meglio, appellandosi al “di lei si dice che”.

Ebbene, nei titoli di coda – dopo che la Minetti lo ha inchiodato dandogli del bacchettone che non fa neanche domande troppo cattive – Vinci ha pensato bene di tirar fuori la famigerata t-shirt di Nicole, quella che lui non metterebbe mai per non perdere il posto.

E l’ha rifilata alla Scampini, la stessa da lui relegata al ruolo di spalla. La stessa che, da donna e giornalista con più sale in zucca, avrebbe dovuto intervistare la Minetti al suo posto per salvare la faccia a tutti.

Una prece.