Home Selvaggia Lucarelli a Blogo: “AnnoUno? Ne stiamo parlando. Segni di distensione per il veto Mediaset”

Selvaggia Lucarelli a Blogo: “AnnoUno? Ne stiamo parlando. Segni di distensione per il veto Mediaset”

Selvaggia Lucarelli fra il passaggio al Fatto Quotidiano, la presenza nei talk politici (PiazzaPulita e, prossimamente, AnnoUno), impegni radiofonici e televisivi, haters e molto altro. Intervista.

pubblicato 29 Aprile 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 15:39

Selvaggia Lucarelli non lascia indifferenti. Come tutti i personaggi dotati di graffiante ironia, personalità ben definita ed opinioni più o meno discutibili, la si ama o la si odia (io, francamente, faccio parte dei primi, ma questo è un altro discorso). La scrittrice e giornalista ha un’agenda professionale ricca di impegni: conduce una trasmissione quotidiana su m2o, fa l’autrice di The Voice, scrive (fino al 30 aprile su Libero, poi passerà al Fatto quotidiano), partecipa a trasmissioni televisive, aggiorna i suo profili social con pensieri che, spesso, diventano dei veri ‘casi’. Ne parliamo con la diretta interessata.

Lunedì hai debuttato a PiazzaPulita, forse l’unico talk politico su cui twitti e che, probabilmente, apprezzi. Cosa ti affascina del programma di Corrado Formigli?

“Twitto anche su Di martedì, Ballarò, Servizio pubblico, La gabbia, L’aria che tira… ma è vero che PiazzaPulita è il talk che preferisco perché ha avuto prima degli altri il coraggio di dedicare puntate intere all’Isis o di fare reportage sul Kurdistan iracheno, che non sono propriamente argomenti da bar. Mi piacciono i coraggiosi, in tv e nella vita. Mi piace lo stile di Formigli. Mi avevano invitato più volte l’anno scorso e anche in questa stagione, ma con mio grande rammarico non ero riuscita ad andare perchè tra radio, giornale, il libro e mio figlio per me andare a Roma è davvero complicato. Sono felice di essere riuscita ad essere lì in una puntata sull’immigrazione in veste di buonista, chissà, magari torno pure. In un certo senso, in questo ruolo, il mio è stato un esordio assoluto, sebbene io nella vita sia molto più pacifica e morbida di quanto non sembri mediaticamente parlando”.

Al Festival del Giornalismo di Perugia, però, rappresentavi l’accusa dei talk show politici insieme a Filippo Facci. Quali sono i punti deboli di questi format?

“La quantità. Ce ne sono tanti, 19, quindi il pubblico si divide, sceglie. Se hai voglia di guardare 19 volte Salvini spammato su 19 programmi in una settimana sei da neuro. O sei la Isoardi. E poi c’è la difficoltà narrativa nel raccontare la realtà oggi in un talk, perché la realtà sia nel sociale che nella politica è piuttosto complessa. Raccontare Berlusconi e il Rubygate era più semplice, raccontare immigrazione, Libia, Siria, califfati, riforma elettorale o del lavoro è più complesso, quindi i programmi scelgono il loro registro in maniera distinta: ci sono La gabbia, Quinta colonna, Virus che scelgono una narrazione più di pancia e altri programmi che scelgono un registro più di inchiesta (PiazzaPulita) o di dialettica in studio (Servizio pubblico, Ballarò). L’isis lo puoi raccontare con le teste mozzate come Porro o con i Peshmerga come Formigli, sono scelte. Un altro problema è che oggi non c’è più la distanza tra cittadino e politica che c’era una volta. Oggi la Santanchè ti risponde su Twitter, se vuoi insultarla puoi farlo tu, non stai davanti alla tv sperando che lo faccia Santoro”.

Quinta colonna supera settimanalmente PiazzaPulita sul fronte degli ascolti. E’ stato detto che “Del Debbio e Formigli non fanno lo stesso mestiere”: concordi?

“Del Debbio fa intrattenimento, Formigli fa giornalismo. Rispettabili entrambi, ma sono generi televisivi diversi e hanno target diversi. A me dei numeri non frega nulla, visto che non sono un direttore di rete né un’inserzionista pubblicitario né una conduttrice, a casa mia non decretano alcun successo e nessun incremento sul mio conto corrente. Per me conta quanto interessante sia un programma, il numero di cose belle e stimolanti che mi racconta”.

Secondo Dagospia sarai ospite fissa ad AnnoUno su La 7. Confermi?

“Con Giulia (Innocenzi, ndr) ne stiamo parlando. Quando mi ha chiamata per chiedermi se mi andasse di essere la giornalista che si confronta coi giovani, la prima cosa che ho pensato, prima ancora di ‘Che figata’, è stata ‘Azz, so’ vecchia!'”.

Lo condurresti? O preferisci il ruolo di opinionista/commentatrice?

“Non lo condurrei mai. Il conduttore deve essere super partes, io sono nata per essere versus partes”.

Ieri a PiazzaPulita, prossimamente ad AnnoUno: è merito del passaggio al Fatto Quotidiano come sospetta qualcuno?

“Beh, a dire il vero tra Travaglio e Formigli ci sono stati attriti abbastanza documentati dalla stampa per cui non credo che il passaggio abbia favorito, tanto più che come dicevo a PiazzaPulita mi avevano chiamata anche lo scorso anno per commentare le elezioni e la mia migrazione al Fatto all’epoca non era nei piani di nessuno. Vedo che dopo la fantapolitica, il fantagiornalismo è piuttosto in voga. E comunque chiariamo una cosa: non è accaduto nulla di straordinario, scrivo, mi occupo di tanti temi compresa la politica (sebbene non dell’aspetto più tecnico) e di questioni che hanno a che fare con il sociale e la comunicazione, sarebbe più bizzarro se andassi a Tg economia a parlare di plusvalenza, di cui non so una cippa. Ho detto spesso no a talk politici e non solo politici quando mi hanno chiamata a parlare di cose che non mi interessavano e se so poco di un argomento, mi preparo, studio. Io sono una secchiona da sempre, odio la sciatteria e l’impreparazione”.

A proposito del passaggio al giornale diretto da Marco Travaglio (dal 1 maggio): cambierà qualcosa sul tuo stile di scrittura e sui temi trattati?

“No perché a Libero sono stata sempre libera di fare quello che mi pareva. Non ho la sindrome del puma fuori dalla gabbia, non ho bisogno di correre, perché correvo già. Credo che Travaglio mi voglia per quello che sono. Trovassi pure un fidanzato che ragiona così, sarebbe il nirvana”.

Selvaggia Lucarelli, Francesco Facchinetti

Intanto sei impegnata pure dietro le quinte di The Voice. Qual è il tuo ruolo?

“Quello di tutti gli autori dei coach di The voice: dare una mano al coach (nel mio caso specifico a Francesco) e offrirgli degli spunti, delle letture su dinamiche e concorrenti. E infine quello di dirgli ‘Levati quelle babbucce viola che sembri la via di mezzo tra Aladino e Briatore’, ma tanto poi se le tiene lo stesso”.

E’ la prima volta che firmi un programma senza apparire in video?

“E’ la prima volta che seguo qualcuno in tv, ma mi capita spesso per puro piacere di aiutare amici noti a dire o scrivere cose. Sogno da sempre una seconda identità, di provare a essere me stessa senza trascinarmi dietro pregiudizi o snobismi, per cui fare l’autrice di qualcuno o la ghostwriter mi piace e piacerebbe assai. La protagonista del mio libro (Che ci importa del mondo, ndr) era una ghost non a caso”.

Francesco Facchinetti è il tuo manager dalla fine del 2014. Come è lavorare con lui? E’ riuscito a “piazzare” un sacco di personaggi interessanti come Frank Matano e Diana del Bufalo. Sembra influente…

“Francesco è uno stakanovista che con le persone che segue sa dosare con una certa maestria cinismo e affetto. Se pensa che tu faccia cagare in qualcosa o che qualcosa non sia giusto per te te lo dice senza fronzoli, ma se ti vede fare bene qualcosa ti manda delle noti vocali che sono un tripudio di ‘bravaaaaaa ti amoooooo gradiosaaaaaa’ che ti fanno sorridere per sei settimane. E’ un entusiasta della vita e un manager molto lucido e molto capace ma non credo che influenzi nessuno. Non mi piace l’idea del manager che influenza, suona come una roba che ha a che fare col potere, coi soliti giochini politici della serie ‘Se vuoi tizio ti prendi anche caio’. Sa chi proporre nei ruoli giusti, non cerca di ficcare i suoi personaggi ovunque, anzi, spesso scoraggia o mi dice ‘Non devi accettare, tu vali di più di quella roba lì’. Credo che Frank Matano in tv sia un talento, più di quanto non ci si aspettasse. Non capita quasi mai che i personaggi che arrivano da Youtube riescano a fare il salto in tv atterrando stabili sulle proprie gambe come Frank e invece lui a Italia’s got talent riesce ad essere tenero, empatico, misurato e ironico nella giusta misura. E Diana idem. E’ brava, buffa, naif, imprevedibile, mi piace molto. Con me fa più un lavoro di razionalizzazione di scelte e impegni e poi sa capitalizzare, io come tutti quelli che fanno un lavoro per passione, sono una che farebbe questo mestiere gratis”.

La vicinanza al team di Facchinetti è stata la “causa” della polemica #SelvaggiaNonMentire. Ti ha fatto incazzare quell’hashatg?

“Il web è pieno di sfigati livorosi. Prima i ragazzini volevano fare gli attori, ora gli youtuber, c’è un’invidia feroce e una competizione deprimente. Che poi, tanta agitazione per nulla. Quelli bravi davvero, prima o poi qualcuno li nota. Il web non occulta il talento ma gli spara l’occhio di bue sulla fronte, possono stare tutti sereni. A me andò così, ero una sconosciuta di Civitavecchia che scriveva dalla mansarda di casa”.

A febbraio hai fatto parte della giuria di Notti sul ghiaccio su Rai 1. Che esperienza è stata?

“Mi sono divertita tantissimo. C’era un bel clima e nessuna agitazione per gli ascolti. Milly è una donna fantastica, sempre sorridente, sempre positiva, di una gentilezza commovente in un ambiente che solitamente pullula di cafoni vanesi e di pavoni cretini che fanno la ruota per lo share. Comunque, passando a giuria e concorrenti, sono sopravvissuta alla Ventura, Miccio e la Marini contemporaneamente, ora potrei pure arruolarmi nella Jihad”.

A proposito di talent. Hai detto: “Tutti ‘sti uomini che twittano su Amici sono veramente la morte civile dell’eterosessualità”. Qualcuno ha, addirittura, parlato di omofobia. Vuoi chiarire il tuo pensiero?

Amici è un programma fortemente gay-friendly, molti cantanti e ballerini e giudici erano e sono gay, molti gay amano Amici, molti gay twittano su Amici. Mi sfugge cosa ci sarebbe di omofobo in questa considerazione. Io trovo che certi gay siano sarcasmofobici. Tra l’altro sono abbastanza stufa di quelli che mi tacciano di omofobia quando metto in discussione i gay per ragioni evidentemente estranee alla loro affettività e sessualità. Per me sono talmente normali che li bacchetto come bacchetto gli etero, non ho quella accortezza mista a pietismo e sì, a un po’ di omofobia latente, del tipo ‘poverini, trattiamoli bene che già so’ gay, non bisogna infierire’. Dovrebbero volermi bene per questo. Perché li tratto come fratelli, non come il fratello scemo. E pure perché non ho ancora detto ‘ho tanti amici gay'”.

Ogni tua frase, ogni tweet, ogni articolo diventano un caso. Ti spaventa essere così influente? O ti inorgoglisce?

“Non mi spaventa e non mi inorgoglisce, mi fa piacere e mi responsabilizza. Da tempo uso la mia influenza per divertire, per cazzeggiare, per fare bene il mio lavoro e anche per sensibilizzare la gente su temi che mi stanno a cuore, perché chi ha la fortuna di parlare a tanta gente deve contribuire a rendere il mondo migliore. Non ci si può esimere, per me la popolarità in questo senso è una chiamata alle armi. Non si può solo avere, bisogna restituire qualcosa. Puoi essere bravo, puoi essere talentuoso ma se non sei fortunato a nascere nel pezzo di mondo giusto, il tuo talento morirà affamato. Io non voglio dimenticarmi di essere una persona fortunata”.

Prosegue, invece, il veto imposto da Mediaset nei tuoi confronti? Sono passati due anni dal famoso pezzo su Schettino e Sottile…

“Dai, mi hanno invitata dietro le quinte ad assistere al live dell‘Isola dei famosi, noto deboli ma significativi segni di distensione”.

Stanza Selvaggia la3

Continui anche a far radio su M2o (la trasmissione Stanza Selvaggia viene trasmessa anche su La3). Le telefonate ai “leoni da tastiera” sono diventate un cult, come quella all’aspirante sindaco leghista…

“Amo questa parte del mio lavoro in radio più di ogni altra cosa. Smascherare i vigliacchi che insultano sui social per poi scodinzolare nella vita quotidiana è fortemente educativo”.

A proposito di “haters” e telefonate. Preferiresti fare una chiamata a Costantino della Gherardesca o Federica Panicucci?

“Vorrei whatsappare con la Panicucci ma probabilmente, dopo Twitter (in cui non le ho mai rivolto una parola o un pensiero), mi ha bloccata anche su Whatsapp. Preventivamente”.

Valerio Scanu o Barbara d’Urso?

“Chiamerei Scanu e mi farei passare i cani, con cui potrei avere una discussione più prolifica”.

Salvo Sottile o Giuseppe Cruciani?

“Ho smesso di chiamare gli uomini un paio di anni fa. Ora, se mi vogliono, mi chiamano loro”.

Spesso, forse per “denigrarti”, vengono ricordate l’esperienza La Fattoria o le tue vecchie relazioni. Ti infastidisce?

“A me piace, a piccole dosi, coltivare la parte leggera in tv. Mi fa sorridere chi mi rinfaccia la parte leggera, lo show, quelli che se vado dalla Latella o da Vespa o da Formigli dicono robe fesse tipo ‘si è ripulita’. Ma da che? Dalla strada? Dal narcotraffico? Dalle televendite di scioglipancia? Per me la priorità è fare bene le cose, che siano alte o basse. E’ il linguaggio che conta. La tv è come tutti gli altri mestieri, si comincia dal basso, poi se si è bravi o fortunati o entrambe le cose si fanno cose migliori. I manager di aziende hanno fatto fotocopie, mica gli si rinfaccia di aver fatto le fotocopie per sminuirli, questa è una roba becera da livorosi e rosiconi. Quando ho fatto la tanto nominata Fattoria – 10 anni fa – il Moige, che è il movimento più bacchettone del cosmo, mi elogiò pubblicamente per intelligenza e ironia. Ma poi in tv spesso si cerca una strada, così come nella vita. Io non l’ho sempre avuta chiara, mi sono evoluta nel pensiero, negli interessi, nelle aspirazioni. C’ho pure un’età, per fortuna sono cambiata, sarei patetica o immobile se fossi la stessa che a 20 anni. Anche alcuni autori di famosi talk politici e perfino di tg erano autori di reality, Fabio Fazio faceva le imitazioni, la Bignardi il Grande Fratello, Ambra Non è la Rai, Renzi la Ruota della fortuna. Si sono ripuliti? No, hanno trovato il loro centro. Che poi, io non ho mai capito perché se si è attenti alla politica non ci si possa divertire a scrivere di tv o di costume. Io sono curiosa, mi interessa il mondo, la società, il frivolo e la sostanza. Ma cerco di raccontare tutto con un registro alto”.

Ti ho chiesto la qualunque, ma ho un’ultima curiosità: quando esce il tuo nuovo libro?

“A settembre, ho posticipato l’uscita di qualche mese. L’ho premesso, sono una secchiona. Anche la mia editor mi chiama così, ‘secchiona’. I libri si fanno in pace, silenzio e solitudine, in questi mesi c’è stato un allegro fracasso e io nel fracasso riesco appena a scrivere il mio numero di telefono a Fassbender, se proprio proprio me lo chiede (dici che Fassbender è un riferimento abbastanza alto? Metto Nanni Moretti, così mi chiama Santoro?)”.

Amici di Maria De Filippi