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Sanremo 2015, Giancarlo Leone: «No, il messaggio no»

Il direttore di Rai1 commenta il momento neocatecumenale della famiglia Anania. Qualche considerazione su messaggi, rischi e incassi

pubblicato 11 Febbraio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 18:42

Giancarlo Leone gongola sobriamente e giustamente per aver ottenuto il massimo risultato possibile con questo festival, dimostrando che la scelta sobria da varietà classico può funzionare. In tempi recessivi (e renziani), non è poco

Durante la conferenza stampa del Festival di Sanremo di martedì 11 febbraio, viene chiamato a commentare la famiglia Anania, la trinità e la provvidenza che ieri sera hanno imperversato sul palco dell’Ariston.

E lo ha fatto in maniera tranchant:

«Facciamo il Festival della canzone italiana, io dico: no, il messaggio no».

La parafrasi morettiana, con il “messaggio” che sostituisce il “dibattito” racconta la filosofia che c’è dietro questo Festival. Una filosofia che è anche comprensibile, parliamoci chiaro, e perfettamente sensato.

È vero, lo sappiamo, che questo è il Festival della Canzone Italiana, cioè di tutti gli italiani. È vero che bisogna essere ecumenici. È tutto vero.

Tuttavia, il messaggio, nel caso specifico, c’è stato, volenti o nolenti, ed è arrivato forte e chiaro.

Ma ammettiamo che non ci sia stato: se è perfettamente legittimo e professionalmente indiscutibile scegliere di non mandare messaggi per “prendere” quanto più pubblico possibile, poi si deve fare i conti con il fatto che se si appiattisce tutto, allora poi chi cerca di mandar messaggi viene “penalizzato” (vedi Di Michele-Coruzzi, per dire) e il livello si uniforma verso un piatto pensiero unico.

Allora, se è vero che gli scogli non arginano il mare (per citare il direttore di Rai1 quando parla, correttamente, del fatto che la rete si trova sbalottata nella bufera del proliferare di “altre” televisioni, da anni), è altrettanto vero che le vette d’eccellenza si stagliano e si distinguono e si ricordano. Il coraggio e le eccellenze passano alla storia, il resto passa solo alla cassa.

E senz’altro questo Festival incassa: l’assenza di polemiche e i dati d’ascolto. Il resto, temo, si scorderà facilmente.

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