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La Chef e la Boss funziona grazie all'”anti-televisività” delle protagoniste

Questa sera andrà in onda l’ultima puntata della prima stagione.

pubblicato 2 Gennaio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 20:15

Questa sera andrà in onda l’ottava e ultima puntata della prima edizione de La Chef e la Boss, il docu-reality dedicato alla chef Viviana Varese e all’imprenditrice Sandra Ciciriello, proprietarie del ristorante Alice.

Il ristorante stellato, nato a Milano dal 2007, ha conquistato una prestigiosa stella Michelin nel 2011 e ha successivamente traslocato all’interno di Eataly Smeraldo a Milano. La Chef e la Boss ha documentato la “rinascita” di questo ristorante, raccontando nel dettaglio le avventure professionali della Varese e della Ciciriello, con gli inevitabili risvolti umani.

La Chef e la Boss si è proposto come un observational reality: questo sottogenere si è rivelato un registro, non solo molto interessante, ma in certi versi anche abbastanza coraggioso, in netto contrasto con altri docureality più mediaticamente appetibili ma perfettamente attuabile in futuro anche per altri progetti.

La Chef e la Boss, infatti, funziona proprio perché privo di quella patina artificiosa che riveste programmi di questo tipo, Cucine da incubo Italia, tanto per fare un esempio e un paragone. L’obiettivo predominante, infatti, sembra sempre quello di rendere il prodotto televisivamente più accattivante, e mai verosimile, con il risultato finale che il pubblico assiste ad una recita o poco più.

La peculiarità interessante de La Chef e la Boss, invece, è che il programma funziona grazie e soprattutto all’“anti-televisività” delle due protagoniste, senza alcun riferimento all’aspetto fisico, sia chiaro.

L’umanità di Viviana Varese e di Sandra Ciciriello arriva al pubblico perché il racconto non viene preimpostato ma semplicemente filmato, montato e mandato in onda. La promessa di un’observational reality, quindi, è stata mantenuta.

La “cattiveria” della Varese non provoca sentimenti di antipatia proprio perché si percepisce la genuinità dei suoi rimproveri, nulla viene compiuto a favore di pubblico.

E’ normale, però, che l’essere poco televisivamente invitante è l’arma a doppio taglio de La Chef e la Boss: è ovvio che il pubblico sarà sempre più propenso verso lo sguardo tenebroso di Cracco o verso i ceffoni ironici e iconici di Cannavacciuolo.

La Chef e la Boss, però, merita almeno una chance e se una seconda stagione non sarà possibile, la speranza è che almeno si dia un seguito al genere observational.