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Dribbling, ha 40 anni il programma sportivo di Rai 2

Dribbling è da tempo un appuntamento imprescindibile dello sport in tv e tra qualche giorno compie 41 anni.

pubblicato 29 Novembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 21:26

Dribbling ha 40 anni: anzi, la rubrica sportiva di Rai 2 spegnerà il prossimo 8 dicembre le sue prime 41 candeline. Tanti, infatti, sono gli anni trascorsi dalla sua prima puntata andata in onda sabato 8 dicembre 1973 alle 18.30 su quello che allora si chiamava Secondo Programma. Rai 3 doveva ancora nascere, la televisione a colori sarebbe arrivata di lì a qualche anno, ma l’appena 12enne seconda rete Rai (nata nel 1961), sentiva la necessità di una rubrica che parlasse di sport al suo pubblico.

A ideare il programma due delle firme e delle menti autoriali più preparate, brillanti e autorevoli del panorama sportivo italiano, ovvero Maurizio Barendson e Paolo Valenti, già autori nel 1970 di 90° Minuto – di cui Valenti sarà ‘corpo e anima’ praticamente fino alla sua morte, avvenuta nel 1990.

Se 90° minuto era ‘LA’ rubrica di Rai 1, Dribbling cercò di conquistarsi un suo spazio nel cuore degli sportivi, non solo degli appassionati di calcio, grazie anche alla conduzione di Nando Martellini.

Ma sono anni convulsi in Rai e con la riforma del 1976 Dribbling cambia nome e diventa Sabato Sport, almeno fino all’ottobre 1977, quando Dribbling ricompare nel palinsesto di quella che ormai si chiama Rete 2, ma al lunedì, come ricostruisce puntualmente Pino Frisoli sul suo blog.

Riconquisterà il suo giorno canonico, il sabato, e la sua fascia consueta, quella preserale, nel 1979 e vi resterà fino al 1982. Tra i conduttori Gianni Minà e Gianfranco De Laurentiis, che più di tutti ha legato volto e carriera al programma.

Si potrebbe dire che, fedele al suo titolo, Dribbling non ha avuto una vita facile, né un andamento lineare: dopo sette anni di pausa, torna in onda nel 1989 nella formula che molti – almeno quarantenni – ancora ricorderanno, ovvero su Rai 2 e con De Laurentiis e una giovanissima Antonella Clerici alla conduzione. Dopo una prima edizione in onda alle 18.55 del sabato, Dribbling si attesta nella fascia che ancora oggi la ospita, ovvero quella post-prandiale del sabato, dopo il Tg2.

Certo, ora non è più tempo di lunghi approfondimenti e di servizi fiume, cui il programma era avvezzo, con reportage che alcuni ricordano anche superiori ai 10 minuti. Ogni pezzo era uno ‘speciale’, ogni servizio un’immersione nelle vite dei protagonisti o negli spogliatoi delle squadre. Basta rivedere lo stile di De Laurentiis nel neanche troppo lontano 1989 per capire quanto sia cambiato anche il linguaggio del giornalismo sportivo in tv.

Neanche la sigla di Dribbling è sempre stata la stessa. Ma se dovessimo chiedere a chi si avvicina (o ha superato) gli ‘anta’ come fa la sigla di Dribbling, immagino che avrebbe pochi dubbi e inizierebbe a intonare la versione di “One of These Days” dei Pink Floyd, pubblicata nel 1971 e adottata fin dalla prima edizione del programma. Bastano poche note per riconoscerla e resta, di fatto, il biglietto da visita di Dribbling (o almeno di quello che Dribbling ha rappresentato per anni, visto che oggi resiste con indomito orgoglio nel palinsesto Rai, ma soffre la concorrenza dei tanti programmi sportivi di matrice soprattutto talk ‘adottati’ dalle pay-tv che ora fanno scuola).

A noi piace ricordare l’appuntamento con De Laurentiis, uno dei signori del racconto sportivo, e le prime note di quel pezzo dei Pink Floyd, che riportano molti all’infanzia e alla giovinezza. A un modo di raccontare lo sport che si fa fatica a ritrovare nei palinsesti contemporanei, ma che non è del tutto scomparso.