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Giorgio Montanini da applausi in un paese privo di sussulti sinaptici

Ottima, la seconda copertina satirica di Montanini. Gli ospiti in studio non ridono: questa comicità senza buonismi non fa per loro. “Libero” lo stronca, ma è una stroncatura che vale oro

pubblicato 8 Ottobre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 23:34

Giorgio Montanini, qui su TvBlog, l’abbiamo raccontato parecchio tempo fa, quando ancora la tv generalista non sapeva chi fosse. Da allora, sono passati più di due anni e il comico marchigiano è apparso in Aggratis ha fatto un programma suo (Nemico Pubblico), ha partecipato a Stand Up Comedy, su Central e ora ha già fatto due copertine di Ballarò.

Tanto tempo fa, quando la mia quotidianità, avevo fatto una carrellata dei piani d’ascolto dei politici ospiti in studio quando Crozza faceva la sua, di copertina satirica. Molti ridevano. Alcuni no. In generale, però, il clima era compiaciuto. La risata facile. La battuta che dava di gomito stemperava, a parte rari casi. Non c’era il gelo in studio. Il gelo, Crozza, l’ha conosciuto la prima volta quando ha imitato Berlusconi a Sanremo, ricordate?

Con Montanini è tutto diverso. Con montanini c’è il gelo. E gli ospiti non ridono. Non ride nessuno (la settimana scorsa giusto Salvini aveva sfoderato i denti stretti).

Ballarò – I piani d’ascolto quando parla Montanini


Come fa Belpietro a ridere, se Montanini gli dice in faccia:

Se io andassi da Belpietro e gli dicessi: “Maurizio, un giornalista non deve mai prostrarsi al potere!”. Lui mi risponderebbe: “Ma che stai a dì!” Mi guarderebbe con la stessa faccia che avrei io se andassi a vedere Bombolo che recita Odio gli indifferenti di Gramsci.

E infatti, Belpietro non ride. Ma il giorno dopo, guarda un po’, ecco che Libero online dedica al comico un breve pezzo di stroncatura, in cui si legge, fra l’altro:

«L’unico applauso raccolto? Quello che scatta quando termina il monologo e il signor Montanini abbandona la studio».

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D’altro canto, Montanini aveva appena citato Gramsci e Bombolo e Odio gli indifferenti. La battuta arriva tardi, se arriva.

Il che non significa che il monologo non faccia ridere, né che non sia da applausi.

Significa che il paese è privo del minimo sussulto sinaptico. E che non si può ridere, in studio. E infatti, la regia, sui piani d’ascolto, stacca poche volte. Una signora dal pubblico se la ride, lei sì. Giannini pure. Gli altri no. Belpietro, Fitto, De Gregorio, Pinotti. D’altro canto, come farebbero a ridere? Quel tipo di comicità lì è proprio quella che fa più male, agli ospiti di un salotto televisivo. Come fa Fitto a ridere quando Montanini gli fa il pezzo sulla “lite” con Berlusconi e poi gli dice

«Tu ce scherzi troppo con la vita, Fitto!»

Non possono ridere. Nemmeno “a sinistra” (ché, tipo, Veltroni era uno che rideva tanto alle battute di Crozza, anche quelle su di lui). Come fai a ridere, quando uno ti mette di fronte alle tue contraddizioni da benpensante? Il campione di motociclismo Valentino Rossi che patteggia con lo stato e paga meno tasse, gli zingari che danno fastidio, gli F35 per bombardare che si devono usare per “difenderci”, ma forse

«Il Ministro ha pensato al motto chi mena per primo mena du volte».

Non possono ridere, perché è tutto troppo vero. Quando uno si sfotte da solo e sfotte anche te, anche l’idealismo di chi – l’ho fatto anch’io – aveva esposto sul balcone la bandiera della PACE, senza però fermarlo, Bush, chi può ridere?

Quelli che vanno in tv come ospiti non possono farlo, perché quelli come Montanini gli rompono il giocattolo: impediscono loro di recitare il grande gioco delle parti che poi nasconde le larghe intese del pensiero unico. Devono tutti calare la maschera, almeno per qualche minuto, giusto il tempo del monologo. E, gravissimo, lo devono fare in prima serata a Ballarò, non in un programma di nicchia per poche migliaia di persone. Ecco perché se ne vedono così pochi, di Montanini in prima serata. Perché le battute che stroncano le semplificazioni, le battute che fanno ragionare, le battute che indignano fanno pensare. E dal divano col telecomando in mano non si deve pensare troppo.

La mia più grande preoccupazione è che in molti, in questo paese deprimente, non abbiano più nemmeno gli strumenti per ridere delle battute amare di questo bravo stand up comedian. E mica solo delle sue: è un problema culturale.

Il silenzio spettrale che accoglie Montanini nello studio di Giannini gelerebbe il sangue a chiunque. Lui tira dritto, con qualche difficoltà forse (soprattutto nella prima puntata in cui è stato ospite), ma deglutisce e va dritto, fino alla fine. Non può dire proprio tutto quel che direbbe se non fosse in prima serata (e chi conosce i suoi spettacoli se ne accorge, che si potrebbe ridere molto di più. Ma figurati se lo facesse, di dire tutto. Partirebbero le interrogazioni parlamentari). Eppure dice già tanto, senza tormentoni, senza dare di gomito allo spettatore. Anzi, gli dà qualche badilata sulle gengive, e magari va pure a finire che, a furia di botte, lo scuote dalla sua postura da pantofloaio affetto da sindrome metabolica. Niente buonismi né sbrodolamenti, niente voglia di essere eroe, né paura di non piacere.

«La verità è fascista. È una dittatura che vuole sovvertire la repubblica delle emozioni. La verità è apatia, mentre l’emozione può vivere solo nell’illusione»

La verità citata qui (è la chiusa del monologo) è quella storica. La guerra in Iraq non fu fermata dalle bandiere della pace, gli ideali non sono serviti a niente. Del resto, se gli ideali li propugna chi, poi, non ride, l’equazione è presto fatta.

C’è anche una verità giornalistica. Non è affatto vero che il pezzo di Montanini ha strappato un solo applauso alla fine, come dice Libero. Se ne contano parecchi. Per fortuna esistono le registrazioni. Esiste chi applaude a pezzi del genere. Esistono pezzi del genere che tornano a stimolare i neuroni.

Il video della seconda puntata di Ballarò con il monologo di Giorgio Montanini si trova su RaiTv.

Ballarò