Home Notizie Masterpiece, Andrea De Carlo si pente: “Non lo rifarei, imbarazzante per uno scrittore partecipare a programma già confezionato”

Masterpiece, Andrea De Carlo si pente: “Non lo rifarei, imbarazzante per uno scrittore partecipare a programma già confezionato”

Lo scrittore parla di “baraccone del talent” e spiega: “Imbarazzante per uno scrittore partecipare a un qualcosa di già confezionato, insaccato e ornato”.

pubblicato 22 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:14

Non ditelo ad Andrea Vianello, ma uno dei protagonisti di Masterpiece, lo sfortunato talent show di Rai3 dedicato agli scrittori, si è pentito di quell’esperienza. Ci riferiamo ad Andrea De Carlo, che insieme a Giancarlo De Cataldo e Taye Selasi ha composto la giuria del programma che, per colpa dei pessimi ascolti, non ha mai raggiunto la prima serata della terza rete del servizio pubblico.

Qualche giorno fa, presentando a Pordenone in un reading pubblico il suo ultimo romanzo dal titolo Cuore primitivo, edito da Bompiani, Di Carlo ha confessato (come riporta Il Messaggero Veneto):

Non lo rifarei. Tra l’altro non ci sarà comunque un seguito. Ero curioso di osservare la vita dalla parte della televisione: Fatto. Basta. Eppoi. Imbarazzante per uno scrittore partecipare a un qualcosa di già confezionato, insaccato e ornato. Troppe luci, a mio avviso, si poteva semplificare. Il potenziale della tivú è all’apparenza fantastico, ma si scontra con la follia della macchina burocratica, ancora fissa sulle nomine politiche e sul nepotismo, pesantezze che la rendono ben poco agile e leggera.

De Carlo, che ha parlato espressamente di “baraccone del talent” che avrebbe in parte oscurato “i veri protagonisti, cioè gli aspiranti scrittori”, ha poi ricordato anche i bassi dati Auditel ottenuti dal programma ‘condotto’ da Massimo Coppola.

Chiesi alla produzione quanto sarebbe stato il tetto minimo di share, mi risposero che l’obiettivo era il 6 per cento, anche se l’argomento libro si attesta sul 3%, specificarono. E così fu. Il 3 per cento, che poi è appunto quel fisiologico mezzo milione di persone che in Italia ama sentire parlare di libri.