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Andrea Scanzi a TvBlog: “A Reputescion vedrete Cracco contro la Bignardi. Come Travaglio non posso condurre In onda. La7 punta troppo sui talk, un genere in crisi”

Andrea Scanzi fa un appello a Matteo Renzi, alla Boschi e a Jovanotti tramite TvBlog: “Vi voglio ospiti a Reputescion proprio perché siete distanti da me”

pubblicato 21 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:18

Dopo il successo di pubblico e di critica ottenuto nelle passate edizioni, che hanno visto avvicendarsi ospiti di spicco del mondo della politica, della cultura, della società e dello spettacolo tra i quali Walter Veltroni, Renzo Arbore e Carlo Verdone, domani lunedì 22 settembre alle ore 22.00 prende avvio su La3 (Canale 163 di Sky, canale 134 del Digitale) la quarta stagione di Reputescion – Quanto vali su web?. Alla conduzione, tutti i lunedì per 14 puntate (la doppia collocazione del giovedì è stata annullata, per la troppa concorrenza sui social di X Factor e Santoro), ritroveremo Andrea Scanzi.

L’opinionista più forbito dei talk show ha deciso di raccontare a TvBlog qualche anticipazione sulle nuove puntate (da cui capirete che non è proprio un grande amico di Giovanni Floris, oltre che di Daria Bignardi). E di svelarci, una volta per tutte, il segreto della sua doppia anima televisiva.

Alla vigilia del ritorno, cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime interviste di Reputescion? Ti va di dirci in anteprima qualche ospite?

“Nella prima puntata di domani avremo Luigi Bisignani (il noto faccendiere, ex giornalista dell’Ansa autore del bestseller Il Direttore, ndr), che ha accettato di venire in televisione per la prima volta. Alla seconda puntata ci sarà Carlo Cracco, che si è aperto molto di più e ha ammesso molto candidamente di essersi trovato male dalla Bignardi. Poi Pizzarotti parlerà dello scontro che ha avuto con Grillo. Ancora, avrò un artista che non si ritiene vicino a me ma di cui ho stima, penso che verrà fuori un’intervista interessante: Gigi D’Alessio. E infine Fedez, sempre più in auge con X Factor. Gli altri ospiti non te li dico, perché devo ancora cercarli. Ma ne approfitto di TvBlog per fare un appello”.

Prego.

“Tramite TvBlog nomino Renzi, la Boschi e Jovanotti, li vorrei subito. Se vengono a Reputescion per loro è più facile, essendo il padrone di casa non posso essere particolarmente incalzante. Rischierebbero pochissimo. Renzi me l’aveva promesso prima di diventare premier, ho ancora l’sms. E’ sparito, forse sono diventato molto cattivo. Con la Boschi non c’è un gran rapporto. Con Jovanotti non siamo soltanto concittadini, ma uno abita a 4 km dall’altro. Li vorrei perché a me piace avere degli ospiti molto distanti da me. Io ho canali televisivi in cui non sono molto amato (dal resto edll’intervista sembra si riferisca a Rai3, ndr) e in cui non mi inviterebbero mai. Io non sono così. Quando ho un programma mio tendo a chiamare quelli che sono distanti”.

Tipo Massimo Giannini? Con lui siete vicini o distanti? Lo intervisteresti per farcelo conoscere meglio, dopo il suo debutto sfocato a Ballarò?

“La mia risposta non vuole essere paracula, ma non ho visto né la prima di Floris né di Giannini, perché martedì non ero davanti alla tv. Ho sfiorato una volta sola Giannini in uno studio televisivo, non lo conosco personalmente. Lo leggo, lo stimo, abbiamo sicuramente una posizione diversa sul Governo Renzi, al momento non ho cose particolari da dire, se non che credo lui sia stato molto furbo a non fare una rivoluzione. Ballarò è un programma che funziona in quanto Ballarò. Quando tu hai un prodotto che funziona, secondo me, l’intelligenza è proprio quella di toccarlo il meno possibile. Mi dicono, poi, che martedì riporterà in televisione Paolo Rossi per la copertina, è una bella scelta. Io non ci sono mai stato a Ballarò nell’era Floris, se andassi da Giannini sarei ben felice e penso che mi divertirei”.

Siamo contenti di aver fatto da tramite anche in questo, chissà. Sempre a proposito di “distanze”, Reputescion è evidentemente l’unico programma che sa raccontare il web in televisione. Ma va in onda in un canale piccolo e lontano, come La3. Considerata l’alta risonanza e le sue grandi potenzialità, è pronto al grande salto verso lidi più visibili?

“E’ una domanda che mi pongono in tanti. Reputescion si può fare solo su La3, in quanto è un format prodotto da Showlab che ha un rapporto privilegiato col canale. Trovo sia giusto così, perché questo canale, piccolo ma gestito in maniera molto professionale, ha avuto il grandissimo merito di credere in questo progetto. E io sono gratissimo a loro per avermi dato fiducia, affidandomi il primo programma tutto mio. E’ chiaro che questa trasmissione, per quanto nata sottotraccia, è stata votata anche da altre reti. Qualcosa non dico di identico, ma di simile in futuro potrebbe nascere altrove. Dei contatti li ho avuti, ma non entro nel dettaglio perché sarebbe scorretto”.

Quindi non aspiri a condurre un programma di approfondimento politico?

“In realtà no. Se mai dovessi continuare a fare il conduttore mi vedo molto più adatto a fare una cosa come Che tempo che fa o Le invasioni barbariche, rispetto a In onda, Matrix o Piazza pulita. Detta in altri termini, mi sento molto più a agio come ospite se devo partecipare a un talk politico, perché non sono Telese o Formigli o Sottile. E lo dico con profonda stima per loro, che sanno essere neutrali e distaccati. Io nella politica credo di rendere di più se faccio l’ospite, come Travaglio, perché è il mio ruolo. Invece, quando ho l’opportunità di fare un faccia a faccia, credo non mi venga malissimo, perciò spero di farlo anche su reti grandi”.

Cos’è che funziona di più a Reputescion, allora? La luce del dentista ha il raro potere di far aprire le fauci dell’ospite, anziché dischiuderle…

“Io ricordo delle parole di Maurizio Costanzo nella Strategia della tartaruga, di cui ho curato la prefazione. Il suo ricordo più bello era legato a Marcello Mastroianni a Bontà sua: lui era sua ospite, ma non si apriva. Costanzo percepiva la fatica, è un dramma in televisione non far breccia nell’ospite. A un certo punto, per una domanda che non reputava fondamentale, sentì come la zip che si apriva e Mastroianni che era pronto ad aprirgli l’anima perché cominciava a fidarsi. Secondo me Reputescion, nel suo infinito piccolo, fa sì che quella zip dell’anima si apra e lasci intravedere anche solo qualcosa dell’intimità di un personaggio”.

Quale tuo ospite credi si sia aperto di più con te?

“Ce ne sono tanti. Renzo Arbore era molto a suo agio, Rossella Brescia mi ha detto cose che altrove non aveva mai detto. Idem Luca Telese. Persino degli artisti che magari erano appena stati dalla Bignardi, come Maccio Capatonda, a Reputescion si sono aperti di più. Con Verdone si è creata un’empatia tale, che ha raccontato soltanto a me la scena inedita della Grande bellezza. Ho avuto anche Busi, che per la prima volta è ritornato sulle polemiche sulle sue affermazioni in merito alla pedofilia. Evidentemente Reputescion è un’oasi salva. Merito dell’autore, della rete, spero un po’ anche mio”.

In effetti lo Scanzi conduttore è molto diverso dall’attaccabrighe dei talk show. Volevi proprio far conoscere questo tuo lato, più disponibile all’ascolto e attento alla sensibilità di chi hai di fronte?

“Mi faceva piacere che venisse fuori, ma non perché fosse studiato a livello professionale della serie ‘adesso voglio dimostrare che so anche stare calmo’. Io sono diventato famoso perché attacco la destra e la sinistra, o ho raccontato in tv i 5 Stelle, ma in fondo vengo dalle interviste. Soprattutto da quelle sportive, il che spiega perché vado a Tiki Taka ogni tanto lasciando in molti perplessi. Il mio primo libro era la prima autobiografia vera su Roberto Baggio, nel 2001. Ma io, già da quando ho iniziato a fare il giornalista, la prima cosa che facevo erano le interviste, a Capossela, a Fossati. Ne ho fatta una di dieci pagine a Gaber. Però poi la televisione ti cristallizza per fare di te un personaggio, allora Scanzi è quello che ha litigato con la Santanchè, funziona, fa ascolti, diventa il polemista. Per carità, ci sono insulti peggiori, ma sono più sfaccettato di quello che va litigare in televisione. Sono anche quello che si vede a Reputescion. Io mi diverto molto più a intervistare Verdone, che ad andare in televisione con Pina Picierno”.

E ti diverte anche la tv massmarket, visto che molti tuoi ospiti vengono dal daytime o dai reality…

“Un’altra cosa che mi distanzia da un certo tipo di giornalismo è che io non credo di essere un radical chic. Quando ho avuto ospite Selvaggia Lucarelli o la Balivo, che sono ritenute nazionalpopolari, mi sono divertito perché io sono anche pop e non lo considero un insulto. E’ appena uscita una mia recensione su Tale e quale sul Fatto e quotidiano, uno non è che vive soltanto di massimi sistemi. E’ che ho sin troppi interessi”.

A me interesserebbe molto, invece, un tuo parere sulla situazione attuale a La7. Come vedi questa partenza difficile, tra Floris, il caso Gruber…

“Io La7 la vedo da ospite, non conosco i meccanismi. E’ innegabile che ha puntato totalmente sui talk show in un anno in cui il talk show è molto meno accattivante e me ne rendo conto anch’io quando lo frequento. Oggi mi diverto molto di più a Tiki Taka, perché è una fase di stanca, di pensiero unico. Non si capisce bene chi sta da una parte e chi dall’altra. E’ difficile trovare il punto di differenza netta, nell’era berlusconiana chiamavi la Santanchè da una parte e uno di sinistra dall’altra e facevi il boom di ascolti. La7 ha puntato troppo su un metodo comunicativo che è un po’ in crisi. Io trovo ci siano grandi professionisti a La7, quella che io stimo di più è Tiziana Panella. Trovo sia stato molto bravo nella prima puntata Formigli, che ha avuto il coraggio di fare l’inviato all’estero e di non puntare solo sulla politica. Credo che la crisi di ascolti sia innegabile nel caso di Floris: io ricordo che facevo G’ Day con la Cucciari e ci chiusero che non arrivavamo al 3%, non arrivare neanche al 2 e chiamarsi Floris credo non sia positivo dal punto di vista quantitativo. Ho paura che al momento Renzi abbia massificato e uniformato troppo la comunicazione. Poi è ovvio che io esprimo la mia vicinanza a Lilli Gruber, che tornerà più forte che mai e che sicuramente mi manca molto, perché io a Otto e mezzo mi diverto e spero che torni presto”.

L’intervista è finita, mi ritengo personalmente soddisfatto perché avere un giornalista forte nella dialettica come Scanzi significa sempre portarsi a casa più di un titolo. Poi, quando meno te l’aspetti, Scanzi ci tiene a farti aggiungere una cosa.

“Scusami, ci tengo a dire che Reputescion è un’idea di Fabio Migliorati, per non avere neanche 30 anni è un autore veramente bravo. Se riesci a citarlo mi fa piacere, è autore unico e son contento. I testi sono suoi e basta, ci lavora tanto”.

Ma da un egocentrico come ti dipingono uno non si aspetterebbe l’esaltazione di meriti altrui…

“Io gioco tantissimo sull’egocentrismo. Sono consapevole del fatto che mi piaccio, un po’ Narciso lo sono, mi piace se una donna mi fa i complimenti e godermi la bella vita. Ma c’è una cosa che può dire chiunque lavora con me, ovvero che ho un grandissimo senso della squadra. Ringrazio sempre chi fa le pagine del Fatto quotidiano, chi lavora con me a teatro. Anche quando giocavo a calcio preferivo fare l’assist che andare in rete”.

Giusto perché Scanzi sa spiazzarti sempre.