Home Ballarò Ballarò, Giannini ingabbia un talk che non decolla: Brunetta vero ‘regista’ di una serata senza ritmo

Ballarò, Giannini ingabbia un talk che non decolla: Brunetta vero ‘regista’ di una serata senza ritmo

L’ansia da debutto è percepibile in un Giannini rigido e aggrappato alla scaletta per non cadere. Alla fine a tenere il gioco è il ‘solito’ Brunetta.

pubblicato 16 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:27


 

Archiviata la prima puntata di Ballarò (il live su Polisblog) cerchiamo di fare il punto su questo debutto che, in quanto tale, richiede una buona dose di aggiustamenti prima di trovare un assetto strutturale e stilistico che permetta di far uscir fuori il potenziale della squadra e del nuovo conduttore.

Stasera questo potenziale non è venuto fuori. Nonostante l’esperienza a Repubblica tv, Giannini conduce interviste e dibattito come se stesse confezionando un pezzo per la stampa, piazzando una domanda dopo l’altra pensando però più al blocco successivo che alla risposta dell’intervistato. Ho l’impressione che le interviste a Benigni prima e a Prodi dopo avrebbero avuto un miglior risultato se fossero state pubblicate. Se dell’incontro con Benigni abbiamo già parlato, l’intervista con Prodi è stata quasi imbarazzante per la quantità di cose già sentite nello stesso ordine e con le stesse parole dall’ex Premier ora ‘tornato’ professore.

 

Il dramma del ‘già visto e sentito’ è ahimè sempre più tipico dei talk, tanto da mettere in dubbio la funzionalità stessa del genere in Italia. Ma l’effetto è accentuato nello schema perpetrato da Giannini per almeno i due terzi del programma: a ciascuno una domanda, con minime interazioni programmate tra gli ospiti. Il dibattito si trasforma così in una tavola rotonda, nella quale l’intromissione di un altro relatore ha quasi il sapore della scortesia.
Potrete immaginare quanto il ritmo sia stato trascinante e quanto ‘rivoluzionarie’ siano state le dichiarazioni del sottosegretario Delrio, i commenti di De Bortoli (il prossimo conduttore?) e le rivendicazioni di Landini.
Il tutto costruito su un unico filo narrativo: le promesse non mantenute di Renzi e la credibilità del Governo presso gli elettori e i partner europei. In una parola, l’analisi dell”annuncite‘, male che affliggerebbe il Governo Renzi e di cui parla apertamente proprio il conduttore.

Tocca a Brunetta prendere in mano la sensazione: se per 3/4 di programma di adegua allo stile quasi ‘chimico’ dell’alternanza di contributi e interventi, alla fine entra nella parte e assume il controllo del programma mettendo in atto il più classico dei suoi schemi: l’ambiente ostile, la prepotenza del turno di parola – con atteggiamento vittimista – e la provocazione (imbattibile l’analisi sulle cause della mancanza dell’industria pesante in Italia, uccisa dall’art. 18) che sveglia studio e controparte. Landini e Giannini ‘cadono’ nel tranello e a quel punto il controllo passa nelle mani di Brunetta. E tutto si appiattisce sul classico, e irritanti, gioco delle parti di scuola forzaitaliota.

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Sono gli unici guizzi, peraltro non di qualità, di una serata non solo gestita a mo’ di tavola rotonda ma che ha visto la prima ora divisa tra due faccia a faccia, nell’ordine Benigni e Prodi. Ovvero, come spingere a cambiare canale dopo il comico toscano. Il dibattito parte solo dopo le 22.00. Fate un po’ voi.

L’ansia da prestazione si sente anche nella distribuzione e nella gestione dei servizi e dei collegamenti: la campagna #LItaliaMigliore si esaurisce in un breve servizio dal Lago Fusaro, a Bacoli, per poi non tornarci più; il collegamento dalle cave di Marmo di Carrara acquistate dai Bin Laden muore lì; il servizio dalle scuole inadeguate e inagibili, tra amianto e manutenzione assente, intitolato pomposamente “La scuola nel Governo Renzi” e declinato sulla fin troppo scontata chiave dell’indignazione, sarebbe stato più adatto per il daytime del pomeriggio che per la prima serata di Rai 3.

Non ci siamo. Da una puntata di Ballarò con Floris tornavo sempre con qualcosa di nuovo. Imparavo qualcosa, scoprivo realtà, talmente dure e dolorose nella loro quasi asettica analiticità da mozzare il fiato. Stasera prevedevo le battute dei presenti, come in un film visto tante volte.

Roma non fu costruita in un giorno, ha ricordato anche Prodi stasera. E Il Ballarò di Giannini non potrà costruirsi in una puntata. Al netto della gestione del pubblico e degli ospiti da mettere a punto, al netto dell’atteggiamento accentratore di Giannini (si è sentita solo la sua voce per una buona metà del programma), il timore è che il cambio della guardia non stia portando novità, ma innestando i virus del solito talk nella prima serata di Rai 3, da tempo di taglio più tecnico e meno ‘impressionistico’.

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E a volte i dettagli spiegano più delle analisi sofisticate: oggi parlavamo della disfida delle poltrone, facendo della scenografia un indizio sulla filosofia del programma. Beh, dallo sgabellino di cartone di Floris si è passati alla grande scrivania di Giannini, che taglia il corridoio (e la fluidità che era di Floris) e marca con decisione la presenza ‘dominante’ del conduttore, che sembra quasi voler ‘strafare’, guidare troppo, senza lasciare molta briglia ai suoi ospiti. Ma sono aspetti che con l’andar delle settimane potrà essere modificata, bilanciata, migliorata. E confido che si dia più credito e spazio a le clip di Tiwi e alla Password di Ilvo Diamanti. Temo invece che possa perdersi la forza della web serie Il candidato (su cui, personalmente, ho grandi aspettative). Sono le vere novità di questa edizione e forse bisognerebbe partire proprio da qui e non da cose, volti, copioni già visti.

Ma la scivolata ‘vera’, che non dipende dall’emozione del debutto, è la chiosa con “Buonanotte e buona fortuna”, ripresa da Edward R. Murrow, anorman della CBS celebrato da Clooney in un film.
Il finale dà la morale della favola, no? E allora la sensazione di ‘copia di mille riassunti’ percepita durante tutta la serata diventa straordinariamente concreta.

Ma non si può che migliorare. Alè.

Ballarò