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Fuori gli Autori – Carla Vistarini a TvBlog: L’autore che fa? Provo a rispondere

Oggi a TvBlog per “Fuori gli Autori” esce Carla Vistarini

di Hit
pubblicato 10 Settembre 2014 aggiornato 21 Gennaio 2021 17:15

Un curriculum lunghissimo quello della padrona di casa di oggi a “Fuori gli Autori” qui su TvBlog Carla Vistarini. “David di Donatello” come Migliore sceneggiatura. Una dozzina di “Telegatti”. Rosa d’argento e Rosa d’oro al Festival tv di Montreux. Canzoni per Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Renato Zero, ecc. , “Premio della Critica” discografica per la “Nevicata del ‘56” per Mia Martini. E tanta televisione, come autrice di varietà, intrattenimento e fiction. Da “Stryx”e “Due di tutto” di Enzo Trapani, a “Canzonissime”, “Beato fra le Donne”, “Caro bebè”, vari Festival di Sanremo, quelli con Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Chiambretti e Raimondo Vianello.. Cinque edizioni del “Pavarotti&Friends” e i “Tre Tenori”. Quotidiani come “Via Teulada 66”, “Ieri Goggi e domani, “Jeans” e “Jeans2” grandi eventi come Le Stelle della Moda, poi “Banane”, i Dopofestival, Disco per l’Estate, Riva del garda, la collaborazione col Bagaglino di Castellacci e Pingitore, e un romanzo: “Città sporca” noir edito da Gems in formato e-book e da domani in libreria il nuovo romanzo “Se ho paura prendimi per mano“.

Spazio e parola dunque a Carla Vistarini.

L’autore che fa? Provo a rispondere

Molto spesso, nella mia lunga carriera di Autore mi sono sentita chiedere dalla gente: “Ma l’Autore che fa?”

L’ho sempre trovata una bella domanda, a cui è difficile rispondere, se al mestiere della Televisione non ci sei dentro. Il pubblico vede il conduttore, vede gli attori, i comici, i cantanti, i ballerini, e pensa: “Ecco, quelli sì che si danno da fare. E io li vedo”. Invece l’autore non si vede, è l’ oggetto misterioso che sta dietro le quinte. A fare cosa, si chiede il pubblico.

Diciamo che l’Autore è quello che “fa fare” agli altri. Mette loro in bocca le parole, decide cosa devono fare, e perché. Senza l’Autore ogni programma tv sarebbe un va e vieni di mimi esterrefatti che entrano e escono dall’inquadratura in un caos senza capo né coda. E poi: “L’Autore dice cosa, il Regista dice come.”

Queste parole lapidarie che definivano il mio mestiere le sentii molti anni fa, quando stavo appena iniziando e venivo dalla musica, da Enzo Trapani, regista tra i più innovativi e carismatici di quella che è stata la stagione d’oro della grande Televisione Italiana. Quella a cui guardavano affascinate le televisioni di tutto il mondo (oggi si è ribaltato tutto. Noi compriamo format dall’estero e restiamo a guardare cosa fanno gli altri). Il concetto era molto semplice e chiaro, e descriveva con lampante sintesi l’Autore e il suo autorevole ruolo. Quello di maestro orchestratore, di pifferaio magico, di cantastorie televisive.

L’Autore inventa il tema dello spettacolo, il fil rouge, il racconto, la scaletta, gli sketch, i monologhi, i dialoghi, le battute, i tempi, le eventuali parti “a braccio” e persino, se occorre, la trama dei balletti. Nel copione si descrive tutto, quindi si monta e si prova e poi il Regista riprende lo spettacolo da par suo. E sta a lui decidere “come” riprenderlo. Con quale telecamera, con quale ritmo, da quale angolatura. Ma il “racconto”, il “cosa succede” lo scrive l’autore.

Ecco, direi che oggi l’Autore televisivo, con i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici sopravvenuti, e l’inflazionistico uso dei format stranieri, soprattutto i reality, ha perso parte della sua autorevolezza, della sua autonomia. Ha una voce più flebile e deve sottostare ad alcuni vincoli forti, sia produttivi che di ruolo. Le gerarchie sono cambiate.

Eppure è capitato anche a me di essere l’autore-adattatore di format. Per esempio Beato tra le donne, con Paolo Bonolis, di cui ci divertimmo a reinterpretare il format straniero e di cui facemmo innumerevoli edizioni, tutte di grande successo, prima in Rai e poi a Canale 5. Esempio di migrazione, da un’emittente all’altra, dello stesso programma con uguale successo.

Ma torniamo all’Autore e alla sua autorevolezza, ora un po’ scalfita. Questa perdita di nobiltà del ruolo si può evincere, mi pare, anche dal fatto che, fino ad alcuni anni fa, il responsabile artistico di un varietà televisivo di prima serata poteva spesso essere uno solo, talvolta si era in due. Molto più di rado in tre, e praticamente quasi mai più di tre. Oggi basta guardare i titoli di testa o di coda di un programma per constatare come gli autori siano spesso un piccolo esercito: sette, otto, dieci e più.

E quando si è in troppi a dover decidere, tutto si rallenta, per usare un eufemismo. Un’ottima cosa che comunque mi è capitata nella carriera, è stata proprio quella di trovarmi a lavorare insieme a straordinari colleghi autori, mai visti prima, riuniti in piccoli pool creati estemporaneamente dalla Rai. Qualche volta le alchimie sono state faticose, ma spesso hanno dato vita a grandi successi e a grandi amicizie. Nel tempo mi sono trovata a fare squadra, di volta in volta, con Fabio Fazio, Serena Dandini, Ludovica Ripa di Meana, Ugo Porcelli, Fabio Di Iorio, Pietro Galeotti, Giancarlo Del Re, Alberto Testa, Pierfrancesco Pingitore , Stefano Jurgens, Enrico Vaime, Massimiliano Bruno, Marco Giusti, Piero Chiambretti, e tanti altri straordinari colleghi.

Nei programmi che faccio amo inserire la velocità. Mi piace che i brani di spettacolo siano rapidi, sintetici, e che si susseguano a un ritmo quanto più indiavolato possibile. Credo che la velocità sia una caratteristica peculiare del mezzo televisivo. Anche questa regola mi viene, come tante altre, da Enzo Trapani, con cui, oltre al mitico Stryx, feci Due di tutto, un varietà di RaiDue il cui assunto era proprio la velocità: ogni pezzo non doveva durare più di due minuti. E così fu. Parteciparono tutte le star del momento, e tutti si adattarono a esibirsi per due minuti soltanto.

Ricordo che tra gli altri artisti intervenne anche Anthony Quinn. Il grande attore, due volte premio Oscar, accettò di esibirsi in uno dei pezzi di televisione più commoventi e straordinari che ho potuto firmare. Impersonava un vecchio professore d’orchestra al tramonto, dai capelli malamente tinti di nero. Mentre suona con l’orchestra, il povero professore suda copiosamente, fino a sciogliere la tintura che dai capelli gli ricade sulla faccia e che lo fa assomigliare a una maschera tragica, un po’ come il professor Rath del grande film L’angelo azzurro, con Marlene Dietrich. Il tutto durava due minuti, che colpivano come un film intero.

Tutte le grandi star portano grandi sorprese e grandi risultati, se si sanno prendere dal verso giusto.
Penso a Luciano Pavarotti. Un giorno Mario Maffucci, capostruttura di Raiuno, era forse il ’92, mi chiamò e mi disse che bisognava rilanciare il Pavarotti&Friends. C’era stata infatti l’anno precedente una prima edizione televisiva del concerto, che però non aveva raggiunto il risultato di ascolti sperato. Con un personaggio come Luciano invece la Rai doveva fare scintille.

Ricordo che partimmo alla volta di Pesaro, dove Pavarotti ci aspettava nella sua casa al mare. Lì avrei dovuto convincerlo che anche un “semplice” concerto è uno spettacolo, e che ha bisogno di coerenza, testi, trovate, scaletta ferrea, copione e prove. Sapevo che per lui invece l’essenziale era la buona musica, il resto importava meno. Ma in TV il “resto” è fondamentale. La riunione si tenne davanti a un monumentale vassoio di fettuccine, vanto del padrone di casa, col mare di fronte. Saranno state le fettuccine, sarà stato il buon accordo che subito si creò fra noi, in capo al pomeriggio Luciano era entusiasta di farsi strutturare il concerto da un autore, la sottoscritta, e pronto a presentare lui stesso i brani e gli altri cantanti. Seguirono altre riunioni nella casa di Modena e poi lo spettacolo andò in onda con grande successo di critica e di audience.

Dall’edizione successiva, inoltre, e per tutte le altre a venire che facemmo insieme, per permettere a Luciano di riposarsi tra un’esibizione e l’altra, feci entrare in campo anche la figura del conduttore, ovvero la conduttrice, nella persona di Milly Carlucci, e il successo definitivo e internazionale del Pavarotti&Friends fu sancito. Ricordo la Principessa Diana, che presenziò a una edizione per beneficenza, timida, attenersi alla scaletta, come tutti. E Spike Lee, regista di una delle edizioni, che non aveva mai visto prima una regia televisiva e fu “soccorso” in zona cesarini dalla grandiosa troupe Rai.

Con Milly Carlucci poi ho continuato a lavorare a tanti eventi , tutti di grande prestigio, come varie edizioni di Le Stelle della Moda, a Piazza Navona. Lì c’era un sovraffollamento di Top Model, tra cui Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Christy Turlington, Carla Bruni, e di stilisti: Valentino, Armani, Ferré, Dolce e Gabbana, Krizia, etc. Dietro le quinte il caos regnava sovrano, pensate a centinaia di persone , modelle, sarte, truccatrici, uffici stampa, stilisti, aiuto stilisti, assistenti, catering, parrucchieri, sicurezza, elettricisti, macchinisti, redattori, e chi più ne ha più ne metta, tutti a muoversi in punta di piedi come la pantera rosa, cercando di rendersi invisibili, fra le esili strutture scenografiche.

Un anno ospitammo anche la marcia trionfale dell’Aida, dal Teatro dell’Opera di Roma. Dietro spettacoli come questi, che agli occhi del pubblico arrivano fluidi ed essenziali, c’è in realtà un lavoro strutturale, artistico e organizzativo che fa paura. E tutto gira intorno al copione a cui tutti e dico tutti si attengono per far girare la macchina come un orologio e lo spettacolo come un oscar da auditel.

Le modelle, per i cambi di abito, disponevano di camerini mobili dalle pareti di plastica, proprio sulla piazza, con ampio margine di sbirciata delle migliaia di fans assiepati fuori. Parte della zona tecnica invece, deposito abiti, parrucchieri, costumi ecc. era in una stanza presso il vicino hotel Raphael, legato indissolubilmente alla scena delle “monetine” di Mani Pulite.

Mi è capitato di partecipare anche, come autore, alla vera e propria invenzione di nuove fasce televisive. Ricordo quando con Brando Giordani si inaugurò la fascia preserale di RaiUno, connotandola con elementi di spettacolo. Alla prima riunione si sapeva solo che la conduttrice sarebbe stata una grande star, Loretta Goggi. Ma mancava ancora il programma. Proposi di puntare tutto sulla varietà, lo spettacolo e la velocità, la mia fissa. Si decise così che ogni pezzo del programma non dovesse durare più di una manciata di minuti. E questo, credo, insieme alla straordinaria verve artistica di Loretta Goggi, determinò il successo della nuova fascia preserale, che diventò un cavallo di battaglia della Rai per molti anni a venire.

I personaggi più interessanti di ogni campo facevano la fila per partecipare. Ricordo, tra gli altri, il grande scrittore Michael Crichton, reduce dai successi di Andromeda, Congo, Sfera e La Grande rapina al Treno, e che stava per pubblicare Jurassik Park: Alberto Sordi che si esibì nelle sue “memorie americane” irresistibili, Giampiero Mughini che facemmo debuttare come opinionista, e molti altri che si prestavano a recitare , ballare, cantare, monologare. Insomma a tutto.

Nella mia lunga carriera di Autore, ho scritto di satira e comicità (Crème Caramel, Fenomeni, Banane, Saluti e baci, ecc.) di tv giovane (Jeans, Jeans 2), di quotidiani ( Ieri Goggi e Domani, Via Teulada 66, ecc.), di Musica in Tv (Festival di Sanremo, Dopofestival, Disco per L’estate, La vela d’Oro, Pavarotti & Friends, ecc.), di varietà (Due di Tutto, A modo mio, Canzonissime, Stryx, ecc.), ho avuto premi importanti, successi e risultati Auditel superlativi, sono stata testimone e protagonista insieme di cambiamenti di linguaggio e di tecnologia, di mutamenti straordinari e di avvenimenti unici. Ma la cosa più bella legata a questo mestiere, per me, è stata, è, e sempre sarà: il pubblico. Farlo divertire, coinvolgerlo, farlo ridere, emozionare, sorridere, commuoversi, stupirsi e fantasticare.

La mia prossima sfida di Autore è letteraria. Domani infatti uscirà il mio nuovo romanzo:”Se ho paura prendimi per mano“, Corbaccio editore. Spero che tutti quelli che si sono divertiti con i miei programmi televisivi e si sono emozionati con le mie canzoni, mi stiano vicino anche in questa avventura libraria, e lo leggano. Aspetto commenti, reazioni e giudizi sul mio account Twitter o su Facebook.

Da questa mia esperienza editoriale è nata anche una curiosità da Autore: perché la televisione non è mai riuscita a produrre un programma di vero grande successo popolare basato sui romanzi, i libri, i racconti? Eppure le potenzialità ci sono tutte. E’ una sfida, ne riparleremo.

Carla Vistarini

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