Home Don Matteo Luca Bernabei contro Carlo Freccero: “In quanto produttore di serie come Don Matteo mi sento insultato”

Luca Bernabei contro Carlo Freccero: “In quanto produttore di serie come Don Matteo mi sento insultato”

L’amministratore delegato Lux Vide replica alle parole del neodirettore del RomaFictionFest Carlo Freccero e annuncia che non manderà i suoi prodotti alla manifestazione capitalolina dedicata alla serie tv.

pubblicato 13 Luglio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 02:31

Luca Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide, ha reagito indignato alle parole che ha pronunciato ieri sulle colonne del Corriere della sera il neodirettore del RomaFictionFest Carlo Freccero:

Mi meraviglio che Carlo Freccero, che ha lavorato tanti anni nella tv generalista anche in Rai, non conosca la differenza con la pay-tv. La prima si pone l’obiettivo di raggiungere un pubblico più visto possibile, la seconda si rivolge alle nicchie di mercato… in quanto produttore di serie come Don Matteo mi sento insultato insieme agli 8 milioni di persone che la seguono. Il suo discorso è molto elitario e si permette di fare ironie su milioni di telespettatori, ma non mi stupisce più di tanto: da altri “intellettuali come lui ho sentito fare battute del tipo “speriamo che Ciro, cioè il protagonista sanguinario di Gomorra, uccida presto Don Matteo.

Prima di continuare a leggere le dichiarazioni di Luca Bernabei facciamo un passo indietro e rileggiamo le affermazioni rilasciate ieri da Carlo Freccero, poi spiegate da lui stesso stamane in esclusiva a TvBlog. Il neodirettore del RomaFictionFest aveva detto:

In Italia concepiamo solo due generi di fiction: quella di puro divertimento, consumo, distrazione e quella edificante con eroi, preti, giudici, santi… rivolta al passato. Entrambe sono destinate ai circuiti delle reti generaliste. In America, soprattutto con la pay-tv, si sta affermando una fiction che addirittura prevede il futuro… Io non do pagelle, dico solo che le reti che producono fiction sono soprattutto quelle generaliste, le quali propongono telefilm arretrati che pescano nella memoria di un pubblico attempato, che si rifugia nel ricordo dei tempi andati. Invece ci sarebbero mezzi e autori per produrre un nuovo genere di prodotti per altro pubblico. Ci sta per esempio provando Sky: prima con Romanzo Criminale e ora con Gomorra, che sta avendo successo in tutto il mondo, perché lavora su un linguaggio diverso, con una mise en scène cinematografica… Insomma non boccio i prodotti, semmai boccio Rai1 e Canale 5 che non sperimentano con i bravi sceneggiatori che pure esistono! Io produssi il primo Montalbano su Raidue… Il problema è che la fiction italiana è bloccata dalla censura, non si possono trattare certi temi considerati tabù: siamo in un Paese cattolico bigotto.

Dopo aver riletto le critiche mosse da Freccero alla fiction italiana, parole che per sua stessa ammissione vogliono bocciare le reti che non sperimentano e le censure esterne e non le case produttrici, torniamo alla replica di Luca Bernabei. L’amministratore delegato di Lux Vide si sente chiamato in causa quando Freccero parla delle produzioni che “propongono telefilm arretrati che pescano nella memoria di un pubblico attempato che si rifugia nel ricordo dei tempi andati” e snocciola numeri:

La nostra platea composta da rimbambiti? Tra i nostri spettatori ci sono il 25,28% di laureati e il 31% di laureate: tra il 30 e 40% di donne del NordEst e tra il 40 e il 43% del Centro Nord. Inoltre, un target commerciale tra i 25 e i 44 anni di età. Una curiosità? Le 10 fiction più viste nel 2014 dagli abbonati Sky, la pay-tv magnificata da Freccero, sono stati 10 episodi proprio di Don Matteo.

Bernabei replica anche alla “mancata sperimentazione”:

L’innovazione di contenuti non si misura con la quantità di litri di sangue che si vedono scorrere sullo schermo. E comunque la sperimentazione che può fare la tv generalista deve essere mirata all’allargamento del target, non dimenticando lo zoccolo duro degli affezionati. Inoltre la mission della Rai in particolare, che è servizio pubblico, è quella di parlare a tutti! L’Italia è un Paese bigotto, bensì laico che sceglie di vedere una fiction come Don Matteo che è detection, dove però si parla anche di valori.

Il risultato di questa polemica a distanza è che Lux Vide non manderà prodotti al RomaFictionFest:

Sono stufo di queste sterili polemiche demagogiche, fatte per far parlare di sé. E’ sbagliato che una persona, che dovrebbe essere super partes, rilasci simili dichiarazioni. Io al festival diretto da Freccero non manderò nessun nostro prodotto, e magari lui sarà contento, ma si ricordi che l’unica vera differenza che esiste è quella tra fiction fatta bene e quella fatta male.

Se fossi Carlo Freccero inviterei Luca Bernabei a partecipare ad un incontro dedicato esclusivamente al rinnovamento della fiction italiana, ma io non sono Carlo Freccero, così come Don Matteo, purtroppo, non è l’unica fiction “edificanti con eroi, preti, giudici e santi … rivolta al passato”. La varietà è ricchezza e al momento la realtà italiana è molto arida.

Don Matteo