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Bruno Ambrosi è morto, addio al padre dei Tg Rai

Entrato in Rai nel 1953, Ambrosi ha fatto nascere e crescere i primi telegiornali della Tv italiana.

pubblicato 25 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:03

E’ morto ieri, 24 giugno, a 84 anni Bruno Ambrosi, nome storico del giornalismo televisivo e tra i padri fondatori dei Tg Rai. Malato da tempo, Ambrosi si è spento nella sua casa di Milano e oggi viene ricordato nel cortile della sede Rai di Corso Sempione. Una vita al servizio del giornalismo e della tv di Stato: classe 1930, entra alla Rai nel 1953: sua la firma sulla prima edizione del Telegiornale Rai, in onda il 3 gennaio 1954, nel primo giorno ufficiale di trasmissioni. Come ricorda il Corsera, ha seguito i primi passi dei tre Tg della tv pubblica, prima con Vittorio Veltroni al Tg1, quindi al Tg2 diretto da Andrea Barbato e infine al Tg3 di Sandro Curzi, dove ha ricoperto anche il ruolo di caporedattore e inviato speciale in Europa, Africa e America Latina.

60 anni al fianco di Mamma Rai, dunque, senza mai perdere entusiasmo per il suo lavoro: da cronista ha raccontato agli italiani alcuni dei momenti più delicati della vita nazionale, come il ‘misterioso’ incidente in cui perse la vita, nel 1962, il presidente dell’ENI Enrico Mattei o la terribile notte, quella del 9 ottobre 1963, del Vajont, per arrivare alla nube di diossina che ricoprì Seveso nel luglio del 1976. Partecipò attivamente anche alla vita politica del Paese, ricoprendo tra il 1985 e il 1990 l’incarico di consigliere della Regione Lombardia, eletto come indipendente nelle liste del Pci.

Mai davvero lontano dalla sua professione, è stato anche Presidente dell’Istituto Formazione al Giornalismo intitolato a Walter Tobagi: un maestro per molti giornalisti che hanno avuto l’onore e il privilegio di apprezzarne gli insegnamenti e i consigli. Il mondo del giornalismo si stringe intorno alla moglie Michela Dazzi e alle figlie.

 

Foto | Il Giorno

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