Home Notizie Max Giusti a TvBlog: “Ho lasciato Affari tuoi perché rischiavo di diventare un pacco. Contratto in scadenza? Ho altre offerte, ma resto in Rai”

Max Giusti a TvBlog: “Ho lasciato Affari tuoi perché rischiavo di diventare un pacco. Contratto in scadenza? Ho altre offerte, ma resto in Rai”

Giusti su TvBlog risponde alle accuse di essere ‘aiutato’ da Mauro Mazza e spiega il suo atteggiamento in Rai: “Ci sono tutti i partiti, c’è uno strano pluralismo. Per sopravvivere l’unica speranza è stare lontano da tutti e fare il tuo lavoro. La mia forza è che non mi filo nessuno”

pubblicato 19 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:17

“Chi di noi ti dice che non guarda gli ascolti è un bugiardo. Siamo ‘drogati’ di tv. Siamo diventati dei cavalli pronti a fare la prestazione”. A parlare è Max Giusti, che ha concesso a TvBlog una lunga intervista nella quale ha parlato a 360 gradi della sua carriera televisiva. L’attore, impegnato da qualche giorno su RaiSport 1 con Maxinho do Brazil, dove propone la telecronaca alternativa della gara del Mondiale 2014 trasmessa quotidianamente dalla tv pubblica (con lui ci sono Marco Civoli e Vincenzo D’Amico), è reduce da un anno di stop televisivo, dopo aver lasciato Affari tuoi ed essersi dedicato alla radio e al teatro. Ai nostri microfoni ha ammesso di sentirsi quasi un pesce fuor d’acqua:

La tv sta cambiando. Io non me ne rendo conto. Sono rimasto legato al gusto di fare la tv con l’ospite, con la gag, con il fare da spalla all’ospite. Ora la tv è diversa, è piena di cose che io non farei. È difficile vedere un varietà senza giuria, ormai. Oggi c’è bisogno del vip che mangia il vip. Non è sbagliato, probabilmente sono sbagliato io. La tv sta prendendo un’altra strada, forse è giusto ce determinate cose io le faccia in teatro.

Ma guai a pensare che Giusti voglia mollare il piccolo schermo:

Io in televisione voglio lavorarci, mica sono matto. Però la prossima volta voglio fare il giudice di un talent. Arrivo là, guardo gli altri e sticaxxi. È molto più comodo giudicare che fare.

Giusti, che a proposito dei tagli imposti alla Rai ha ammesso che “è giusto il ridimensionamento, ma sappiate che sarà impossibile che il prodotto non ne risenta”, è quindi tornato a parlare in questi termini del suo rapporto con l’Auditel:

Quando pensi di aver fatto una puntata bellissima fai due punti in meno di share rispetto alla precedente. Quando pensi ‘questa è una cagata’ fai l’ascolto più alto. Non lo capirò mai.

Come sta andando Maxinho do Brasil?

Molto bene, abbiamo fatto nella puntata migliore l’1,30%, facciamo picchi di 2,70%. A me non sembrano numeri enormi (ride, Ndr), ma mi hanno spiegato che per RaiSport1 è un ottimo risultato. Sono tutti molto contenti, lo sono anche io. Mi diverto, vorrei avere più tempo per farlo. È divertente ma anche stancante, perché le partite sono ogni giorno, senza riposo. Fare l’amalgama di tre persone che vanno in onda non è semplicissimo.

Martedì avete fatto lo 0.60%.

Sì, vero. Probabilmente perché il giorno prima abbiamo cambiato orario e la gente da casa non ci ha trovato. Forse abbiamo pagato questo cambio di collocazione.

Quando è stato annunciato Maxinho do Brasil in molti lo hanno associato alle radiocronache della Gialappa’s Band…

È impossibile non farlo. Queste telecronache le hanno inventate loro. Io però per avvantaggiarmi non ho visto la Gialappa’s. È il loro mestiere, lo sanno fare bene. Peraltro la migliore edizione de Le Iene secondo me è quella di quest’anno, con la Gialappa’s, Teo Mammucari e Ilary Blasi. È forse la prima volta che preferisco lo studio ai servizi. Che gli vuoi dire alla Gialappa’s?

Non è un format un po’ logorato?

Tu ne hai un altro in mente? Proponetemene un altro e io lo faccio subito. Questo programma è nato perché la Rai voleva che RaiSport1 non si spegnesse proprio nel momento clou dei Mondiali, cioè le partite. Quindi hanno pensato ad una telecronaca diversa, divertente, a cazzeggio. Io ho chiesto: ‘Come si fa?’ e loro mi hanno detto ‘non lo sappiamo, falla’.

La prima volta che hai incontrato Marco Civoli, telecronista ufficiale dell’Italia Campione del mondo nel 2006, hai notato in lui un po’ di rammarico, di sorpresa per quello che sembra un declassamento?

No, lui ha raccontato in diretta che all’inizio ha detto ‘ma che cacchio è ‘sta cosa?’. Civoli è vice direttore di RaiSport, era il mio sogno, lo volevo. Non conosco le dinamiche della redazione sportiva, francamente. Lui comunque è l’unico il cui ruolo non viene snaturato, si prepara, la sua voce è evocativa. Lui sa tutto, quello che non volevo è che perdesse credibilità. Io credo che la vera difficoltà di questo programma è mantenere un equilibrio. C’era da trovare la terza via rispetto alla telecronaca ufficiale e quella della Gialappa’s in radio. Non so se l’abbiamo trovata. Abbiamo usato le prime cinque puntate per rodare la macchina, solo ieri abbiamo voluto un ospite.

Dopo Quelli che il calcio e le tante imitazioni di uomini legati in qualche modo al calcio (da Biscardi a Lotito, passando per Maradona e Balotelli) torni a parlarne pur in una veste diversa. È una casualità?

Io non traccio una linea, il gusto di far cose supera il progetto. L’offerta per Maxinho do Brasil mi è arrivata 45 giorni fa, all’inizio ero molto perplesso. Però ho notato che quando ti lanci in avventure di cui non sei convintissimo alla fine va bene. Sapevo della spending review, cioè che non ci sono soldi, e che in Rai una cosa del genere non era mai stata fatta. Ormai si lavora comprando format, il mercato della televisione sembra quello del calcio… a me piace, quando capita, poter fare una tv messa insieme con i miei autori, anche rischiando. È divertente vedere se una cosa ha funzionato o meno piuttosto che ricevere una Bibbia originale e ispirarsi solo a quella.

Quale target di pubblico volete intercettare con Maxinho do Brasil. L’appassionato di calcio, che segue RaiSport1, preferisce vedere la partita con telecronaca originale…

Sono sincero, non so cosa vado cercando. Io volevo divertirmi, anche se quando si va in onda non ci si diverte mai. Io immagino che ci guardino i gruppi di amici non interessati troppo alle partite o qualcuno che sta da solo. Inizialmente avevo pensato a Dell’Utri, ma ora è tornato dal Libano (ride, Ndr). Ho preso il gruppo di lavoro di SuperMax, dove mi diverto come un pazzo anche se è faticoso perché è quotidiano, e l’ho portato a Maxinho do Brasil. Ho mandato in onda anche alcuni autori, che mai erano andati in video.

Se ho capito bene, sei talmente entusiasta delle proposte che ti fa la Rai che fatichi a rifiutarle…

No, non è questo. A parte che me le fa solo la Rai…

Volevo chiederti se, alla luce dei tanti show di prima serata che hai condotto negli ultimi anni, col senno di poi, c’è un programma che ti sei pentito di aver accettato…

L’unico che non avrei voluto fare era Libero, non era nelle mie corde. Mi rimprovero la scelta di aver fatto la diretta per Riusciranno i nostri eroi. Dovevamo bloccare Affari tuoi, ma gli ascolti andavano benissimo e non c’è stata la pausa. Non sono arrivato preparato come avrei voluto per curare i particolari di quello show. In alcuni momenti la serata non era legatissima, andava registrato. Però sono contento di essere riuscito a portare in tv ospiti che normalmente in tv non vanno mai, se non a promuovere un film: Pierfrancesco Favino, Sergio Castellito, Rocco Papaleo. Io posso avere tutte le colpe… anche se poi quelli dopo di me non è che siano andati meglio, eh. Per il resto, rifarei meglio quello che ho fatto. Fare Affari tuoi, la prima serata e la radio è difficile.

Ti chiedo di convincermi del fatto che sia stato tu a voler andare via da Affari tuoi e non che tu sia stato sostituito da Flavio Insinna a inizio stagione.

Io non avrei mai lasciato Affari Tuoi. Il problema è nato perché l’identificazione con i pacchi era enorme. Si trattava di fare il sesto anno di Affari tuoi: lo avrei fatto, se magari ci fosse stato qualche altro progetto. E invece alla fine rimaneva solo Affari tuoi. È difficile lasciare in un momento alto, ho avuto la forza di farlo. L’azienda riesce ad andare avanti benissimo, come vedi. Una cosa non lascerei mai di Affari tuoi: la popolarità bestiale che ti dà. Ma dopo un po’ rischiavo di diventare un pacco anche io. Credo mi abbia fatto bene quest’anno senza tv.

Ritorneresti ad Affari tuoi?

Sì, due anni di tempo e ci torniamo. Voglio essere chiaro: non ho lasciato Affari tuoi dicendo ‘basta, non mi rappresenta più’. C’era la possibilità di immaginare un percorso con Rai1, ma il percorso era solo Affari tuoi e allora ho deciso di fermarmi. Altrimenti quando poi sarebbe finito Affari tuoi a me non sarebbe rimasto nulla.

SuperMaxTv andrà in onda la prossima stagione in seconda serata su Raidue, come si vocifera?

Non abbiamo ancora chiuso, ma, se sarà, non sarà seconda serata.

La scelta di evitare la seconda serata è legata all’esperienza di SuperClub?

No, non c’entra niente. SuperMaxTv – ma il titolo sicuramente non sarà questo – non sarà un programma tv. Riprenderemo il programma radio e lo manderemo in onda rimontato. Non voglio fare un programma tv, SuperMax voglio proteggerlo. Anche la Rai è d’accordo su questo. Ora stiamo discutendo dei particolari.

Sei in scadenza di contratto. La scorsa volta per un soffio non andasti a La7….

Lavoro in Rai da 13 anni, non ho problemi di trattative. Sono soltanto questioni tecniche. Sì, quella volta fu un pomeriggio molto sofferto: da una parte avevo La7, quando c’era Er Canaro (Giovanni Stella, Ndr), dall’altra la Rai. Alla fine ho scelto la Rai.


Insomma, questa volta non hai altre offerte? Il tuo futuro in Rai è sicuro?

Ho altre offerte, ma se andare via dalla Rai vuol dire perdere SuperMax adesso io non me la sento. In nessun altro network privato riuscirei a fare quello che faccio a SuperMax, cioè quello che ora è difficilissimo fare in tv. Faccio un varietà. Oggi in tv questo o costa centinaia di migliaia di euro oppure è irrealizzabile. Si può fare di Carlo Conti è un format straniero. Io me ne sto buono.


Parli di format da importare in Italia, ma…

Io non vedo l’ora di trovarne uno bellissimo.

Ecco, perché in passato anche tu hai condotto format stranieri importati in Italia…

Un Minuto per vincere andò benissimo, faceva il 18% al pomeriggio d’estate; ma dovevo scegliere tra Un minuto per vincere e Affari tuoi. Colpo d’occhio, altro test estivo, non andò bene. Insomma, io cerco un formato, ma adesso non ho fretta. Adesso la tv è davvero difficile: sabato, quando ha giocato l’Italia, Canale 5 in seconda serata ha fatto l’1,9% di share. Mette paura. Io su RaiSport1 ho fatto l’1,3%.

C’è un format ora in onda che avresti voluto condurre?

Non potrei farlo meglio, ma Le Iene.

Qualcosa di più recente?

Tale e quale show. È una macchina da guerra. Il problema è che alza così tanto l’asticella, convince professionisti a mettersi in gioco così tanto che uno si chiede: al vip tra un po’ cosa gli fai fare? A me comunque piacciono anche serie più semplici, come Ginnaste – Vite parallele.


‘Al vip tra un po’ cosa gli fai fare?’ non era la domanda che ci si poneva anche ai tempi de L’Isola dei famosi…

Ma sì. Noi abbiamo autori molto bravi – ma anche molte seghe. E comunque il vero trucco per i programmi è farli riposare. Chi prende adesso L’isola fa un affare. Il problema è quando ogni stagione ripropongono i programmi ciclicamente. Da uomo di tv mi chiedo: ‘avranno ancora voglia di vederci?’. E me lo chiedo anche da ascoltatore. Dopo 5 anni di Affari tuoi ho pensato di cambiare io prima che fosse la gente a decidere di cambiare.

Come ricordi i tempi di Matinée?

Con molta gioia. Ti racconto un retroscena. Doveva essere fatto da via Asiago, Radiodue, ma a 20 giorni dall’inizio scoppiò un casino incredibile e alla fine ci fu impedito di trasmettere dalla radio. In 20 giorni dovevamo fare la radio che si vedeva, alla fine è diventata la tv che si ascolta. Comunque andò anche molto bene. Il secondo anno io non l’ho condotto perché non volevo fare tv d’estate; cambiarono, idearono anche Soirée, ma andò meno bene.
Non nego che la televisione seduta mi piace molto. Forse è vecchia pure quella, ma il problema è che oggi non c’è. Oggi in tv ci sono programmi per target unico, bambini o over 65. Ormai la battaglia di prendere i ragazzi che stanno su internet è persa. Tra un po’ saremo noi su internet, gioco forza.

Hai il rammarico di non essere riuscito a imporre un tuo titolo, come invece Carlo Conti ha fatto negli ultimi anni?

Certo, sì. Questo fa la differenza. Se pensi a Carlo, ha fatto una ricerca dei programmi, un paio sono spariti, quello buono se l’è tenuto.

Con Mauro Mazza direttore di Rai1 hai condotto molti programmi di prima serata. Ora torni su Rai Sport 1, di cui direttore è Mazza. È una casualità o devi a lui il tuo ritorno in tv?

Mauro Mazza è di destra, io di sinistra. Mazza è della Lazio, io della Roma. Io ho lavorato con Marano, Lega Nord, Del Noce, Popolo della Libertà. Il primo direttore che mi ha fatto firmare un contratto è stato Carlo Freccero, sinistra. La mia forza è che non mi filo nessuno. Il prossimo anno vado a lavorare con Teodoli e francamente non so di che partito sia.

Credo centrodestra…

Ah. L’Espresso mi ha etichettato come renziano, adesso tocca a me forse. La Rai torna mia, mo’ so caxxi vostri (ride, Ndr). Seriamente, ho la mia idea politica, l’ho dichiarata, ma non ho mai avuto una tessera di partito. Io me ne sto al posto mio, lavoro.

Tu che hai 13 anni di Rai alle spalle noti un cambiamento a Viale Mazzini? L’orientamento politico conta ancora?

Non conta sui grandi programmi, conta sul programma del mattino, sulla scelta di chi conduce le previsioni del meteo. A me non mi è mai stato imposto nessuno, tranne una volta che ci hanno provato ma ho risposto picche.

Cioè?

Non posso dirlo. Posso dire che dieci anni fa mi arrivò una telefonata per chiedere di mettere una persona anziché un’altra. In 13 anni mi hanno censurato solo una volta, fu Luciano Moggi. A Quelli che il calcio mi chiamò dopo che io feci una battuta sulla Juve e gli arbitri, minacciò querele e io in diretta feci rettifica. La Rai è bella perché ci sono tutti i partiti, c’è uno strano pluralismo. Per sopravvivere l’unica speranza è stare lontano da tutti e fare il tuo lavoro. Se tu chiedi un favore, dopo un po’ te lo chiedono anche loro. Allora, meglio stare fermi un giro e aspettare tempi migliori. Alla fine sai qual è stata la vera forza di Max Giusti in questi anni? Il rapporto qualità-prezzo: ho lavorato tante ore, guadagnando stra-benissimo, ma il mio contratto non è mai passato per i consigli di amministrazione, pur facendo Affari tuoi per 5 anni. Per capire, se faccio due serate estive guadagno più di Maxinho do Brazil. C’è però da precisare però che noi siamo un canale satellitare, quindi sono contento così. Non mi lamento.

Papa Francesco si è mostrato divertito dal tuo show in piazza San Pietro di qualche settimana fa. Hai fatto una gigantografia di quel sorriso, che immagino ti abbia inorgoglito?

È stata una cosa strana. A me non piacciono i personaggi che parlano del Papa. Ma mi ha inorgoglito tanto, figo. Fiorella Mannoia e Francesco Renga mi dissero: ‘noi cantiamo, tu che ti inventi davanti a 50 mila persone?’. È andata bene. Però non ho fatto la gigantografia. Ma non è detto che non la faccia.

Da oggi quando qualcuno ti dirà che non lo fai ridere, potrai vantarti di aver fatto ridere il Papa.

Sì, ormai dopo il Papa posso solo scendere. Se mi ritrovo davanti il Dalai Lama neanche mi ci impegno (ride, Ndr).