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Mister Ignis, il film-tv su Borghi lo rende un personaggio da soap, senza suscitare curiosità

Mister Ignis è un film-tv che non appassiona il pubblico, con una storia che non spiega al meglio il percorso del protagonista e rende banale la sua vicenda

pubblicato 12 Maggio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 04:36

Giovanni Borghi e la Ignis hanno contribuito a dare una spinta all’Italia in difficoltà nel dopoguerra, e la carica con cui il “cumenda” ha motivato le proprie idee, dal fornetto a gas al nuovo frigorifero, sono servite a testimoniare come il nostro Paese fosse ancora ricco di persone capaci di scommettere sul futuro. Ecco perchè “Mister Ignis”, il film-tv di Raiuno, sembra raccontare una storia totalmente diversa, mancando l’obiettivo che la fiction avrebbe dovuto avere.

Seguendo il film-tv di Luciano Mannuzzi viene da fare il confronto con un’altra fiction che, qualche mese fa, raccontò la storia di un altro imprenditore italiano che ha fatto la storia del nostro Paese, ovvero “Adriano Olivetti, la forza di un sogno”. Rispetto al film-tv con Luca Zingaretti, che dopo una partenza un po’ in salita aveva trovato il suo ritmo e, soprattutto, era riuscita a raccontare il protagonista senza retorica, la fiction dedicata a Giovanni Borghi sembra invece cercare solo una storia da condire di frasi fatte e personaggi senza spessore.

Olivetti o Borghi, a fare la differenza non è il protagonista: entrambi sono stati imprenditori dalla cui capacità di vedere il futuro e scommettere sul territorio sono state costruite due grandi aziende. A rovinare la fiction di Borghi è la base di partenza: l’intenzione qui non è quella di lanciare un messaggio all’Italia di oggi, stanca ed in cerca di riscatto, quanto piuttosto di rendere il più semplice possibile la storia della sua carriera.

La fiction di Raiuno pensa solo ad arrivare ad un pubblico che non vuole ragionare: dialoghi semplici, produzione approssimativa con tappeto musicale quasi perenne ed effetti speciali imbarazzanti, personaggi stereotipizzati (anche Massimo Dapporto, interprete di Guido, non riesce ad alzare il livello del film-tv) che hanno il solo scopo di rappresentare un’Italia in cerca della ripresa, ma senza quel realismo necessario per favorire la credibilità della storia.

Proprio la storia risente della scelta di semplificare la carriera del protagonista: complice un Lorenzo Flaherty non proprio adatto per il ruolo (scegliere un attore romano come protagonista non è stata la scelta più azzeccata), la vicenda del protagonista diventa una semplice biografia per principianti, il cui percorso diventa prevedibile e banale, azzerando la possibilità da parte del pubblico di empatizzare con Borghi e di approfondire la vicenda della Ignis.

“Mister Ignis”, insomma, manca l’occasione di presentare al pubblico un personaggio che avrebbe meritato un’attenzione maggiore. Lo scopo, piuttosto, sembra essere stato quello di volersi vantare di conoscere la storia di Giovanni Borghi, senza però spingere i telespettatori ad avere quella curiosità verso il personaggio che dovrebbero avere tutte le fiction ispirate a personaggi reali. In questo modo, tutta la questione della ripresa e delle idee vanno in fumo, lasciando spazio ad una macchietta più da soap che da servizio pubblico.


Mister Ignis