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Gazebo, Zoro: “Siamo lo spogliatoio del Palazzo, dove si fa squadra”

Chiusa la seconda stagione, Diego Bianchi fa il punto di questo secondo anno  tra web e tv. E per definire il programma lo paragona a Porta a Porta.

pubblicato 19 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:26

L’avevamo incontrato alla fine della prima edizione, soddisfatto del primo anno su Rai 3: ora Diego Bianchi, in arte Zoro, fa un bilancio della seconda stagione di Gazebo a poche ore dalla fine delle 71 puntate che hanno raccontato la politica vista dalla prospettiva di un ‘manipolo’ di (ex?) outsider.

Gazebo è un nostro tentativo molto parziale di raccontare l’attualità politica. Un metodo che si è dimostrato buono per il divertimento ma anche per cose drammatiche, come quando abbiamo ribaltato la scaletta dopo la tragedia di Lampedusa. O, in una delle ultime puntate, alla parte dedicata agli scontri di Roma è seguito il tormentone sulle reazioni di Pharrell alla vista di Alfano e Schifani che ballavano Happy all’assemblea del Nuovo centrodestra

dice Zoro a Stefania Ulivi che lo ha intervistato per Il Corriere della Sera. Usa sempre il plurale, Zoro, ma non è ancora al plurale maiestatis: sa che Gazebo nulla sarebbe senza la squadra formata da Andrea Salerno “hacker per caso“, Marco Damilano, Antonio Sofi e l’ormai leggendario Missouri 4. Che non è una creazione tv, ma un

verissimo tassinaro romano con la barba più lunga e più rossa di quella di Garibaldi. L’ho conosciuto due anni fa proprio sotto il Palazzo mentre saltava con qualche centinaio di colleghi al grido “chi non salta Mario Monti è”.

 

E aggiunge:

(…) La squadra è stata il miracolo assoluto. Li ho fatti conoscere io anno scorso, la sintonia continua perché ci spinge volontà di non annoiarci, né annoiare.

 

Questa la missione di un programma che guarda al Palazzo ma da una prospettiva particolare:

“Se Porta a Porta è la Terza Camera dello Stato noi siamo lo spogliatoio del Palazzo, dove si fa squadra…”.

Il materiale lo offre sempre la politica:

(La top ten di Twitter ha svelato) vanità, arroganza e ignoranza dei politici. Il grande ruolo di Twitter nella discussione politica è stato di togliere i filtri ai politici, nel bene e nel male. Quello meno assennato esterna in libertà e noi ci marciamo. Poi c’è chi come Renzi calcola tutto anche quando scherza.

Tra i loro bersagli il Movimento 5 Stelle, ‘debole’ di Andrea Salerno: e sono stati loro a beccare Di Battista vedere la partita durante una seduta parlamentare:

Abbiamo fatto una cosa da grillini dopo che loro hanno riempito il web di foto di deputati intenti a giocare a poker. I politici ormai reagiscono tutti allo stesso modo, la buttano sullo scherzo, hanno imparato che non gli conviene. A noi cambia poco. Quanto siano sinceri lo lasciamo giudicare al pubblico e agli elettori.

Quel che non accetta è che venga data un’etichetta politica al programma:

Non abbiamo nessuna appartenenza. Io non ho mai fatto mistero delle mie origini politiche, elettore del Pd, ora non faccio mistero dello sbando. Non so cosa votare alle Europee. E non mi fa piacere.

Intanto per le Elezioni Europee e le Amministrative del 25 maggio 2014 Gazebo non sarà in onda. Questo non fermerà certo la truppa. Vianello ha già pensato a qualche speciale Gazebo per l’occasione?