Home Serie Tv How I Met Your Mother, cosa resterà della sit-com? Dodici elementi che hanno portato la serie al successo

How I Met Your Mother, cosa resterà della sit-com? Dodici elementi che hanno portato la serie al successo

How I Met Your Mother si conclude dopo nove stagioni: ecco cosa ricorderà il pubblico della sit-com che ha fatto ridere e riflettere il pubblico, tra personaggi, tormentoni e canzoni

pubblicato 31 Marzo 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 06:22

Tra poche ore la Cbs manderà in onda il series finale di “How I Met Your Mother”: due episodi, dal titolo “Last Forever”, che chiudono le avventure dei cinque amici di New York che in nove stagioni hanno affrontato un percorso di crescita interiore e collettivo che ha avuto come perno principale la ricerca del protagonista Ted (Josh Radnor) della donna ideale, madre dei suoi futuri figli.

Un racconto divertente, nostalgico e con la capacità di ripetere alcuni elementi nel corso delle puntate, fino a farli diventare una costante a cui il pubblico si è affezionato. Parliamo di personaggi, frasi, canzoni, gesti ed oggetti che hanno reso “How I Met Your Mother” la sit-com che ha accompagnato una generazione di giovani verso l’età adulta.

TvBlog vuole ripercorrere le nove stagioni della serie ricordando gli elementi più caratteristici della serie, che i fan non dimenticano ed a cui la sit-com non può rinunciare. Ne mancheranno alcuni, ma anche questo è il bello di “How I Met Your Mother”: aver portato in tv una quantità incredibile di situazioni, che rimarranno nella memoria di chi, nove anni fa, sentì partire la storia del giovane Ted alla ricerca di sua moglie.

Barney Stinson

Più del protagonista Ted, è stato al centro delle scene più divertenti della sit-com: donnaiolo, con un lavoro poco noto agli altri personaggi, ma che gli permette di fare una bella vita e di avere tutti i completi che preferisce, ottenuto dopo un passato da fricchettone, che rinnega per vendicarsi su un uomo che gli ha rubato la ex. Barney, grazie all’interpretazione di Neil Patrick Harris (diventato uno tra gli attori più richiesti grazie a questo ruolo), incarna l’amico con cui tutti abbiamo a che fare, quello che vuole portarci fuori a bere senza pensare alle conseguenze, e che, ovviamente, sa come uscire da ogni guaio. Il suo “Legend…wait for it… dary!” è diventato uno dei tormentoni della serie tv.

The Bro Code

Barney è anche il più forte sostenitore del “Bro Code”, un codice comportamentale tra amici di sesso maschile, da seguire per aiutarsi a vicenda sopratuttto quando ci sono di mezzo delle ragazze. Il Codice è citato da Barney a Ted e Marshall (Jason Segel), tanto da essere diventato un libro vero e proprio, scritto dai creatori della serie tv Craig Thomas, Carter Bays e dallo sceneggiatore Matt Kuhn.

Il Playbook

Altra idea di Barney, un manuale che contiene tutti i modi per conquistare una ragazza: dai più semplici ai più complicati, come fingersi personaggi con storie capaci di convincere anche la ragazza più scettica. Il migliore, però, resta “La Robin”, con cui, nell’ottava stagione, Barney chiede la mano alla sua futura sposa. Su questo blog trovate tutti i metodi usati da Barney nelle stagioni.

La slap-bet

Tutto iniziò con il nono episodio della seconda stagione, dal titolo “Slap bet” (“Lo schiaffone”): cercando di indovinare quale segreto Robin (Cobie Smulders) stesse nascondendo agli altri protagonisti, Marshall e Barney fanno una scommessa, per cui il vincitore avrebbe potuto dare uno schiaffo al perdente. Barney crede di aver scoperto che la ragazza da giovane abbia girato un porno, e prima di avere la conferma dà uno schiaffio a Marshall. Ma si sbaglia: per punizione, Marshall potrà dare cinque schiaffi a Barney senza limiti temporali. I cinque schiaffi diventato otto quando Barney decide di rinunciare ad indossare la cravatta con le papere, altra punizione per una scomessa non vinta. Gli otto schiaffi hanno fatto parte della serie, negli episodi “Gelosia” (seconda stagione), “Lo schiaffeggiamento” (terza), “La vendetta della sberla” (quinta), “Scampato pericolo” (settima), dove ne riceve due, “Slapsgiving 3: Slappointment in Slapmarra” e “The End of the Aisle” (nona).

Robin Sparkles

Al centro della scomessa c’era il segreto di Robin: la ragazza, da adolescente, era stata una star della musica pop in Canada, con lo pseudonimo Robin Sparkles. La sua hit “Let’s go to the mall”, sentita nella seconda stagione, è diventata un tormentone della serie, con tanto di video musicale che prende in giro i videoclip degli anni Ottanta. Un must per i fan della serie.

Lily e Marshall

Sono cresciuti con i telespettatori: da fidanzati a sposati, per poi cercare un figlio. Lily (Alyson Hannigan) e Marshall hanno rispecchiato quello che Ted ha sempre cercato: la metà con cui condividere momenti romantici e situazioni assurde, e con cui essere sè stesso senza dover fingere una relazione all’apparenza serena ma con segreti da entrambe le parti. L’innocenza con cui Lily e Marshall vivono la propria vita sono il messaggio di amore sincero e reale che gli autori hanno voluto inserire nella serie: Ted può anche fare fatica a trovare la donna ideale, Barney sarà sempre un dongiovanni, Robin avrà difficoltà ad esprimere le proprie emozioni, ma loro due ci garantiscono che là fuori l’amore sincero è possibile.

I sosia (e le teorie dello show)

La sit-com è piena di teorie e riflessioni legate alla quotidianità, in cui anche il pubblico si rispecchia. Una di queste ha fatto parte della serie per anni: la teoria dei sosia. Ognuno di noi ha un sosia, dalla vita differente dalla nostra ma capace di far confondere chi ci conosce. Nel corso delle stagioni, i protagonisti hanno incontrato personaggi somiglianti a loro dai lavori più improbabili: la sosia di Lily è una spogliarellista, quella di Robin è gay, quello di Marshall è un avvocato coi baffi, quello di Ted è un lottatore messicano. Barney, invece, ha più di un sosia: un tassista, un artista di strada, un venditore di pretzel ed un dottore esperto di fertilità. Su “Serial Writers”, Craig Thomas ha spiegato a Luca Barra la scelta di usare strane teorie all’interno della serie:

“Tutti noi abbiamo teorie e regole sulla vita, tutti noi ci inventiamo dei nomi per quegli strani fenomeni di cui ci accorgiamo nel fidanzamento, nelle amicizie, nel mondo in generale. Quindi cerchiamo soltanto di catturare il modo in cui le persone reali parlano e interagiscono tra loro: se qualcosa ci sembra 1) divertente e 2) vero, lo mettiamo subito nella sceneggiatura!”

I tormentoni

Il più famoso è quello di Barney “Legend…wait for it… dary!”, ma nella serie sono molte le frasi usate dai protagonisti che diventano simboliche del personaggio stesso. Dal “Major…” seguito da elementi diversi a seconda delle situazioni di Robin e Ted al “Lawyered” che usa Marshall quando zittisce qualcuno ed al “Thank You, Linus” di Lily della nona stagione, passando per il “Challenge accepted” di Barney, che si butta in prove che nessuno gli ha chiesto di affrontare. Barney è anche colui che dice “Suit up” a qualcuno che non indossa mai un completo, che è in cerca sempre di qualcuno che batta il cinque con la frase “High Five!”. Ma i tormentoni sono composti anche da situazioni che si ripetono, come gli occhi indemoniati di Lily quando si arrabbia (che ricordano molto Willow, il personaggio interpretato dalla Hannigan in “Buffy”), i panini che compaiono nei flashback al posto delle canne fumate dai protagonisti quando ricordano gli anni dell’università, o le “intervention” fatte ad ognuno di loro per aiutarli ad uscire da un’ossessione seria o ironica, o la “Naked Man”, la mossa strategica per cui un ragazzo, al primo appuntamento, si fa trovare nudo davanti alla ragazza con cui è uscito (le cui origini sono spiegate nell’ultima stagione).

Gli oggetti feticci

How I Met Your Mother La serie è ricca di oggetti che tornano nelle puntate a ricordare eventi già accaduti o che diventano importanti per la trama del presente. Il primo, e più memorabile, è il corno blu che Ted ruba per Robin nel pilot. Poi ne sono arrivati molti altri, come i giochi in scatola del padre di Lily, il medaglione che Robin nasconde nel parco ed il popolarissimo ombrello giallo della Madre.

Le canzoni

In “How I Met Your Mother” la musica è molto presente, ma non le canzoni di una qualsiasi colonna sonora: a diventare importanti, nello show, sono i brani scritti appositamente dagli autori. Dalla già citata “Let’s go to the mall” a “Nothing suits me like a suit”, cantata da Barney, fino a “You Just Got Slapped” di Marshall. Menzione a parte per “I’m Gonna Be (500 Miles)” dei The Proclaimers, il brano cantato da Ted e Marshall nei loro viaggi sull’auto del secondo.

Le guest-star

Al centro ci sono i sei amici, certo, ma le gust-star hanno resto “How I Met Your Mother” una sit-com ancora più importante, con attori molto popolari che si sono divertiti a prendere parte ad uno o più episodio. Bryan Cranston, prima di “Breaking Bad”, è stato Hammond Druthers, il capo di Ted (è comparso anche in un cameo della nona stagione); Joe Manganiello è stato l’avvocato Brad, rivale di Marshall; Alan Thicke è stato sè stesso in alcuni episodi collegati alla storyline di Robin; Jennifer Morrison è stata Zoey, fidanzata ambientalista di Ted; Sarah Chalke era Stella, la ragazza che lascia Ted il giorno del loro matrimonio; Frances Conroy ha interpretato Loretta Stinson, madre di Barney; Kyle MacLachlan era Il Capitano, compagno di Zoey. E sono solo alcune.

Le risate miste all’emozione

Infine, una delle caratteristiche che hanno reso “How I Met Your Mother” una sit-com che è riuscita ad appassionare milioni di persone è stata la capacità di riuscire a far ridere ed emozionare nello stesso momento: Craig Thomas e Carter Bays sono riusciti a fondere momenti surreali e comici ad altri intensi e capaci di far venire il groppo alla gola, come l’episodio in cui muore il padre di Marshall. Una scelta che rende la serie ancora più vicina al pubblico, come lo stesso Thomas ha detto a “Serial Writers”:

“Né io né Carter abbiamo mai avuto l’obiettivo di rendere How I Met Your Mother soltanto una joke machine, una macchina che produce continuamente scherzi: altri sceneggiatori potevano farlo, probabilmente meglio di noi! Invece, noi volevamo che la sitcom funzionasse (almeno in alcuni momenti) più come un romanzo, come uno spettacolo teatrale o come un film.”

Un obiettivo che sembra essere stato raggiunto, a prescindere dal finale in onda a breve.