Home Notizie Il meglio d’Italia non è il meglio di Brignano: il comico confonde il varietà portando la cultura nei suoi pezzi

Il meglio d’Italia non è il meglio di Brignano: il comico confonde il varietà portando la cultura nei suoi pezzi

Il meglio d’Italia è un varietà che vuole ricordare le qualità dell’Italia facendo ridere con i monologhi di Brignano, che però unisce comicità a cultura creando uno strano effetto

pubblicato 28 Febbraio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 07:31

Raccontare il meglio del nostro Paese non è facile, soprattutto se si deve provare a far ridere ed utilizzare ospiti per siparietti con lo stesso tema: mostrare, appunto le qualità degli italiani. “Il meglio d’Italia”, il programma di Enrico Brignano, vorrebbe lanciare il messaggio di un’Italia piena di valori, ma ne risulta un varietà che non riesce a centrare i suoi due obiettivi.

Uno era quella di far ridere: Brignano porta in tv il suo spettacolo teatrale, e chi apprezza la sua comicità sicuramente si sarà divertito. Ma il comico sembra essersi fermato a battute e gag già viste e sentite, che si sanno far parte del suo stile. I giochi di parole, le battute con Giorgia e Rocco Hunt, tutto sembra arrivare da una scrittura che cerca la conferma piuttosto che l’innovazione.

Il secondo obiettivo era quello di dire agli italiani che il nostro Paese ha tanto da dare, fornendo esempi in diversi settori. Peccato che l’idea iniziale, di raccontare come alcune idee popolari in tutto il pianeta (il lotto, gli occhiali, le note) arrivino da italiani, sia stata bruciata da Crozza a Sanremo. Ma l’idea resta durante tutta la trasmissione, e non è cattiva. Il problema è che da uno come Brignano ci si aspetta la battuta facile, non il monologo impegnato sull’Italia.

Ed infatti, i monologhi del comico non riescono a trasmettere quel senso di riscatto verso l’Italia. Si parla di vacanze, di italiani che vanno all’estero e di televisione, con quella sensazione che si voglia fare di più, ma non ci si riesca. Brignano resta un comico da monologo, e reggerne così tanti in una trasmissione diventa difficile.

Non aiutano gli ospiti, utilizzati quasi tutti come intermezzo tra un monologo e l’altro in forma musicale. Solo con Pippo Baudo si prova qualcosa di diverso (con Il Volo si prova, ma i tre non vanno oltre il loro genere), ma l’idea di Baudo/Hannibal si consuma in pochi minuti, per tornare ad un livello comico già conosciuto e poco originale. A stupire, però, è stata la presenza di Alberto Angela. Con lui Brignano non ha fatto nessuna gag, ma gli ha dato la possibilità di parlare della Cappella Sistina in seconda serata su Raiuno.

Intento nobile, certo, ma che non ha un senso in un programma che vuole essere varietà. L’intervento di Angela non fa altro che confondere il pubblico, che si aspetta una gag in arrivo e resta di stucco quando, invece, capisce che Brignano è davvero deciso a portare la cultura nel suo programma. Perchè non si può fare contenuti alti nel giro di due ore, nonostante la volontà sia apprezzabile.

Un mix di comicità e tentativo di divulgazione che porta “Il meglio d’Italia” a dover cercare una strada che lo porti ad essere varietà puro e non infotainment da prima serata. Il rischio, se si continuasse così, è che il meglio del nostro Paese diventi uno sforzo non richiesto per far ridere.