Home Notizie Un matrimonio, Pupi Avati: “Il mio film è anche una commedia all’italiana con tutti i suoi elementi classici, non è solo rose e fiori”

Un matrimonio, Pupi Avati: “Il mio film è anche una commedia all’italiana con tutti i suoi elementi classici, non è solo rose e fiori”

Il regista racconta la sua fiction, che prende il via domenica sera.

pubblicato 27 Dicembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 10:15

Domenica 29 dicembre parte su Raiuno la fiction in sei puntate diretta da Pupi Avati, Un matrimonio, che vede protagonisti principali Flavio Parenti e Micaela Ramazzotti. Un ‘film da 600 minuti’, come ama definirlo il regista, che ribadisce il concetto anche nelle ultime due interviste di questi giorni, a Il Giornale e Famiglia Cristiana.

E’ la storia di due giovani che si innamorano e si sposano nel dopoguerra e, superando le avversità che trovano sul loro cammino, si ritrovano insieme ancora oggi. Una storia in gran parte autobiografica, che racconta il matrimonio di Pupi Avati e di sua moglie Nicola, dal quale sono nati tre figli. Racconta così a Famiglia Cristiana il regista:

Sono sei parti di un unico film della durata complessiva di 600 minuti. Sarà una grande saga che più italiana non si può. Parte dal 1948 e si conclude verso il 2005. Racconta la storia di due persone che si conoscono sul greto del fiume Reno, a Sasso Marconi, si innamorano e poi si sposano. Però Un matrimonio inizia con la celebrazione delle nozze d’oro, poi a ritroso racconta mezzo secolo di vicende familiari, ma usando un espediente narrativo.

L’espediente narrativo è quello di far raccontare la storia a uno dei personaggi:

La storia è narrata da una figlia adottiva della coppia, una ragazza paraplegica. I due sposi hanno due figli maschi e decidono di adottare una bambina. Quando vanno all’orfanotrofio scelgono una bimba che non cammina. Non è un gesto autobiografico, nella mia famiglia nessuno lo ha fatto, ma mi sarebbe piaciuto farlo, oppure che lo avesse compiuto qualcuno dei miei. La ragazza è la voce narrante, racconta la storia di suo padre e di sua madre, con la capacità di chi è stato in casa più degli altri due figli.

Il film racconta però anche mezzo secolo di storia italiana:

Avendo come pretesto un matrimonio, ho raccontato i mutamenti politici e sociali della storia del Paese. Le vicende politiche si riflettono anche in casa dei due protagonisti, perché lei è comunista mentre lui è democristiano. Sullo sfondo c’è Bologna, una città abbastanza rappresentativa dei mutamenti del nostro vivere.

Come però precisa Avati a Il Giornale non si tratta solo del racconto di un matrimonio perfetto:

Anzi. E’ anche una commedia all’italiana con i suoi elementi classici. Non racconto una storia tutta rose e fiori. Ci sono le separazioni e gli adulteri e tutte le interferenze che fanno vacillare un sodalizio. Però questi due individui sono sempre visitati da una forma di resipiscenza per cui avvertono anche una responsabilità nell’aver generato dei figli. Non puoi ritenerti esonerato dall’essere padre o madre.

Il regista racconta anche che propose per la prima volta alla Rai questo progetto sei anni fa, sottolineando anche la reazione dei suoi interlocutori, convinti di trovarsi davanti a una fiction in costume:

Sei anni fa, quando per la prima volta proposi alla Rai di girare un film su un matrimonio che dura mezzo secolo mi risposero: allora è una fiction in costume. Praticamente, eravamo già tutti con la marsina, le ghette e i baffoni ottocenteschi… Ma come! replicai, sono sposato con mia moglie da 49 anni e vesto come lei. Il fatto è che oggi il matrimonio duraturo è considerato in via di estinzione. Lo scandalo non è la separazione, ma il matrimonio che resiste.

Le prime due puntate della fiction andranno in onda domenica 29 e lunedì 30.