Home Rai 1 Conversazione con Renzo Arbore

Conversazione con Renzo Arbore

Conversazione con Renzo Arbore a TvBlog, partendo dal passato con il ricordo del primo direttore di Rai2 Massimo Fichera al presente con gli spettri della Rai di oggi

di Hit
pubblicato 11 Luglio 2012 aggiornato 21 Gennaio 2021 16:31


Eravamo partiti per chiedere a Renzo Arbore un ricordo del primo direttore di Rai2 Massimo Fichera, scomparso proprio in questi giorni, ma poi quasi inevitabilmente è nata una lunga conversazione con l’ideatore di L’altra domenica ed Indietro tutta, che è spaziata appunto dalla televisione del passato, di cui appunto Fichera è stato un grande artefice, fino ad arrivare alla televisione di oggi ed a quella di domani. Vi diamo conto di questa lunga chiacchierata, come detto partita dal ricordo di Renzo Arbore di Massimo Fichera, artefice della prima Rai2, una rete geniale, piena di novità, di vita, raro esempio di servizio pubblico, di cui anche il nostro Italo Moscati ha parlato qui su TvBlog.

Eccoci Arbore, se n’è andato l’ideatore della prima Rai2, anzi dovremmo chiamarla Rete 2, perché questo era il suo nome fresca di riforma. A dirigerla era stato chiamato Massimo Fichera, scomparso proprio in questi giorni e tu sei stato uno degli artefici di quel canale

Ci sono quelli che fanno la televisione, ci sono quelli che hanno proseguito l’opera di altri maestri, però ci sono poi, ogni tanto, gli “inventori” di televisione. Questi ultimi sono rarissimi, uno per esempio è stato Angelo Guglielmi, l’inventore di Rai3 e sottovalutato, nel senso non celebrato come il direttore della terza rete, è stato Massimo Fichera. Massimo Fichera ha fatto la più bella televisione che si potesse fare nel 1976, quando Rete 2, da canale di supporto della rete ammiraglia (allora Rai1 si chiamava “Nazionale”, ndr) è diventata autonoma, diventando la rete giovane, vispa, alternativa, nuova della Rai. Massimo Fichera ha inventato una rete che tutti noi ora rimpiangiamo e che purtroppo vediamo dolorosamente essere diventata uno spettro. Per me che con orgoglio in quegli anni facevo con le dita delle mani il segno “V” di vittoria, che coincideva con il 2 di Rete 2 ogni volta che andavo in onda nell’Altra domenica, vedere ora Rai2 in queste condizioni è veramente una cosa penosa.

La tua per altro è stata una collaborazione costante con Rai2 nel corso della tua carriera televisiva, una rete che ti permetteva di non avere i paletti che una rete tradizionale come Rai1 probabilmente ti avrebbe messo

Si è vero io ho lavorato quasi sempre con Rai2 più che con Rai1, con la quale ho fatto per altro due programmi di grande ascolto come Cari amici vicini e lontani ed il Caso Sanremo con Lino Banfi, ma naturalmente è proprio nel secondo canale che ho fatto i miei maggiori successi ed infatti non posso dimenticare che il mio primo grande successo rivoluzionario è stato proprio sul secondo canale con “L’altra domenica”

Raccontaci come è nata L’altra domenica

Raccontaci come è nata L’altra domenica

Il merito è stato appunto di Massimo Fichera. Io ero stato messo all’indice dalla televisione, perché proprio con il mio amico Gianni Boncompagni avevamo fatto tempo prima un collegamento durante l’ultima puntata di “Canzonissima ‘71” che non era piaciuto ai dirigenti Rai di allora, in cui volevamo presentare al pubblico televisivo “Scarpantibus” (qui di seguito trovate il video, ndr). Questa cosa ci costò l’esilio dalla televisione per 5 anni e Massimo Fichera lo interruppe chiamandomi e dicendomi “proponimi un programma”. Io gli proposi un programma nuovo, molto audace che si chiamava appunto “L’altra domenica” che in pratica, detto in maniera grossolana, era un “telegiornalone” dello spettacolo; un contenitore che mescolava sport e spettacolo e che andava dalle 2 del pomeriggio alle 8 di sera. Tra l’altro qualche anno fa L’altra domenica è stato votato dai critici televisivi come miglior programma della storia della televisione italiana.

Ecco il video di quel collegamento a Canzonissima ’71. Arbore lo racconta ad Enrico Maria Salerno :

Un programma poi che andava in diretta concorrenza con la tradizionalissima Domenica in di Corrado sulla Rete 1

Per la verità ricordo che “L’altra domenica” è nato prima di “Domenica in”. Lo dico non per vantarmi ma semplicemente per amore di verità, Domenica in è nata sulle ali del successo de L’altra domenica, che vide la luce nel marzo del 1976 con Maurizio Barendson che si occupava della parte sportiva. Poi nell’ottobre dello stesso anno nacque Domenica in con Corrado. Mentre L’altra domenica era una trasmissione che viveva quasi tutta fuori dallo studio, con collegamenti con Londra, Parigi, Milano, Palermo, Spagna etc. , Domenica in, come oggi del resto, viveva completamente in studio con una serie di ospiti di passaggio a Roma che venivano per pubblicizzare il libro, il disco, il film e questa era la ragione sociale del contenitore della prima rete. Leggevo proprio nei giorni scorsi Margherita Hack, che non ho il piacere di conoscere e che ringrazio, dire che i programmi che hanno rivoluzionato la televisione sono stati Lascia o raddoppia e L’altra domenica.

L’altra domenica è stato quindi il programma che ha lanciato la rete due di Fichera, che poi diede spazio anche ad altre produzioni molto interessanti, ci vuoi raccontare tutto questo da “testimone oculare” di quel periodo?

Fichera si industriò per recuperare tutti i talenti che la rete 1 guardava con sospetto e di cui magari non si fidava. Parlo per esempio di Garinei e Giovannini e dei loro lavori del Sistina. Parlo di Pier Francesco Pingitore che ha lavorato per quella rete 2 con grandi programmi come Mazzabubù con Gabriella Ferri, con Pippo Caruso, Enrico Montesano e molti altri. Poi ha recuperato Dario Fo, ha dato spazio a Roberto Benigni. C’era poi una grande sinergia con il direttore del Tg2 Andrea Barbato, da lì nacque secondo me la più bella stagione della televisione italiana, soprattutto intesa come servizio pubblico. Barbato alla testata fece “Studio aperto” che era l’edizione principale della sera (andava in onda dalle 19:45 alle 20:30, ndr) dove per la prima volta il cittadino qualunque attraverso il telefono poteva collegarsi con la televisione. Per la prima volta in quel telegiornale c’era un giornalista che conduceva, cioè Piero Angela, invece dello speaker che solitamente leggeva le notizie. Inoltre lo stile di conduzione era molto “colloquiale”, stile questo che poi ha ripreso Enrico Mentana con il suo Tg La7 (come è vero che nessuno in TV ha inventato niente, ndr). La sinergia con la rete si traduceva poi anche in programmi che andavano in prima serata come “Ring” condotto da Aldo Falivena, dove c’era un faccia a faccia in diretta fra il conduttore ed un ospite di particolare riguardo (Gassman, Ugo La Malfa, Andreotti, Lama, Anselmi e altri, ndr). C’era poi “Match” condotto da Alberto Arbasino in cui si “scontravano” due ospiti accomunati dalla professione. Ricordo per esempio la puntata dedicata al cinema in cui Nanni Moretti disse a Mario Monicelli “ve lo meritate Alberto Sordi” e tanti altri programmi.

Ecco “Match” (Rete 2 il martedì sera dal 23 novembre 1977 alle 21:35) condotto da Alberto Arbasino con ospiti Giorgio Bocca ed Indro Montanelli :

Perché poi fu messo da parte Fichera ?

Solite ragioni politiche, fu sostituito con un altro socialista (Pio De Berti Gambini, ndr). Di quel periodo con Fichera ho ricordi bellissimi, si lavorava con grande entusiasmo per fare della bella televisione, nuova e di qualità. Ricordo che spesso chiedevamo a Fichera “ma questo si può fare?” e lui rispondeva con un “si fallo” e per noi questo era un grande incoraggiamento. Avere il sostegno totale e l’incoraggiamento del proprio direttore è la cosa più bella che ci possa essere, ti aiuta a creare e a lavorare meglio.

Ecco ci vuoi raccontare un esempio, un aneddoto di questo “sostegno” di Fichera

Ti faccio un esempio che riguarda proprio L’altra domenica. Ricordo che con Ugo Porcelli ci inventammo di portare all’interno del programma il telefono, con il pubblico che poteva intervenire in diretta. Era una cosa che non si faceva da nessuna parte, neppure in America e Massimo ci disse da subito “fatelo”. Infatti credo che la prima volta in cui in televisione è stato detto “da dove chiama?” fu proprio a L’altra domenica.

Hai detto della Rai2 di oggi e più in generale della Rai che non sta vivendo un bel periodo, fra l’altro con un cambio di governance in atto, chi ci vorrebbe a tuo parere per farla rinascere ?

Ci vuole un grande appassionato e tecnico vero della televisione. Nomi non ne faccio anche perché non so se ci sono, ma di certo ci vuole una persona che sia appassionata di televisione. Rilanciare e rimettere in sesto una rete, anche escludendo quei programmi che magari gli davano ascolti ma non prestigio come l’Isola è piuttosto complicato. Per altro l’Isola era condotta e fatta bene, ma tutto quell’indugiare su risse e cose affini non era cosa secondo me da servizio pubblico ma più da televisione commerciale. Ci vuole una persona che sappia individuare i talenti come fece Massimo Fichera.

A te piacerebbe un compito di questo tipo ?

Non ci penso nemmeno lontanamente (ride, ndr). Non è il mio mestiere. Io posso solo incoraggiare ed essere incoraggiato. Però qualcuno c’è, magari anche in pensione ma forse c’è.

Hai un consiglio per questo nuovo Consiglio ? (Scusa il gioco di parole)

Sono contento che hanno, anche se solo parzialmente, spoliticizzato questo CDA e che la politica è stata tenuta in minor conto rispetto al recente passato. Ora però viene il lavoro più difficile, il CDA ed in particolare il Presidente ed il Direttore generale devono trovare quegli “appassionati” di cui parlavamo sopra con grande attenzione. Per esempio ho sentito delle voci che riguarderebbero Lilli Gruber al Tg1, benissimo. Certamente è una persona che conosce bene il giornalismo televisivo meglio di tanti altri presi dal carniere della politica. Io spero in un ritrovato Servizio Pubblico, che alle ragioni della politica faccia subentrare le ragioni del talento e dei contenuti.

Parlando appunto di giornalisti, alle reti spesso sono stati nominati direttori provenienti dal telegiornale, che ne pensi ?

Andare a scegliere fra i giornalisti va benissimo per le testate, come per esempio appunto la Gruber, ma non va bene per le reti. Nella rete hai a che fare spesso con l’intrattenimento ed i giornalisti devono imparare a fare lo spettacolo e a fare programmi che vanno in una direzione diversa rispetto a quella dell’informazione e a come evitare la tv diseducativa e del cattivo gusto. Perché è questo il pericolo del servizio pubblico, la mia morale è sempre la medesima e cioè che la TV non può non essere educativa e abbiamo visto anche sulla rete 2 ultimamente programmi diseducativi.

C’è poi la questione degli ascolti, croce e delizia della televisione di oggi, di cui abbiamo parlato quest’inverno nella settimana che TvBlog ha dedicato all’auditel e alla TV che vorrei e di cui tu sei stato uno dei protagonisti

Sono semplicemente dei neofiti quelli che appena entrati cominciano a fare la televisione ad uso e consumo degli ascolti. Credono di scoprire chissà cosa, in realtà scoprono semplicemente l’acqua calda e cioè che il pubblico indulge verso delle cose “hard”, o di una TV usa e getta o di una TV di facile consumo. La cosa vera è che bisogna salvaguardare gli ascolti ma non essere asserviti a questi numerini, questa cosa un servizio pubblico degno di questo nome la deve fare. Capisco che uno dei motori della TV è la pubblicità, ma credo che non sempre gli investitori possano andare alla ricerca della quantità ma debbano guardare anche al tipo di pubblico che segue quel determinato programma. C’è anche una “tv di risonanza”, di cui io sono stato il profeta per esempio in Quelli della notte, che faceva circa 2 milioni di telespettatori, ma poi il giorno dopo era sulla bocca di tutti. Lo so, sarò pedante, ma io insisto nel dire che bisognerebbe affiancare agli indici di ascolto, anche un indice di gradimento, anzi possiamo chiamarlo “indice di considerazione, di stima, di apprezzamento”. Ai pubblicitari credo farebbe piacere sapere che quel programma è guardato perché piace al pubblico, anche se magari fa meno telespettatori di quell’altro che viene visto di più ma piace di meno. Faccio l’esempio di Fazio che è un programma che, pur avendo un buon ascolto, non ha magari i numeri alti di altre trasmissioni, ma che ha un suo pubblico (anche molto pregiato, ndr) a cui piace molto.

Un discorso che abbiamo aperto nella settimana dedicata all’auditel quello del potere dei “numerini delle dieci” e che porteremo avanti di sicuro, ma parlando di “altra tv” cosa guarda Arbore?

La televisione è competenza se tu hai la passione per la televisione. Io con alcuni amici siamo una conventicola di appassionati, noi appunto non è che guardiamo solo l’auditel per vedere che cosa ha fatto ieri sera, per esempio i Wind Music Awards, ma ci piace guardare anche Telenorba, Rete Capri, Raistoria, tutto Sky, perfino Canale Italia con “Cantando e Ballando” che ti mette allegria ed in questi peregrinare nei vari canali alcune volte si scoprono delle cose straordinarie.

Abbiamo parlato di passato ma di un passato che con Fichera ed il team che aveva messo in piedi andava verso l’innovazione, qual è l’innovazione oggi per Arbore ?

Parlando di Massimo Fichera non è solo lodare una televisione del passato, perché a dire il vero io sono concentrato verso la televisione del futuro, che non può prescindere dal web, vedo infatti tutti i giorni attraverso internet, si la televisione di ieri, ma anche quella di domani guardando le televisioni d’oltre confine. Tra l’altro ho aperto un piccolo Renzo Arbore Channell su Youtube, in cui mi diverto a caricare un piccolo campionario del mio archivio. Fra gli altri filmati ci sono le interviste di Enzo Biagi, faccio cantare Vittorio Gassman, un video a Rio in cui canto Cacao Meravigliao con l’orchestra Italiana e altre cose. Questo per dirti che cerco comunque di rimanere al passo dei tempi con i nuovi mezzi che la comunicazione ci offre, agganciando il passato al futuro.

Foto apertura | © TM News

Rai 1