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Home Vittorio Sgarbi: “Io resto nella memoria, altro che Frizzi o Conti”. Andrea Scanzi: “Come additivo in tv è scaduto”

Vittorio Sgarbi: “Io resto nella memoria, altro che Frizzi o Conti”. Andrea Scanzi: “Come additivo in tv è scaduto”

Sgarbi a Reputescion ha detto che alla Pupa e il secchione guadagnava 20.000 euro a puntata

pubblicato 12 Ottobre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 13:19

Radio Belva continua a seminare strascichi. Vittorio Sgarbi è stato ospite di Reputescion giovedì, ma la puntata era sicuramente stata registrata prima della trash-rissa di martedì: Sgarbi ha citato il programma incidentalmente, dando a Cruciani e Parenzo dei personaggi bizzarri.

Il critico d’arte ha però dato un sacco di nuovi spunti interessanti. Interpellato da Andrea Scanzi sulla sua leadership nelle risse televisive, ha difeso la propria cifra stilistica:

“L’unica cosa che io ho fatto rispetto ad altri è una televisione che rimane nella memoria. Cosa ha fatto Carlo Conti? Cosa ha fatto Fabrizio Frizzi? Una serie abbastanza vasta di cose che ho fatto rimangono nella mente perché c’è una verità che anche i nemici mi riconoscono. Non c’è mai qualcosa di fatto apposta. Io me ne stavo tranquillo se quello non mi disturbava. Non è che io sono nato con l’intento di polemizzare. Polemizzo se mi rompi i coglioni. Io posso dire arrabbiato anziché incazzato, ma da Pasolini in poi so che la parolaccia ha una capacità espressiva che non ha il bonton. In questo potrei essere identico a Rodotà, ma sono felice di aver detto molte più parolacce perché quello che ho detto rimane”.

Poi ha spiegato com’è nato questo suo talento e come oggi ricorda la famosa telerissa con Mike:

“Lo scontro è sempre stata la mia natura. Ripeto sistematicamente una parola per togliere ritmo agli altri. Io ho avuto uno zio straordinario che è stato il mio modello e anche il mio prof di storia dell’arte. Entrambi erano completamente pazzi. Fu una differita di 12 minuti che non si poteva tagliare perché era pieno di giornalisti. Li ridussero a tre. Poi Ricci recuperò gli altri e venne fuori questa storia. Dal punto di vista umano io ero molto giovane, coi capelli lunghi, e mi guardo con tenerezza. Ma guardo con tenerezza Mike Bongiorno, io non ho mai avuto un interlocutore così capace di incassare. E’ stata una battaglia senza ko. E’ finita ai punti. Non saprei dire se io ho vinto. Lui tornava sempre indietro, non mollava”.

Sgarbi è anche tornato sulla famosa querelle con Marco Travaglio ad Annozero, a cui diede della merda. A c’entrare, tra le altre cose, il famoso Editto Bulgaro di Silvio Berlusconi contro Enzo Biagi. Ecco la versione di oggi di Sgarbi:

“Io ho trovato il comunicato Ansa e Fabrizio Del Noce è testimone. Avevano proposto a Biagi di andare alle 18.45 su RaiTre, lui dice di no. Fanno un concordato. Biagi si era dichiarato pienamente soddisfatto di andarsene dalla Rai con 3 miliardi. Non facciamo vittime. Berlusconi chi colpisce santifica, chi gli è amico viene cacciato. Il vero Biagi è Fede, che in virtù dell’editto bulgaro ha avuto 3 miliardi. Fede è stato cacciato da Rete 4, 7 anni di condanna. Quel santo, in virtù di quell’editto bulgaro, ha avuto 3 miliardi. Io fui cacciato da Berlusconi per le querele di Sgarbi quotidiani, accettai di fare arte la mattina. Perché devi stare per anni in quello spazio obbligatorio? Non ha accettato il cambio di orario. Non mi ha più invitato per 4 anni Santoro, mi hanno cacciato da assessore, ho pagato 75.000 euro. Per aver detto la verità, sia pur insultando Travaglio, ho pagato molto. Travaglio ha sempre quel tono da eroe e vittima”.

Sgarbi ha anche ripercorso la genesi del tormentone ‘Capra’:

“La parola Capra è nata da quando è partita la legge che non potevo essere più pagato in televisione essendo uomo di governo, cosa che mi ha perseguitato per anni in Rai. C’era Busi, pagato, eravamo anche amici un tempo. Feci una puntata da Chiambretti stando sempre zitto. Mi attacca dandomi del figlio di papà. Poi ho iniziato a dire Capra 13 volte”.

In compenso, l’opinionista ammette di aver accettato La Pupa e il secchione perché pagavano bene:

“Adesso non lo farei più, non riesco più a reagire all’insensatezza delle cose che sento. L’ho detto a Telese e Paragone. Ai tempi della Pupa e il secchione pensavo ancora di non ritenere nessuno indegno della mia ira. Ero un democratico dell’ira. Nel caso specifico intanto c’è un dato. In quella trasmissione a un certo punto è apparsa Marystell Polanco. Che lei dopo quella cosa andasse da Berlusconi non era un reato. Era logica, andava lì come dopo teatro. Io avevo accettato di non fare il Presidente, ma il membro. C’era anche Sabelli Fioretti. Pupa e il secchione non era malvagio, ma era una delle enormità di stupidità televisiva. C’erano paradossi meravigliosi come Dante capo indiano. Non era finto, perché il brano musicale esotico lo riconoscevano. Tutte comprese la Cipriani che andava da Berlusconi. Tutto un mondo equivocato che aspirava a fare televisione. Ma era un periodo in cui la televisione pagava. Mi pagavano 20.000 euro a puntata. Ti pare che non ci andavo? Stavamo lì sei ore e avevamo un tempo reale di messa in onda di non più di 4 minuti. La moglie di Rondolino non voleva che usassi il telefonino. La Mussolini mi ha messo le mani sulla bocca e mi ha tolto gli occhiali. Speravo di poter dire almeno una cosa per guadagnare. Ho reagito come se non fossi in televisione. Mi ha stupito che lei ricusasse il termine fascista. Ma di tutto quello che ho fatto in televisione, assieme a D’Agostino, è il pezzo che ha avuto più fortuna”.

Sulla Mussolini non ha avuto peli sulla lingua:

“La ragione di sospetto per lei è che, rispetto alle donne che mi piacciono, lei mi sta sui coglioni perché c’ha quella smorfia lì del ‘non ce l’hai abbastanza duro’.”

In tutto questo Andrea Scanzi, sulle pagine del Fatto quotidiano di oggi, fa una fenomenologia del tramonto da polemista di Sgarbi:

“Più che un ospite, Vittorio Sgarbi è da molti ritenuti un additivo televisivo. Lo aggiungi alla benzina del talk show e speri che con lui diventi talk shock. Facendo incendiare contenuti e ancor più ascolti. Il flop di Radio Belva dimostra che qualcosa è cambiato. Le intemperanze seriali di Sgarbi funzionavano quando erano eccezione. Non adesso, che sono più o meno norma. Lo Sgarbi di rottura, l’effetto novità non c’è più: nel momento in cui chiami Sgarbi, sai che lui polemizzerà. Sgarbi doveva essere l’additivo del talk shock, ma si è rivelato la bomba che frantuma tutto e non lascia superstiti. A un certo punto si è sentito usato. E lì ha deciso di sfasciare tutto. Senza pietà. Omicidio catodico in piena diretta. Radio Belva l’ha chiusa Sgarbi”.

Chapeau. Una prece.