Home Serie Tv Baciamo le mani, la fiction Ares vuole essere più matura (ma non si stacca dal teleromanzo)

Baciamo le mani, la fiction Ares vuole essere più matura (ma non si stacca dal teleromanzo)

Baciamo le mani, la fiction di Canale 5, sembra essere più seria rispetto alle altre serie tv della stessa casa di produzione, ma punta ancora su scene e dialoghi banali

pubblicato 2 Settembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 15:01

Nell’universo dell’Ares Film “Baciamo le mani” rappresenta un passo avanti nell’evoluzione del melò targato Canale 5. Ma solo nel suo universo, sia chiaro, perchè la formula con cui la casa di produzione ci ha allietato in passato non cambia, anche se qui c’è il tentativo di convincere gli scettici di avere a che fare con una produzione più matura e consapevole dei temi trattati.

Tanto per non spaventare il pubblico, la miniserie si mantiene sul binario del melodramma con protagonista una donna (Sabrina Ferilli) di fronte ad un nemico da combattere. Da qui la fuga verso un mondo migliore, l’America, con la prospettiva di una vita nuova lontana dal Vecchio continente e dai vecchi modi di pensare.

Una nuova eroina, insomma, per la Ares Film, che dopo “Pupetta” ci riprova smorzando però i toni: se con Manuela Arcuri si era cercato di raccontare una storia dai toni accessi e volutamente urlati, in “Baciamo le mani” pare esserci la consapevolezza di voler mostrare un racconto di lotta alla mafia dove quest’ultima non deve passare come via di riscatto nè come possibile opzione ad una vita fatta di soprusi.

Parlandone con i colleghi della redazione, la sensazione è sempre quella, ovvero che “Baciamo le mani” non voglia essere la copia perfetta della altre fiction Ares, ma che stia cercando di emanciparsi gradualmente, arrivando ad usare un taglio registico che, per certi versi, possa ricordare le indagini anti-mafia de “Il commissario Montalbano”. Le scene girate ad inizio puntata in Sicilia, con ampio spazio a paesaggi ed edifici esterni, oltre che alle scene in commissariato dove la vicenda di Ida inizia a farsi serie ricordano (solo in questi aspetti, sia chiaro) la fiction di Raiuno.

Si tratta di una scelta voluta, che punta a dimostrare più ai detrattori delle precedenti fiction che al pubblico amante del genere che anche qui, con un po’ di impegno, si può avere a che fare con la denuncia sociale. Peccato che, però, l’ispirazione si fermi a qualche inquadratura e nulla più.

Perchè “Baciamo le mani” deve comunque riuscire ad appassionare un pubblico mirato, anziano ma non troppo, abituato alle protagoniste belle e coraggiose e senza troppi giri di parole. Ecco che, allora, i dialoghi restano quelli di sempre, le musiche accompagnano ogni scena pompandone il significato all’eccesso, ed il melò non si fa sfuggire un’altra occasione di arrivare nelle case dei telespettatori.

Difficile parlare di Virna Lisi, essendo comparsa a fine puntata, ma è certo che la strada intrapresa da “Baciamo le mani” sia quella della fiction impegnata a metà: il passo decisivo per la Ares di puntare su racconti accantivanti e credibili è ancora lontano, sebbene sembri che si sia ascoltata la voce di chi chiede una fiction più seria senza essere per forza rigida. Un percorso che forse la casa di produzione che preferisce ambientare le proprie serie negli anni Sessanta non intraprenderà mai sul serio ma che, se gli ascolti le daranno ragione, potrebbe essere almeno presa in considerazione.


Baciamo le mani

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