Home Fiction LA FICTION TV: la qualità? serve un’inchiesta più che processi improvvisati…

LA FICTION TV: la qualità? serve un’inchiesta più che processi improvvisati…

Italo Moscati sulla fiction italiana.

pubblicato 30 Ottobre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 02:23


    SPECIALE Fiction italiana: dopo l’introduzione di ieri, proposta da Paolino, e un resoconto delle esternazioni di Fabrizio Del Noce e Giancarlo Scheri a Tv Talk – surreale, quest’ultimo, quando dichiara che la fiction italiana è la migliore d’Europa – ecco il contributo di una penna che ospitiamo da tempo e molto volentieri sulle pagine di TvBlog. Italo Moscati. In arrivo altri contributi.

I tema della fiction da noi è sempre d’attualità, specie quando gli ascolti dei programmi d’intrattenimento sono scarsi e si ricorre alle formule e ai sottogeneri della stessa fiction per tirarsi su il morale. Accade però che ci siano periodi come questi in cui le tv generaliste si accorgono di navigare su barchette usurate, e bucate, con il rischio di affogare, riemergere, ri-affogare.

La fiction fatica in un mare grosso percorso da barchette di migrantes (dirigenti tv, produttori, registi, autori) che a volte ce la fanno ad avere risultati, ascolti e commenti decenti, in altri casi i migrantes lanciano il vecchio urlo di chi sente il guano alla gola: “non fate l’onda”.

Ho letto sul nostro Tv Blog del dibattito a Tv Talk sulla fiction, in presenza di big sui problemi, vita, morte, miracoli e onde minacciose.
Non ho visto la puntata del talk ma, riflettendo sugli spunti offerti su queste colonne, qualcosina mi sento di dire, nella speranza di “portare avanti il discorso”, come si diceva una volta, e aggirare il guano.

Ci sono argomentazioni diventate oziose, ormai. Si sa che è difficile per la nostra amata- fiction, benedetta dal paziente don Matteo-Terence Hill passato dal western nostrano al basco sacerdotale, raggiungere la qualità della fiction americana o inglese.

Noi veniamo dai sottoprodotti dei film di Matarazzo e dagli sceneggiati pesantemente filodrammatici (ieri odiati oggi invocati a modello), loro dalle fucine di Studio One e di Hollywood convertita all’affarismo televisivo, e dalla fabbrica Bbc che dispone di autori e attori formidabili.
Noi, salvo poche eccezioni, facciamo spesso fiction dilettantesche, scegliendo senza criterio, ricopiandosi (una specialità delle tv generaliste), improvvisando le necessarie linee editoriali affidandole a incompetenti per genesi soprattutto politicante; improvvisando autori ed editor; improvvisando dive, divette, divi e divetti; improvvisando innesti con il cinema che generano prodotti inesistenti che deludono tutti, frutto di varie velleità e persino generose illusioni.

Un gran pasticcio. La fiction è una cosa seria, si sbaglia ad affidarla a chi crede di nuotare nella presunzione e soprattutto nel mandato avuto da destra o da sinistra in un sabba di orridi fantasmi e di mostri di halloween in azione come pianisti impazziti sulla tastiere delle scelte (senza creatività) e dei palinsesti (spelonche vuote o umide di umori stantii).

Un giorno di anni fa mi trovavo nell’ufficio di un boss della fiction, un Al Capone minuscolo che non fumava il sigaro ma i fogli delle proposte di nuovi soggetti, temi e progetti.

Il tabacco fa male. Sul tavolo del boss notai tanti foglietti di vario colore, allineati come soldatini. Ebbi la forza di chiedere cosa significavano, di cosa si trattasse.

Il boss lanciò nell’etere una voluta di fumo del sigarone fatto con i progetti scartati, e rispose felice, compiaciuto, che i foglietti erano ordinati secondo l’appartenza partitica ( o area) dei produttori che “dovevano lavorare” e così lui il boss mini pilotato da boss più big non avrebbe sbagliato nei dosaggi, negli equilibri, nella distribuzione di elemosine ricche, meno ricche, pochi scudi o centesimi.

Fantastico. Lo pensai tossendo al fumo del lucido. efficiente killer della fiction.
Conclusione. E’ inutile menar il can per l’aia. Servono approfondimenti. Serve un’inchiesta alla Report sui retroscena e i colpi di scena dietro le immagini, i successi della nostra amata-odiata fiction, umiliata e offesa.

Italo Moscati