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«I teledivi mirano a sottrarre ai vari blog televisivi la loro forza propulsiva di critica»

Una frase di Sabatini per riflettere sul ruolo dei blogger televisivi

pubblicato 27 Settembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 03:26


«I teledivi mirano a sottrarre ai vari blog televisivi la loro forza propulsiva di critica». E’ una frase che ho letto qualche giorno fa su Dagospia (per poi scoprire che la paternità era da ascriversi a Mariano Sabatini). E che sembra assolutamente perfetta di questi tempi. Giusto dunque prenderla ad esempio per un breve editoriale.

Se ne parlava qualche giorno fa con Davide del Daveblog, del cambiato rapporto fra i blog e la televisione. Ma ne parlavo anche quando scrivevo Se la tv si fa il blog, o commentando il fatto che andando ospiti in trasmissioni (vedi Miss Italia, per dire), i blogger automaticamente diventano parte del sistema e non possono più criticare il sistema stesso (il blogger ospite di un programma per criticarlo lascia ovviamente a casa la libertà di critica). Resta isolato il caso di Tv Talk, che già è un programma di critica. Ma il suo stesso conduttore, Massimo Bernardini, a Miss Italia ha dovuto ben limitarsi (e poi, come conseguenza diretta, il programma stesso non ha ammesso esplicitamente che gli ascolti di Miss Italia sono stati indegni nella prima puntata e appena sopra il decoroso per una finalissima di un presunto grande evento). C’è addirittura un programma che ha messo la parola Blog nel titolo.

E’ che la tv non era abituata ai blog. E i blog televisivi, comunque vada, assumono sempre più visibilità. E così, i teledivi si avvicinano ai blog, magari li guardano con sospetto, cercano di capire come interagire con essi. E insieme a loro, si avvicinano ai blog gli uffici stampa. Solo che i blog, certe volte, non si limitano a pubblicare i comunicati stampa o a veicolare idee standardizzate o a ripetere slogan (in questi giorni va tanto di moda il le sentenze vanno rispettate anche se non si condividono, una frase priva di alcun pensiero logico, giuridico, sociale, detta così, tanto per dire). I blog provano – magari sbagliando, magari esagerando – a fare anche critica. Quando succede, be’, si alzano i vespai: c’è chi pensa che si critichi per interesse personale e che non si critichi per lo stesso motivo (quando magari uno semplicemente ha visto un programma e non l’altro, oppure uno gli è piaciuto o l’altro no) e rischiano, comunque, di rompere quel volemose bene che tutto sommato fa comodo a tutti. Così come l’ha rotto, per dire – e senza per questo tifare per lei – Milly Carlucci, insieme a Rai e BBC. E a chi obietta ci sono altri cloni va semplicemente risposto: Se ci sono, che le parti in causa agiscano.

D’altro canto, a volte, anche noi blogger ce la siamo fatta togliere, questa forza propulsiva di critica.

Lo abbiamo fatto tutte le volte che non siamo stati duri o giusti. Però, come scusante, personalmente adduco un motivo molto semplice: non si può sempre stroncare tutto, quindi certe volte ci si limita a parlare di quel che va in onda. Perché altrimenti si dovrebbero ripetere continuamente le stesse cose: che è raro che in Italia si faccia spettacolo in tv, che le idee sono ribollite e da buttare, che ci sono pochi barlumi di speranza, che il gusto medio del pubblico si è abbassato perché l’offerta è scarsa, che l’informazione è drogata e non ne parliamo nemmeno, che andrebbe tutto rivisto.

Lo abbiamo fatto tutte le volte che abbiamo venduto un pezzetto della nostra libertà per un po’ di visibilità in più.

Lo abbiamo fatto tutte le volte che non abbiamo detto davvero quel che pensiamo, o che abbiamo fatto un’intervista senza spingere un po’ su questioni scomode. Tutte le volte che, per un’anticipazione in più o per una comunicazione esclusiva abbiamo chiuso gli occhi di fronte a qualcosa che proprio non ci piaceva.

E quindi, un po’ ci dovremmo scusare. Ci dovremmo scusare coi lettori, quando abbiamo fatto pensare loro di non essere equilibrati. Ci dovremmo scusare anche coi teledivi. Ma non perché siamo troppo cattivi. No. Perché lo siamo troppo poco. Perché non criticare liberamente non fa il bene dei blog, ma nemmeno quello della televisione. E quindi, nemmeno quello dei teledivi che poi, un bel giorno, scoprono che c’è un mondo, là fuori, che li critica selvaggiamente, e che non siamo tutti uguali e uniformati, e che c’è anche chi critica non per amore né per odio ma per onestà intellettuale.

Il che non significa che si debba sempre essere feroci: si possono anche dare notizie e basta, si può anche presentare un programma senza per forza condire il tutto con un’opinione. Ma il tentativo di azzerare la forza propulsiva di critica dei blog è evidente (lo è anche nella società fuori dalla televisione, con la “legge bavaglio” che ritorna), e non lo è solamente nelle minacce di querela, di multa, nelle diffide. Lo è anche negli atteggiamenti più morbidi. Lo è, a maggior ragione, quando questo o quel programma si dotano di un blog e poi, ovviamente, azzerano i commenti negativi, li segano alla fonte. Ma intanto ai loro telespettatori raccontano di avere un blog, e dunque di essere veramente liberi.

La libertà, invece, è schiena dritta. Ed è anche fare e accettare le critiche, confrontarsi sulle stesse, parlare a pubblici diversi. E questo pezzo era doveroso, perché non cerca la pagliuzza altrove. Guarda la trave qui, cerca di liberarsene e di tenere la schiena più dritta possibile. Ben sapendo che si parla di televisione, e che TvBlog non vuole mica fare la rivoluzione.