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Tg1 ancora sulle intercettazioni

Dopo aver tratteggiato la vita di quelli che ascoltano le vite degli altri, il Tg1 di Augusto Minzolini, nella sua edizione delle 20 del 3 luglio, ritorna sul tema intercettazioni. E lo fa centrando il fuoco del servizio sul tema “chissà quanti di noi sono intercettati” e sul “ma quando ci costa tutto questo”. Insomma,

pubblicato 4 Luglio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 14:30


Dopo aver tratteggiato la vita di quelli che ascoltano le vite degli altri, il Tg1 di Augusto Minzolini, nella sua edizione delle 20 del 3 luglio, ritorna sul tema intercettazioni. E lo fa centrando il fuoco del servizio sul tema “chissà quanti di noi sono intercettati” e sul “ma quando ci costa tutto questo”.

Insomma, sembra proprio che per il telegiornale dell’ammiraglia RAI quello delle intercettazioni sia il vero problema dell’Italia di oggi. E adi in qualche modo si cerchi di creare consenso per far sì che il cittadino medio – o almeno lo spettatore medio del Tg1 – percepisca quello delle intercettazioni come un male assoluto, tutto italico, da sradicare.
Ancora una volta, è un fenomeno da analizzare per capire come il giornalismo televisivo possa incidere sulla vita sociale di un paese.

Frattanto, mi piace segnalare che a Torino, in questi giorni, si trovano appese agli angoli dei bar, sui pali dei semafori, in maniera del tutto casuale, alcune fotocopie della copertina di Farhenheit 451, libro di Ray Bradbury (un romanzo di fantascienza in cui, in un ipotetico futuro, leggere libri è considerato reato e un apposito corpo di vigili del fuoco è impegnato a bruciare ogni tipo di volume. 451 gradi Farhenheit è appunto la temperatura a cui brucia la carta). Sotto alla copertina, a mano, in stampatello, qualcuno ha scritto: “Informati. Smetti di guardare il telegiornale”.

Dopo questo inciso, ecco il testo del servizio (il video dopo il salto):

Chissà quanti di noi, ignari, sono stati captati mentre parlavano al telefono con persone oggetto d’indagini ed intercettate. Il numero dei cosiddetti bersagli veri e propri di intercettazioni telefoniche e ambientali nel 2009 è stato130 mila.

La fonte è il ministero della giustizia. 130 mila persone sono state messe sotto controllo. Una minima parte del dato si riferisce alle cimici ambientali. E chi ha parlato con quei 130 mila certamente è stato anche lui ascoltato, quindi il numero degli spiati deve essere moltiplicato più volte, si parla di milioni di italiani.

Nel 2009 circa 270 milioni di euro il costo delle intercettazioni e in passato i costi oscillavano vertiginosamente da una procura all’altra, da 4 euro fino a 23 euro al giorno. L’unità di monitoraggio e controllo della spesa, istituita dal ministero della giustizia, ha abbattuto i costi di circa il 30%, ma resta l’enorme debito accumulato negli anni, fra i 400 e i 600 milioni di euro, debito verso le società telefoniche e quelle che noleggiano gli strumenti per registrare.

La cifra tiene conto anche della stima di spesa per le inchieste tuttora aperte in Italia. Nel 95% dei casi, i giudici per le indagini preliminari hanno detto “sì” alle richieste di intercettazioni fatte dalla procura. L’intercettazione è un importante strumento di indagine contro la criminalità, sebbene, da Via Arenula fanno sapere, siano stati pochi i processi, in materia di mafia, basati esclusivamente sulle intercettazioni telefoniche.