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La critica televisiva di scena al Festival del Giornalismo (con i complimenti a TvBlog)

Interessante viaggio nella storia della critica televisiva in uno dei panel odierni al Festival del Giornalismo di Perugia. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche Giovanni Minoli, costretto a disertare perché impegnato in Rai per le battute finali della tormentatissima nomina a coordinatore della programmazione dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Per questa ragione sono tre gli

pubblicato 22 Aprile 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 16:26


Interessante viaggio nella storia della critica televisiva in uno dei panel odierni al Festival del Giornalismo di Perugia. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche Giovanni Minoli, costretto a disertare perché impegnato in Rai per le battute finali della tormentatissima nomina a coordinatore della programmazione dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Per questa ragione sono tre gli animatori del dibattito: Francesco Specchia, critico tv di Libero, Giorgio Simonelli, docente universitario e storico della televisione, e Nanni Delbecchi, autore il saggio “La Coscienza di Mike” che ha fatto da traccia all’incontro.

La critica tv nasce nel 1954 per intuizione di Giulio De Benedetti, storico direttore de La Stampa, che capì la rivoluzione che la televisione stava imponendo ritrovandosi in una Torino deserta nella serata in cui a Lascia e Raddoppia veniva letta la “domanda finale” da 5 milioni. Aldo Buzzolan, critico teatrale, viene obbligato a guardare la trasmissione e scrive le prime 30 righe di “critica televisiva”. Si apre un’era, un nuovo tipo di giornalismo dalle inaspettate risorse.

Il Prof. Simonelli, accademico ed insieme volto noto grazie alla ricorrente presenza a Tv Talk su RaiTre, lancia la suggestione più curiosa sottolineando come la televisione, da sempre considerato un media “basso” abbia visto esercitarsi nella critica grandi penne, intelle
ttuali, letterati, da Guareschi e Bianciardi passando per Pasolini. Efficace il parallelo con un altro tema guardato con sospetto e disprezzo dalle élite culturali, il calcio, che ha permesso una produzione letteraria di altissimo livello, basta ricordare Gianni Brera.

Noi di TvBlog.it ci guadagniamo una citazione da parte di Specchia che, insieme a Delbecchi, ha sottolineato l’importanza dei bloggers e della rete in generale come portatori di nuovi stimoli ad una critica televisiva che rischia di essere sempre più annacquata sui quotidiani, anche e soprattutto, grazie alla permalosità dei personaggi del piccolo schermo, sempre meno disposti ad accettare qualcosa di non apologetico e pronti a scatenare fuoco e fulmini contro il malcapitato giornalista.

Simonelli insiste su un punto: il diritto alla critica, anche al giudizio tranchant, non può essere filtrato dalla lente dell’Auditel. Troppi giornalisti attendono i risultati degli infernali meter prima di sbilanciarsi, troppi vengono accusati di “offendere milioni di italiani” quando etichettano come “boiate pazzesche” il reality o il talent di turno. L’istrionico accademico si lancia in un efficace parallelo con la critica enogastronomica: “Nessuno accuserebbe Gianni Mura di offendere i clienti se pubblica una recensione negativa sui ravioli di un ristorante“. Non posso che essere perfettamente d’accordo.

Prima della chiusura, anche sollecitati dal pubblico, Specchia regala un gustoso aneddoto su Antonio Ricci e Giorgia Palmas, che venne esclusa “per dispetto” contro il suscettibile papà di Striscia La Notizia, in una delle anonime puntate di Veline nelle quali lui era presidente di giuria. Ovviamente Ricci, nel suo personale regolamento, si era riservato la possibilità di ripescare qualunque aspirante ritenesse meritevole. In questo modo la Palmas poté partecipare alla “selezione” finale e diventare per qualche anno la bruna più desiderata d’Italia.

C’è anche questo nelle scaramucce fra critici e potenti personaggi televisivi.