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Cuore di mamma, RaiDue apre al popolino snobbato dai reality

Cuore di mamma Si parta da un presupposto: il trash non è nato col reality show. E, quand’ancora i blog non esistevano, c’erano tanti programmi frutto di un’emulazione fallita, che ci limitavamo a guardare con la coda nell’occhio, nelle nostre stanze, senza poter farci sentire. Su RaiDue quel trash ingenuo, figlio di una goffa povertà

pubblicato 26 Marzo 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 17:15


Cuore di mamma
Cuore di mamma
Cuore di mamma
Cuore di mamma
Cuore di mamma

Si parta da un presupposto: il trash non è nato col reality show. E, quand’ancora i blog non esistevano, c’erano tanti programmi frutto di un’emulazione fallita, che ci limitavamo a guardare con la coda nell’occhio, nelle nostre stanze, senza poter farci sentire. Su RaiDue quel trash ingenuo, figlio di una goffa povertà ideativa più che di una perversa costruzione autorale, è tornato a regnare nel daytime, con la trasmissione Cuore di mamma. Il “nuovo” date show del pomeriggio sembra nato dalla volontà precisa di rinvecchiare RaiDue, nonché di rivisitare il filone “cuore cerca cuore” in chiave ante-reality.

E per certi versi il ragionamento del direttore Liofredi non fa una piega. I giovani non si sintonizzeranno mai alle 17.00 su RaiDue, perché anche il programma più ambiziosamente giovanile soccombe dinanzi alla sceneggiatura di Lost. E, al tempo stesso, il pubblico della D’Urso è più smaliziato, vuole la polemica montata ad arte sui reduci del Grande Fratello. Allora la seconda rete che fa? Da quando persino La Vita in diretta si è “elevata”, rinunciando a quei “siparietti alla Signora Mia” che iniziavano e finivano con ‘Micheleeee’, Cuore di mamma recupera quel target di cui i competitor si vergognano: il popolino.

Non c’è altra spiegazione per giustificare la totale assenza di “doppio registro” in questo programma. Non ci sono chiavi di lettura, né riletture alte. Non c’è l’intento di cambiare le sorti della televisione italiana né di fare qualcosa di originale. E’ un ritorno al fare tv riproducendo maldestramente il trash che è nelle persone comuni, senza troppe forzature frutto di ingerenze autorali. L’obiettivo sotterraneo di Cuore di mamma sta proprio nel fare un passo indietro, abbassandosi al lessico del pianerottolo, retrocedendo al tessuto sociale delle perfette nuore e delle incontenibili suocere, con un’operazione di revisionismo culturale che sa di Medioevo oltre che di paleo-tv.

Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce

Va detto che rispetto alle prime gelide puntate c’è stata un’evoluzione nella formula, sempre più deviata sul talk da sala d’aspetto e meno sul game. Il presentatore Amadeus ha finalmente capito che non gli hanno affidato un vero quiz, con cui potersi riscattare dai fallimenti Mediaset. A un suo approccio iniziale talmente istituzionale da stridere con la pochezza del format è subentrato un atteggiamento più easy, seppure ancora distante dagli inciuci per massaie.

Lo stesso Amadeus ha recentemente dichiarato di voler condurre Affari tuoi e, in fondo, se ci è riuscito “il provinciale” Max Giusti, se lo meriterebbe a maggior ragione lui. Invece l’ex leader del preserale deve accontentarsi dei più racchi concorrenti mai vistisi in un date show, una sorta di risposta identitaria al tronismo imperante Mediaset.

Cuore di mamma finisce dove Uomini e Donne inizia, cioè con la scelta, salvo garantire un minimo di continuità tra una puntata e l’altra, all’interno della settimana. Al venerdì accade che – oltre a scoprire se la coppia del giorno prima ha resistito o no – le mamme non scelte nelle puntate precedenti, confermate nel corso della settimana al giorno dopo, si congedano definitivamente dal pubblico.

Ma sia chiaro, un ingrediente simile non nasce per fare concorrenza alla peggiore soap, ma per fare economia di produzione. Giusto per restare in tema con l’economia domestica, che regna nei discorsi e nelle pretese delle sorellastre di Cenerentola, come una presentatasi oggi:

“Mia mamma mi comprò il karaoke. Iniziai con Strani Amori. Cerco la mia anima gemella”.

Una collega, napoletana verace e dunque in pendant col target caciottaro del format, ribatte:

“Meglio lavorare in uno strip che fingersi da persona seria”.

Tony Tammaro, cantante tamarro napoletano dato tra i papabili dell’Isola 7, era oggi ospite in studio in preda allo sconforto più totale:

“Sono finito in un pozzo di malvagità”.

Più che altro è finito nel nuovo salone di ricevimenti Rai, con tanto di musica da pianobar, karaoke in agguato e ragazze brutalmente vere, oltre che “mamme di peso” nel senso più macchiettistico del termine.

In tutto questo scenario da matrimonio del sud, padrona di casa di un improbabile salottino-talk è Laura Tecce. La sua co-conduzione si limita a quattro chiacchiere con l’indignato stilista Renato Balestra (come si può giudicare un look da mercatino dell’usato?) e il citazionista strampalato Aristide Malnati, che fa di ogni personaggio un forzato modello enciclopedico.

La Tecce nasce giornalista e collaboratrice di testi Rai, nonché conduttrice desaparecida di Italia sul Due Estate. Come si fa, dopo tanti anni, a ritornare in tv per metterci la faccia in una roba simile? A questo lei risponde interpretando un ruolo a metà tra la classica portinaia e la vicina di casa un po’ goffa.

La Tecce ci riesce grazie a un segno particolare che è tutto un programma, ovvero facendo un sacco di buffe smorfie che valgono più di mille parole. Né valletta bella e muta né primadonna che parla a vanvera: è il modo più indolore per mandare avanti un programma così?

Le smorfie di Laura Tecce

Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce
Le smorfie di Laura Tecce