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Presa diretta, Tg1 contestato L’Aquila e lettera aperta

Ieri un nutrito gruppo di aquilani è entrato, forzando la zona rossa, per la seconda volta nel centro storico della città, appendendo chiavi della città (foto di Manuela Cacciaguerra) alle transenne e riprendendosi, simbolicamente, un pezzo di quel centro storico che, per mesi, è stato mostrato integro mentre integro non è. Da qualche giorno, contestualmente,

pubblicato 22 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:15


Ieri un nutrito gruppo di aquilani è entrato, forzando la zona rossa, per la seconda volta nel centro storico della città, appendendo chiavi della città (foto di Manuela Cacciaguerra) alle transenne e riprendendosi, simbolicamente, un pezzo di quel centro storico che, per mesi, è stato mostrato integro mentre integro non è. Da qualche giorno, contestualmente, i telegiornali nazionali – con imbarazzo, difficoltà, incapacità a raccontare veramente la situazione – cominciano a mostrare le immagini del centro storico distrutto, in pezzi, non puntellato.

Presa diretta, ieri sera, ha dedicato la consueta ottima puntata di inchiesta e approfondimento a quel che succede nel cuore della città terremotata e nelle new town costruite dal Governo. E’ una realtà parallela, rispetto a quella che la televisione ha raccontato in questi mesi. Il dato che rimbalza, finalmente, è quello dei 4 milioni di metri cubi di macerie mai smaltite, mai recuperate, giacché la gestione emergenziale si è occupata di altro.

Maria Luisa Busi, giornalista del Tg1, è stata duramente contestata (insieme alla sua troupe) e ha chiosato, prendendo evidentemente le distanze dall’atteggiamento generale del suo stesso Tg, diretto da Augusto Minzolini:

Capisco la situazione e capisco gli aquilani. Posso dire che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere dell’informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto dopo il terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all’Aquila in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita.

E se lo dice lei. Nel frattempo, su Facebook gira una lettera aperta al Tg1, scritta da Giusi Pitari, aquilana che da mesi si batte per ricreare socialità nella propria città, per porre fine alla ricostruzione mediatica e, soprattutto, per chiedere verità. Vale la pena di riportarla qui, perché dà l’idea di come possa distorcere le cose, l’informazione televisiva.

Al Direttore del TG1
Dott. Augusto Minzolini

Egregio dott. Minzolini,
mi presento: mi chiamo Giusi Pitari e sono una cittadina aquilana.
Le invio con la presente alcune osservazioni sul servizio mandato in onda oggi nell’edizione del suo TG delle ore 13,30, riguardante la protesta degli aquilani.
Il servizio tratta brevemente della manifestazione riportando alcune delle nostre voci (pochi secondi). Subito dopo parte il vostro commento che, in sintesi, dipinge gli aquilani come esasperati (non siete i primi) e poi dimentichi del fatto che le priorità finora sono state altre.

Le chiedo: si è chiesto perché siamo esasperati? Pensa che chi ha vissuto quel tremendo sisma non abbia ben a mente quali erano e sono le priorità?
Senza andare per le lunghe le indico alcuni numeri (sono sul sito della protezione civile e si riferiscono alla data del 22 gennaio e ad oggi potrebbero essere cambiati, ma l’esasperazione è nata prima di oggi):

• Cittadini aquilani In Autonoma Sistemazione 30.636 (questi sono i cittadini che non avendo la possibilità di rientrare in casa, hanno trovato una sistemazione in maniera autonoma e percepiscono un piccolo contributo mensili che, tra l’altro, è fermo al mese di ottobre)
• Cittadini aquilani nel progetto C.A.S.E 12.059: si tratta dei cittadini la cui casa è risultata inagibile per danni strutturali (abitante sia in centro che in periferia) e quindi hanno avuto accesso alle nuove abitazioni, quelle delle new-town, insomma quelle del miracolo aquilano (il progetto faraonico)..
• Cittadini aquilani sistemati in moduli abitativi provvisori (M.A.P.) 2.362
• Cittadini sistemati in alberghi/caserme a L’Aquila 10.128: cittadini che aspettano una sistemazione nel progetto C.A.S.E., M.A.P. o altrove (?)
• Cittadini in albergo fuori provincia 6.195: cittadini della stessa tipologia del punto precedente.
• Cittadini in case in affitto concordato 2.241 (cittadini che hanno preferito una casa in affitto a quelle del progetto faraonico)
Facciamo la somma: 63621
Qualcuno manca all’appello e sono coloro che sono rientrati nelle case agibili più alcuni, non pochi, cosiddetti invisibili.
Perché le invio questi dati? E’ presto detto. Gli aquilani sono esasperati perché da quei dati, un occhio leggermente attento, come dovrebbe essere quello di un giornalista, comprende che il grande miracolo aquilano (quelle da voi definite priorità che noi non ricordiamo) si riferisce ad oggi a 12000 persone circa su 70000 e forse più (ho sottratto anche le persone che si trovano in MAP, soluzioni veramente provvisorie e assai meno costose). Percentualmente fa il 17% circa della popolazione.

Le 30000 persone circa che si sono sistemate autonomamente chi sono secondo lei?
Glielo dico io: sono sfollati, che ancora non rientrano nelle proprie case e sono in affitto da qualche parte, ospiti di parenti, amici, insomma ammucchiati da qualche parte. Il miracolo aquilano, a 10 mesi dal sisma, comprende ancora 30000 sfollati: cioè il 42% dei 70000 considerati. Naturalmente a questi dobbiamo aggiungere chi è ancora in albergo , circa 16000, cioè 46000 cittadini, più del 50% della popolazione aquilana che dal sisma ha subito danni nelle abitazioni.
Come mai risultano ancora sfollati tutti questi cittadini? Alcuni sono in attesa di entrare nelle new town (che ancora non vengono completate, sempre a proposito di miracolo) e poi ci sono migliaia di cittadini che hanno avuto nelle proprie case danni non strutturali e non possono rientrare ancora. La ricostruzione, infatti, è ripartita lentissimamente, nelle case che non si trovano nel centro storico, aggrovigliata da voluminosissimi carteggi. Per il centro storico non si hanno neanche le linee guida e le macerie stanno marcendo.

Dunque, se tutti gli sforzi del governo, tramite la Protezione Civile, fossero andati da subito per ripristinare le nostre case parzialmente danneggiate, ora molti cittadini abiterebbero i propri appartamenti e, dato che molte abitazioni parzialmente danneggiate risultavano sfitte al 6 aprile dello scorso anno, molti dei 12000 aquilani, ora residenti nelle nuove case, avrebbero trovato posto in case già esistenti. I MAP avrebbero completato il miracolo.
Ora comprende perché siamo esasperati? Non ancora completamente, in realtà.

Le devo ancora parlare della situazione economica:
• l’università con i suoi 10000 studenti fuori sede, che sono da sempre la ricchezza culturale, vitale e, non ultimo, economica della città, al momento non hanno alloggi, né mense adeguate, né tanto meno sale studio e punti ricreativi; viaggiano e il disagio che stanno subendo ci fa temere che per il prossimo anno accademico si avrà una cospicua diminuzione degli iscritti;
• le imprese che non hanno gli adeguati strumenti economici per poter continuare le loro attività
• i commercianti , gli artigiani, i professionisti, sul lastrico, per l’impossibilità di far ripartire le loro attività
• la mancanza di certezze riguardo ai fondi necessari per ricostruire e far ripartire la città
• il buoi totale che riguarda la tassa di scopo e la zona franca
• l’abbandono dei paesi
• eccetera

Forse ora potrà cominciare a comprendere la nostra esasperazione. Ma non è tutto.
Noi siamo esasperati dalla disinformazione perpetrata in questi mesi, dall’essere dipinti come ingrati ed esaltati, come persone che sono state accudite, che si lamentano, che non hanno compreso la catastrofe, comunisti…

La invito caldamente, ad esercitare la sua professione secondo il codice deontologico del suo ordine professionale e, quindi, a venire qui per verificare come stanno le cose o, se vuole, a mandare in onda quello che alcuni suoi giornalisti hanno registrato qui a L’Aquila.
In ultimo, per cercare di aiutarla a comprendere, traspongo la nostra situazione su un’altra città: Firenze. E chiedo perdono ai fiorentini e alla loro magica città.

“Firenze devastata da un sisma di 6.3°. S. Maria Novella, Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti sventrati e abbandonati da dieci mesi. Il centro storico, distrutto, resterà chiuso sine die. Poco male: sarà sostituito da decine di “new towns” modernissime con le fogne che scaricano nell’Arno. Metà dei cittadini ancora senza casa, negli alberghi dell’Argentario e della Versilia. La TV esalta il miracolo fiorentino”. Cosa avrebbe pensato?

Amareggiata, le invio

Distinti saluti

Giusi Pitari